venerdì 24 novembre 2023

“Bellezza e necessità del silenzio” di Davide Romano




Viviamo in un'epoca caratterizzata dalla frenesia, dalla costante connessione e dalla rumorosa sovrabbondanza di informazioni. In mezzo a questo tumulto, spesso dimentichiamo il valore essenziale del silenzio. Il silenzio non è solo l'assenza di suoni, ma un luogo di potenza e riflessione, un rifugio che offre molto più di quanto la vita moderna ci permetta di percepire.

 

"Il silenzio è un amico leale, un compagno che ci accompagna senza tradimenti." - Confucio

In un mondo dove le parole perdono spesso il loro significato nel caos delle comunicazioni, Confucio ci ricorda che il silenzio diventa un alleato prezioso. Non richiede spiegazioni verbali, ma ci invita a esplorare il nostro io più profondo, offrendoci un rifugio dalla costante sinfonia del mondo esterno.

 

"Il silenzio è una forma di espressione potente." - Paulo Coelho

Con eloquente semplicità, Paulo Coelho ci sottolinea che il silenzio grida con una voce udibile solo nell'intimità delle nostre anime. Nonostante la mancanza di parole, è in questo silenzio che scopriamo la forza nascosta e la verità autentica che a volte sfugge alle parole troppo pronunciate.

 

"Il silenzio dice molto di più di quanto siamo soliti esprimere verbalmente." - Eckhart Tolle

Le riflessioni di Eckhart Tolle ci suggeriscono che il silenzio è un linguaggio più puro e autentico, un modo di comunicare direttamente con il cuore senza il filtro delle parole. Nel silenzio, troviamo una forma di espressione che va oltre le limitazioni del linguaggio, rivelando pensieri e emozioni in modo più profondo.

 

"Il silenzio è un'arte." - Abraham Lincoln

Le parole sagge di Abraham Lincoln ci invitano a considerare il silenzio come un'arte. È la capacità di discernere ciò che merita di essere detto e ciò che può essere compreso meglio nella tranquillità della riflessione interna. Il silenzio diventa così un mezzo per mantenere i pensieri segreti e comunicare solo ciò che è veramente significativo.

 

In conclusione, il richiamo alla fedeltà del silenzio sottolinea la sua forza intrinseca, invitandoci a considerare la bellezza di questo amico silenzioso nelle diverse sfaccettature della nostra vita.

In un'epoca in cui la comunicazione è spesso veloce e superficiale, il silenzio diventa una risorsa preziosa. La sua bellezza risiede nella sua capacità di consentire la riflessione, alimentare la creatività e offrire un rifugio dalla frenesia del mondo esterno. Trovare momenti di silenzio nella nostra vita quotidiana diventa un atto di auto-amore, un'opportunità di riconnettersi con noi stessi e scoprire la ricchezza della nostra interiorità. In un mondo che sembra gridare costantemente, la bellezza del silenzio ci invita a scoprire la melodia profonda della nostra anima.

sabato 18 novembre 2023

“Padre Giovanni Semeria tra amore per i poveri e istanze moderniste” di Davide Romano

 


“L'abito di Lev Tolstoj, simile a quello di un contadino russo, e il suo pasto semplice e frugale delineano un quadro della sua vita quotidiana”. Si offre in questo modo ‘autore di “Guerra e pace” ai suoi visitatori. Fra questi, il padre Giovanni Semeria che però offre un giudizio aspro sul grande scrittore russo, sottolineando che la differenza tra Tolstoj e il contadino russo è equiparabile a quella tra la polenta che un ricco gusta per svago una volta all'anno e quella che un povero consuma per necessità ogni giorno della sua vita.

Nell'estate del 1903, il barnabita padre Giovanni Semeria si avventura in Russia insieme all'amico don Salvatore Minocchi con l'intento di visitare Jasnaja Poljana, la tenuta del settantacinquenne scrittore Tolstoj. Quest'ultimo è diventato un punto di riferimento culturale per i credenti che aspirano a un impegno più profondo nel riscatto dei poveri e auspicano una Chiesa più dinamica e attenta alle emergenze sociali. Durante il loro viaggio attraverso Vienna e San Pietroburgo, vengono calorosamente accolti da Tolstoj a Jasnaja Poljana.

In seguito a lunghe conversazioni, Semeria matura l'idea che sostenere chi è nel bisogno non può rimanere un'ideologia o un atteggiamento culturale, ma deve permeare la vita e l'attività della Chiesa nel cuore e nel midollo. Non basta limitarsi a un impegno intellettuale, come fa Tolstoj, il quale, secondo Semeria, sembra completamente assorbito dal problema morale e religioso. Se si vuole che il "umanitarismo" di Tolstoj si trasformi in "vero cristianesimo", ovvero in carità, occorre scendere in campo e sporcare le mani. Concetti che, 76 anni dopo, a Puebla, verranno chiamati "opzione preferenziale per i poveri". Questi concetti, oggi parte integrante del racconto quotidiano della Chiesa di Francesco, all'epoca di Semeria erano rivoluzionari e già anticipati in una sua corrispondenza per il Cittadino, scritta durante la sua esperienza in Russia. Nel corso degli anni, Semeria sviluppa e fa propri questi concetti fino a farli diventare il cuore della sua stessa esistenza.

Genocchi, d'altra parte, non condivide questa posizione e mantiene intatta la sua ammirazione per l'intelletto e la critica di Tolstoj. Le loro vie nella Chiesa, in un contesto modernista, si dividono rapidamente: Genocchi, sospeso a divinis, abbandona l'abito talare e diventa docente alla Sapienza, mentre Semeria, pur avendo ricevuto offerte da prestigiose università protestanti europee, dichiara piena fedeltà alla Chiesa. Dopo l'aspra esperienza della Prima guerra mondiale, diventa apostolo della carità e servo degli orfani, giungendo al punto di sacrificare la propria vita in condizioni di estrema difficoltà pur mantenendo la promessa fatta ai loro padri nelle trincee del fronte orientale.

Semeria, nato orfano di padre e cresciuto con una madre costretta a emigrare in Piemonte per sopravvivere, diventa uno dei preti più noti della sua epoca. La sua eloquenza e modernità nell'approccio lo rendono in grado di comunicare con le folle, intellettuali laicisti, soldati poveri al fronte e persino bambini ospitati nelle case fondate con don Giovanni Minozzi negli anni Venti.

Giovan Battista Montini, a Brescia, è uno degli esempi in cui il prete ha lasciato un segno significativo. Paolo VI stesso ricorda come Semeria abbia confortato i genitori preoccupati per Montini durante il suo periodo di formazione in seminario, predicendo che un giorno sarebbe diventato "vescovo e anche di più". Nelle discussioni successive alla morte, si è parlato ampiamente delle simpatie moderniste di Semeria, del suo ruolo come cappellano militare nella Grande Guerra, della sua vasta cultura e delle sue relazioni con i letterati più famosi. Tuttavia, la sua "opzione per i poveri", teorizzata in tempi rivoluzionari e messa in pratica con l'aiuto di don Giovanni Minozzi attraverso la fondazione dell'Opera Nazionale per il Mezzogiorno d'Italia per assistere gli orfani di guerra, è rimasta in secondo piano. La sua devozione al Sacro Cuore e a Maria, insieme al costante richiamo all'esempio della croce e alla sua ardente spiritualità, sono aspetti spesso trascurati della sua figura.

Se durante le sue grandi predicazioni a Roma e Genova Semeria plasmava "ogni parola nella preghiera", negli ultimi anni della sua vita scriveva conferenze e libri con l'unico scopo di raccogliere fondi per sfamare i suoi "figli". Questo sforzo, compiuto di notte mentre era inginocchiato a terra con il foglio appoggiato su una sedia, rappresenta un'ascesi che si fonde perfettamente con la sua carità. Sempre più viveva per i poveri, più il suo sguardo si rivolgeva a Cristo. Una figura autentica e profetica della fede moderna, che ha sperimentato la depressione durante gli orrori delle trincee, ma è emerso più forte di prima. Il suo modo di affrontare la disperazione è in sé una profezia che ha lasciato alla Chiesa e al nostro tempo.

“La suora del West. Vita avventurosa di Rosa Maria Segale (meglio nota come suor Blandina)” di Davide Romano



In un'insolita storia legata al Far West, i protagonisti non sono i classici duelli tra pistoleri, gli assalti alle diligenze o le guerre tra indiani e il Settimo cavallerizzo. Al centro dell'attenzione emerge Suor Blandina, al secolo Rosa Maria Segale, una missionaria italiana inviata nel Far West dopo la metà dell'Ottocento per sostenere i poveri e i bisognosi. Recentemente, la diocesi di Santa Fe ha annunciato l'avvio del processo di beatificazione per Suor Blandina, la cui storia presenta persino un alone leggendario, incrociandosi per ben tre volte con quella di un temuto bandito: Billy the Kid.

Il primo incontro con il pistolero più veloce del West coinvolse un compagno della banda di Billy, ferito durante una lite e abbandonato in una baracca desolata. Suor Blandina si prese cura di lui per settimane, fornendo assistenza e impedendo che il malato si togliesse la vita. In un'altra occasione, riuscì a persuadere Billy the Kid a risparmiare la vita di quattro medici del paese che avevano rifiutato di curare il suo compagno ferito.

Il bandito e la sua banda progettarono di rapinare un convoglio, ma Billy, notando la presenza di Suor Blandina sulla carovana, decise di abbandonare l'impresa. Il secondo incontro avvenne nella città di Santa Fe, dove il giovane fuorilegge era rinchiuso in una cella di massima sicurezza per aver minacciato di assassinare il governatore Lew Wallace, autore del celebre romanzo "Ben Hur".

Suor Blandina, nata a Cicagna (Liguria) nel 1850, emigrò con la sua famiglia negli Stati Uniti all'età di quattro anni. Entrò nel convento delle suore della Carità nell'Ohio a 16 anni, assumendo il nome di Blandina in memoria di santa Blandina, martire nel 177 durante l'impero di Marco Aurelio. Dopo aver insegnato per sei anni, fu inviata come missionaria a Trinidad, in Colorado, con l'obiettivo di costruire una scuola pubblica.

A Trinidad, Suor Blandina si batté anche per l'abolizione del linciaggio, una pratica popolare che condannava senza pietà chiunque fosse ritenuto colpevole di furto di bestiame. Dopo Trinidad, fu inviata a Santa Fe, dove riuscì a fondare un ospedale e una scuola per orfani. Successivamente, a Albuquerque, creò una biblioteca pubblica e avviò la scuola pubblica "Nostra Signora degli Angeli" insieme alle altre suore di Carità.

L'ultima tappa della sua missione la riportò a Trinidad, in Colorado, dopo 12 anni di assenza. Qui, Suor Blandina continuò i suoi insegnamenti missionari, dedicandosi infine ai connazionali italiani emigrati nelle città americane in cerca di lavoro e un futuro migliore. La sua straordinaria vita è stata narrata da lei stessa nel diario "At the End of the Santa Fe Trail" (pubblicato nel 1932), basato sulle lettere scambiate con sua sorella Giustina, anche lei religiosa nell'Ohio. Il volume è stato pubblicato in Italia negli anni novanta con il titolo "Una suora italiana nel West".

 

"Tutta la Bibbia c’invita a meditare” di Davide Romano












La meditazione è una pratica plurimillenaria che ha dimostrato di apportare benefici significativi alla salute mentale e fisica di coloro che la adottano nella propria vita quotidiana. Mentre alcune persone possono associare la meditazione principalmente alle tradizioni orientali, è importante sottolineare che anche nella fede cristiana la meditazione ha un ruolo centrale. In questo articolo, esploreremo la profonda utilità e la necessità della meditazione cristiana attraverso citazioni ed insegnamenti che sottolineano l'importanza di questa pratica millenaria nel contesto della fede cristiana.

 

La ricerca interiore attraverso la meditazione:

Il cristianesimo ha una lunga tradizione di ricerca interiore e contemplazione. Il Salmo 1:2-3 afferma: "Ma il suo diletto è nella legge del Signore, e nella sua legge medita giorno e notte. Egli sarà come un albero piantato lungo corsi d'acqua, che dà il suo frutto a tempo debito, le cui foglie non appassiscono; tutto quello che fa avrà buon successo". Questa citazione evidenzia l'importanza di meditare sulla Parola di Dio come mezzo per trovare stabilità e successo nella vita.

 

La presenza di Dio nella meditazione:

La meditazione cristiana non è solo una riflessione intellettuale, ma un modo per entrare in relazione con il divino. Come affermato nel Libro di Giosuè 1:8: "Non si allontani mai dalla tua bocca questo libro della legge, ma medita in esso giorno e notte, perché tu osservi e metta in pratica tutto ciò che vi è scritto; perché allora riuscirai nelle tue imprese e prospererai". La meditazione qui è vista come un mezzo per attirare la presenza di Dio nella nostra vita quotidiana.

 

La pace interiore attraverso la meditazione:

Nel libro di Filippesi 4:7, San Paolo ci insegna che la pace che sorpassa ogni intelligenza può essere raggiunta attraverso la preghiera e la supplica, accompagnate dalla gratitudine. La meditazione cristiana, centrata sulla presenza di Dio e la riflessione sulla Sua Parola, è un veicolo per raggiungere questa profonda pace interiore.

 

La meditazione come atto di adorazione:

Nella meditazione cristiana, il momento di silenzio e di ascolto può diventare un atto di adorazione. Il Salmo 46:10 ci esorta: "State fermi e riconoscete che io sono Dio; sarò esaltato tra le nazioni, sarò esaltato sulla terra!". La meditazione permette di fermarsi, riconoscere la Divinità e adorare il Creatore.

 

Concludendo, la meditazione cristiana è un'antica pratica che trova fondamento nelle Sacre Scritture. Attraverso la riflessione sulla Parola di Dio e la ricerca interiore, i cristiani possono sperimentare una connessione più profonda con il divino e raggiungere una pace interiore che supera ogni comprensione. La meditazione, quindi, non solo trova legittimità nella fede cristiana, ma è anche vista come un cammino spirituale verso una vita più significativa e centrata su Dio.


giovedì 26 ottobre 2023

Palermo 29-30 ottobre, Le Serve dei Poveri celebrano il 40° anniversario della beatificazione di Giacomo Cusmano.

 












Un programma ricco di appuntamenti quello organizzato dalla congregazione religiosa delle Serve dei Poveri, più note come suore Bocconiste, per celebrare il 40° anniversario della beatificazione del loro fondatore, padre Giacomo Cusmano, avvenuta il 30 ottobre del 1983 ad opera del pontefice Giovanni Paolo II.

Il primo appuntamento è per domenica 29, alle ore 18,00, presso la chiesa di San Marco, sita in piazzetta San Marco 8, al Capo, a Palermo, con l’adorazione eucaristica e la celebrazione dei primi vespri solenni.

Si prosegue lunedì, alle 8,00 del mattino, sempre presso la stessa chiesa per la celebrazione delle lodi e della messa sempre in forma solenne, quest’ultima sarà presieduta da monsignor Giuseppe Oliveri, vicario generale dell’arcidiocesi di Palermo. Seguirà un rinfresco.

Alle 16,00 ci si sposterà presso la chiesa di Sant’Ernesto, in via Giovanni Campolo 11, per una conferenza dal titolo “La carità a Palermo”, tenuta da don Giuseppe Di Giovanni, parroco di santa Maria della Pietà e rettore del santuario diocesano di Santa Teresa.

Seguirà alle 17,00 l’apposizione di un omaggio floreale presso il monumento raffigurante il beato Giacomo Cusmano in piazza Giovanni Campolo 23. Alle 18,00 messa solenne a sant’Ernesto presieduta dal parroco, monsignor Carmelo Vicari. Alle 19,00 rinfresco.

 

https://bocconedelpovero.blogspot.com/2023/10/palermo-29-30-ottobre-le-serve-dei.html

 

L’addetto Stampa

Davide Romano

domenica 1 ottobre 2023

Lettera di Papa Francesco a Davide Romano, fondatore della Compagnia del Vangelo

 

Una commovente lettera del Santo Padre rivela il suo apprezzamento per il lavoro del giornalista palermitano

Vaticano, 1 ottobre 2023 – (AGiCatt - Agenzia Cattolica di Stampa) Una luce di speranza e ispirazione si è diffusa all'interno della comunità ecumenica di volontariato "La Compagnia del Vangelo" e tra quanti seguono il prezioso lavoro di Davide Romano. Il fondatore di questa straordinaria iniziativa, che da anni si dedica con passione e dedizione al servizio dei più vulnerabili, ha ricevuto una commovente lettera da Papa Francesco, un messaggio di affetto e incoraggiamento che ha toccato il cuore di molti.

Nella sua missiva, il Santo Padre ha elogiato il percorso di fede personale di Davide Romano, un ministro di culto protestante che ha dedicato la sua vita a promuovere l'ecumenismo e il servizio disinteressato verso chi ha più bisogno. La lettera è stata inviata durante un momento particolarmente significativo, in cui il Papa ha voluto riconoscere l'impegno incessante di Romano nella creazione di una mensa per i poveri e altre attività caritative presso il convento di San Marco a Palermo, nel quartiere popolare del Capo.

A coadiuvare Davide Romano in questa nobile impresa, c'è suor Marie Jeanne Mulamba Meta, della congregazione delle Serve dei Poveri del beato Giacomo Cusmano. Insieme, hanno dimostrato un impegno straordinario nel portare il volto compassionevole di Gesù Cristo a coloro che spesso vengono dimenticati dalla società. La loro opera di amore e solidarietà ha ispirato Papa Francesco, che ha voluto esprimere la sua gratitudine in questa commovente lettera.

Nella missiva si legge che il Santo Padre "assicura il ricordo orante e, mentre ringrazia per il generoso servizio svolto a favore dei poveri e degli emarginati, manifestando loro il volto compassionevole di Gesù, invia volentieri il Suo benedicente saluto, che volentieri estende alle persone vicine e a quanti amorevolmente assiste."

Queste parole gentili e incoraggianti da parte di Papa Francesco hanno avuto un impatto profondo sulla comunità di "La Compagnia del Vangelo" e su tutti coloro che seguono il loro nobile lavoro. È un promemoria tangibile che il servizio disinteressato e la dedizione alla causa dei più bisognosi sono valori universali che uniscono le persone di fede in un impegno comune.

Nell'ambito di questa toccante lettera, un suggerimento prezioso è stato offerto da un collaboratore del vescovo di Roma: partecipare a un'udienza generale per incontrare di persona Papa Francesco. Questo incontro potrebbe rappresentare un momento significativo per condividere idee, ispirazioni e progetti futuri con il Santo Padre, consolidando ulteriormente il legame tra "La Compagnia del Vangelo" e la Chiesa Cattolica.

L'invito di Papa Francesco a Davide Romano e alla sua comunità è un riflesso del suo costante impegno a promuovere la fratellanza, l'unità e il servizio verso gli altri. È un richiamo a tutti noi a seguire l'esempio di questi straordinari volontari che lavorano instancabilmente per alleviare le sofferenze e diffondere l'amore nel mondo.

Questo commovente gesto del Papa ci ricorda che, anche nelle sfide del mondo moderno, l'amore e la solidarietà possono sempre trionfare. Insieme, possiamo costruire un mondo migliore per tutti, seguendo il messaggio di speranza e compassione del Santo Padre.

 

“La Parola di Dio è giusta” di Greetje Van der Veer

“La parola del Signore è retta e tutta l’opera sua è fatta con fedeltà”. (Salmo 33, 4)

“Gesù dice: Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”. (Matteo 24, 35)

Siamo abituati a fare differenza fra ciò che diciamo e ciò che facciamo. Perché non è detto che ciò che diciamo è poi quello che facciamo, spesso c’è una bella differenza fra queste due realtà. Quante cose che diciamo si riducono poi a chiacchiere e basta. Presso Dio questa differenza non c’è. Quando Dio parla succede sempre qualcosa, basta pensare all’atto della creazione: «Dio disse: “Sia luce!”. E la luce fu!» (Gen. 1, 3).

Noi, esseri umani, possiamo fare a pezzi le cose con le nostre parole e le nostre azioni. Ma la parola di Dio è giusta, non ha un doppio senso, essa ci dà una direzione, è un sostegno. Le parole del Salmo 33 rinviano alla creazione sottolineando il modo in cui Dio parla e agisce.

Se consideriamo il creato (siamo nel periodo chiamato del “Tempo del Creato”), vediamo che ciò che ci circonda non funziona per niente, pare che Dio abbia compiuto un lavoro mal fatto. Quante cose non funzionano! Basta pensare alle mutazioni genetiche che causano malattie gravi, o ai terremoti, che in questo periodo, causano tanti, troppi morti.

Anche gli scrittori biblici descrivono quanto burrascosamente le cose possono svolgersi. Ma fondamentale è l’esperienza che la Creazione non è un caos, ma un cosmo, una terra per abitarci; Dio ha creato un mondo, una terra dove si può abitare bene, con giustizia ed equità proprio come canta questo salmo. A noi tutti e tutte il compito di inserirci in questo piano di Dio. Amen.

(Fonte: Riforma.it)

"Annunciare al mondo colui che cambia la nostra vita" di Greetje Van der Veer

“Come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c’è chi lo annuncia?” (Romani 10, 14)

Le Parole della lettera ai Romani suonano come un macigno. Erano dirette al popolo di Dio, Israele. Ma anche noi possiamo sentirci interrogati senza dubbio dalle parole dell’apostolo Paolo.

Leggiamo il versetto partendo dalla fine: se non c’è chi lo annuncia, come potranno sentirne parlare? Se non hanno sentito parlare di lui, come crederanno in lui? Se non hanno creduto, come lo invocheranno?

Parlare e fare, nel linguaggio biblico, sono parole complementari, due facce della stessa medaglia per così dire. Anche ascoltare e fare è una coppia simile. Ascoltare significa, fare proprio ciò che si sente, viverlo. Ma allora, se non lo si sente, come si può metterlo in pratica?

Dobbiamo annunciare colui che cambia la nostra vita, colui che chiamiamo il Salvatore, il Liberatore. Purtroppo, spesso siamo timidi, e tanto. Certo mettersi agli angoli delle strade e strillare il messaggio lieto, oggi non funziona. Però mettersi per strada con un banchetto con poco materiale, ma significativo, ed entrare in contatto con quelle poche persone che si avvicinano, può essere un primo passo per annunciare ciò che ci muove: l’evangelo. Un primo passo, bisogna uscire dal nostro guscio, dare una testimonianza esplicita, raccontare ciò che la Parola ha fatto nella nostra vita, dove ha fatto la differenza, e dove ci ha messo in discussione. Facciamoci coraggio!

È vero, la Parola fa il suo lavoro, ma per questo non viene meno il nostro compito di annunciarla, con parole e azioni.

Annunciamo, dunque la parola di Dio, dentro e fuori le nostre chiese. Amen.

 

(Fonte: Riforma.it)


lunedì 25 settembre 2023

Vaticano, Lettera di Papa Francesco al giornalista Davide Romano

 

Affettuosa e incoraggiante lettera di Papa Francesco al giornalista Davide Romano, fondatore della comunità ecumenica di volontariato “La Compagnia del Vangelo”, con l’invito a incontrarlo nel corso di una udienza generale.

“Il Santo Padre Francesco – scrive, tra le altre cose, uno stretto collaboratore del Pontefice –” loda “il suo percorso di fede personale e l’apprezzata attività di volontariato da Lei svolta”.

E aggiunge: “Sua Santità assicura il ricordo orante e, mentre ringrazia per il generoso servizio svolto a favore dei poveri e degli emarginati, manifestando loro il volto compassionevole di Gesù, invia volentieri il Suo benedicente saluto, che volentieri estende alle persone vicine e a quanti amorevolmente assiste”.

In merito poi all’incontro, il collaboratore del vescovo di Roma gli suggerisce, indicando la data, di partecipare a un udienza generale nel corso del quale poter incontrare Papa Francesco.

 


“Il Vangelo secondo Tolstoj” di Davide Romano


 

“Io credo in Dio, che è per me lo Spirito, l’Amore, il Principio di tutte le cose. Io credo che egli è in me come io sono in lui. Io credo che la volontà di Dio non sia mai stata espressa più chiaramente che nella dottrina di Cristo; ma non si può considerare Cristo come Dio e rivolgergli delle preghiere senza commettere il più grande dei sacrilegi. Io credo che la vera felicità dell’uomo consista nel compimento della volontà di Dio”. Scriveva così Lev Tolstoj, nell’aprile del 1901, in un’epistola in cui chiariva la propria concezione della dottrina cristiana e la natura della propria fede, alla luce delle idee maturate nella sua lunga indagine teologica sui dogmi e le prescrizioni della Chiesa. Appena un paio di mesi prima, durante il Sinodo tenutosi nel febbraio 1901, la Chiesa Ortodossa Russa aveva emesso nei suoi confronti solenne sentenza di scomunica. Il suo trentennale, appassionato studio delle Sacre Scritture – alla ricerca di un punto di vista univoco e autentico nella comprensione della parola evangelica – lo aveva condotto verso una posizione di critica perentoria nei confronti delle gerarchie religiose e delle pratiche liturgiche, e si concludeva con una altrettanto perentoria e irrevocabile sentenza di rottura da parte delle istituzioni ecclesiastiche.

Il tracciato umano, prima ancora che intellettuale, del glorioso scrittore russo è segnato, a un dato momento della sua vita, da un periodo di profondo smarrimento. Negli anni Settanta del suo secolo, intorno ai 45 anni, una lacerante crisi interiore lo coinvolse e sconvolse, come scintilla fece brillare una carica esplosiva che spazzò via il muro di nichilismo e di pessimismo - che l’appassionata lettura dell’opera di Schopenhauer aveva alimentato - che derivava dal frustrante tentativo di giungere a Dio attraverso la ragione, la filosofia, la teologia: “L’uomo impiega la sua ragione per chiedersi: a che scopo, perché? A proposito della sua propria vita e di quella dell’universo. E la ragione stessa gli dice che non c’è risposta. (...) Che significa tutto ciò? Significa che la ragione non è stata fornita all’uomo per rispondere a questa domanda”. Nasceva adesso in lui la consapevolezza che ogni uomo, l’umanità intera, potesse vivere solamente in virtù della fede, e che il tentativo di affidare la propria vita al solo lume della ragione conducesse inesorabilmente alla disperazione. Trentacinque anni vissuti da nichilista, come lui stesso scrive nelle sue memorie, sfociarono all’improvviso in una rinnovata fede in Cristo. 

Nei suoi scritti autobiografici, Tolstoj racconta la sua evoluzione spirituale, il suo travagliato percorso di riavvicinamento alla religione, che lo portò a riguadagnare il valore positivo e profondo del messaggio cristiano, e trasformò profondamente la sua esistenza e la sua visione del mondo. Tutti i valori in cui credeva furono invertiti e sovvertiti, letteralmente scambiati di posto: “Cessai di volere quello che volevo prima e incominciai a volere quello che prima non volevo. Quello che prima mi sembrava buono mi apparve cattivo e quello che prima mi sembrava cattivo mi apparve buono”3. Nella fede bisognava cercare il senso vero dell’esistenza, il segreto di una felicità che appariva finalmente raggiungibile a chi avesse trovato il coraggio e la forza di liberarsi delle regole imposte dalla società e seguire con fiducia gli insegnamenti di Gesù. 

La società era quella ingloriosa della Russia ottocentesca, che innalzava l’intera struttura sociale sulla diseguaglianza e sull’ingiustizia, e in cui la ricchezza delle classi dirigenti gravava interamente sulle spalle degli umili lavoratori. In questa realtà, il conte Lev Nikolàevic Tolstoj, membro della privilegiata nobiltà, decise di rinunciare agli agi della propria condizione e iniziare a vivere come i contadini mujiks, indossando le loro stesse vesti, privandosi della servitù e liberandosi persino delle suppellettili che corredavano la sua abitazione. Stravaganze, forse, che testimoniano tuttavia la grandezza di un uomo di commovente e lungimirante sensibilità, che seppe rinunciare ai privilegi e denunciare un’ingiustizia sociale di cui non fu mai vittima. Stravaganze che furono forse alla base di quel filone di critica che vuol vedere in Tolstoj un anarchico o un sobillatore, o che finirà con l’individuare in lui il teorico ante litteram dell’ateismo sovietico. In realtà, quello che animava Tolstoj era un sentimento religioso che ebbe più che altro la natura di un assunto etico, che si fondava sul principio cristiano della rinuncia a sé e dell’amore verso gli altri; è dunque in tale ottica che bisogna leggere la sua bizzarra, commovente fuga dalla ricchezza e dalla gloria terrena. Il tormentato scrittore russo trovò nel messaggio cristiano una risposta, un sentiero tracciato, una via da seguire. 

La sua intima crisi spirituale finì con l’assumere il respiro dell’universalità, poiché diede vita a una riflessione filosofica di portata immensa che, lungi dall’aprirsi al misticismo, si caricò invece di una forza etica, pragmatica, antropologica, ponendo al centro dell’attenzione la questione esistenziale, la domanda eterna dell’uomo riguardo al senso della vita. L ’esegesi tolstojana dei Vangeli racchiudeva in sé un valore umanistico autentico, poiché fu condotta nel tentativo di individuare un significato, di fornire una risposta alla questione etico-pragmatica del “come vivere?”, indicando come unica via quella del compimento del bene, della rinuncia a se stessi e dell’amore incondizionato verso il prossimo. Le semplici parole di Cristo rappresentano per Tolstoj l’orizzonte luminoso, il messaggio liberatorio e universale che indica a tutti la strada da seguire per trovare il senso della vita e per raggiungere la felicità.

L’esigenza di superare la frammentarietà delle interpretazioni teologiche fu dunque all’origine dell’intenso lavoro di rilettura-riscrittura dei quattro Vangeli che Tolstoj iniziava e portava a termine nell’arco di due anni, fra il 1880 e il 1881, proprio allo scadere del decennio cruciale degli anni Settanta. Ne veniva fuori l’Unificazione e traduzione dei quattro Vangeli, cui seguiva alcuni anni dopo la pubblicazione di un compendio divulgativo, la Breve esposizione dell’Evangelo. L ’idea centrale dell’insegnamento evangelico è rappresentata, nella concezione tolstojana, dal Discorso della montagna, in cui Gesù pronuncia il grandioso messaggio delle beatitudini. Avviene così la genesi della Vita di Gesù proposta in questa pubblicazione. 

La natura umana del Cristo tolstojano balza in primo piano; ma l’accento è posto sulla parola di Gesù, sulla semplicità del suo messaggio, sulla naturalezza con cui egli indica la via verso il bene, con cui cerca di orientare l’umanità, smarrita nella ricerca di un significato. Le parole di Cristo costituiscono la base anche del secondo scritto, La felicità, ma in una forma che è più quella di una piccola prosa filosofica, in cui la valenza etica dell’insegnamento cristiano viene esplicitata fino a diventare un modello comportamentale: in tal senso, forse, può apparire evidente la straordinaria attualità, o meglio, l’immortalità del messaggio religioso, così come ci viene consegnato dall’impareggiabile scrittore russo.

 

Il libro: Lev Nikolàevi Tolstoj, “Vita di Gesù e altri scritti”, Prefazione e cura di Davide Romano, Edizioni EL, pp. 64, euro 12,00

 


“Italia un Paese di scrittori (che non leggono)” di Davide Romano

L'Italia, si dice spesso, è il Paese dei santi, poeti e navigatori. Ma oggi, forse, sarebbe più corretto aggiornarlo così: il Paese de...