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giovedì 2 maggio 2024

Palermo, La Compagnia del Vangelo cerca volontari e cibo per il Boccone del Povero



“Cerchiamo uomini e donne di buona volontà che diano una mano per cucinare e servire i pasti ma anche cibo per la mensa gestita dalle suore Serve dei Poveri del Boccone del Povero di piazza San Marco 8, a Palermo”. È l’appello lanciato dal giornalista Davide Romano, fondatore della Compagnia del Vangelo, un gruppo informale ecumenico di cristiani unito dal solo desiderio di servire il Signore nei suoi poveri.

“In una città che sprofonda ogni giorno di più nella miseria – commenta Romano – sono sempre più numerose le persone che fanno fatica a consumare pasti giornalieri decenti. Se le istituzioni continuano a rimanere indifferenti, non possiamo farlo noi se vogliamo continuare a definirci ancora cristiani”.

“Per questo motivo – continua - invito gli uomini e le donne di buona volontà a venire al convento di San Marco, sito nell’omonima piazzetta, a Palermo, per aiutare le suore Serve dei Poveri che, seguendo l’esempio del loro fondatore, padre Giacomo Cusmano, da anni portano avanti ogni pomeriggio una mensa aperta a tutti poveri della città”.

Per contatti e info: e-mail: bocconedelpoveropa@gmail.com; cell. +39 329 491 9286 (sr. Rosalia)

 


sabato 20 gennaio 2024

Giornata della memoria, “Incontrare Anne Frank oggi” è il tema del confronto che il giornalista Davide Romano avrà con gli alunni dell’istituto Marcellino Corradini di Palermo



“Incontrare Anne Frank oggi” è il tema del confronto, organizzato in occasione della Giornata della Memoria, che il giornalista Davide Romano avrà con gli alunni dell’istituto Marcellino Corradini, gestito dalle suore Collegine della Sacra Famiglia, a Palermo.

 

“Una vita breve e preziosa quella di Anne Frank – spiega suor Anna Oliveri, vicaria generale della congregazione e dirigente scolastico dell’istituto – che vogliamo ricordare attualizzandola nel confronto con gli alunni della nostra scuola. Anche quest’anno, infatti, non sfugge alla scuola Marcellino Corradini l’appuntamento con la Shoah. È un evento troppo grande ed importante perché venga dimenticato o sottovalutato. Quest’anno anche la Shoah verrà illuminata dal tema progettuale: ‘La memoria di ciò che siamo libera melodie inaspettate’”.

 

E continua: “Il protagonista di the Giver, Jonas, trova, per certi versi, il suo alter ego femminile, da cui ovviamente differisce per una serie di ragioni. La storia di Anne Frank è realmente accaduta. Ella consegna a chi si avvicina con apertura e con stupore i ricordi di una vita che sogna un futuro migliore, ricco di valori: in primis il rispetto dell’altro e l'accoglienza della diversità. Il suo background è connotato dalla sopraffazione e dalla violenza. Tuttavia tra le mura del nascondiglio di famiglia si dispiega la sua crescita, la sua adolescenza”.

 

“Quest’anno – conclude la religiosa - il giornalista Davide Romano aiuterà i nostri alunni della secondaria di primo grado a cogliere come Anne Frank possa aiutarli a vivere la loro giovinezza trasformando ogni difficoltà in opportunità di crescita. Un grazie speciale a Romano per la sua disponibilità a condividere le sue riflessioni con i nostri ragazzi. È un tassello molto prezioso che si aggiunge alla formazione umana, culturale e spirituale dei nostri alunni”.


venerdì 5 gennaio 2024

“La nobile arte e il sogno di una vita diversa” di Davide Romano

 


Gaetano ha solo otto anni, dei pantaloncini blu sdruciti, una canottierina a coste che un giorno, forse non lontano, fu bianca e indossa un paio di guantoni rossi, troppo grandi, che gli arrivano quasi ai gomiti, ma picchia duro contro il sacco di sabbia.

Sogna di diventare un pugile famoso, uno di quelli che guadagnano «un mare di soldi», che hanno le foto sui giornali e abitano in grandi case colorate con il prato intorno. Così potrebbe aiutare sua madre che fatica tutto il giorno per una paga da fame. Gaetano si allena ogni giorno per un'ora, dopo aver finito i compiti, in una piccola palestra in quartiere popolare, come tanti, in una città del Sud, ma non è il solo. Con lui altri venti ragazzi, fra i dieci e i diciotto anni, ogni pomeriggio s'incontrano per boxare, imparare quella che una volta si chiamava «la nobile arte» e sognare una vita diversa in un quartiere in cui la povertà più che essere una condizione è spesso una malattia ereditaria, che si tramanda di generazione in generazione.

Ad allenarli c'è Salvatore, capelli brizzolati, un po' stempiato, una passione forte per il pugilato e la sua gente, che lo ha spinto a mettere da parte per anni i soldi degli straordinari e a tirar su dal nulla, qualche anno fa, una palestra, nella canonica di una delle infinite chiese abbandonate che affollano il centro storico della sua città, con ring regolamentare, pesi e sacchi di sabbia.

«La boxe è come le donne – dice Salvatore –, o ci s'innamora a prima vista o niente, non ci sono vie di mezzo. Sono entrato per la prima volta in una palestra a tredici anni per accompagnare un amico più grande – racconta – e da allora non ne sono più uscito. A quattordici anni e mezzo ho fatto il primo incontro e non mi ricordo più neanche se l'ho vinto o perso, quanto tempo e passato, – sorride – erano gli anni Settanta del secolo scorso e c'era la fame. Io lavoravo di giorno e la sera mi allenavo, quando dovevo combattere mi davo malato, per questo motivo sono stato anche licenziato due volte. Talvolta – continua – tornavo al lavoro ammaccato e dovevo inventare un sacco di scuse per giustificare i lividi».

Poi son venuti il matrimonio, i figli e la necessità di non rischiare il posto di lavoro. Salvatore è costretto ad appendere i guantoni al chiodo, ma continua ad allenarsi ogni sera, organizzare piccoli tornei e frequentare l'ambiente.

Un giorno un amico, che gestisce una palestra in un piccolo centro della provincia, gli chiede se gli va di dargli una mano ad allenare qualche ragazzo che promette bene, accetta. Comincia quella che lui stesso chiama la «fase due» della sua vita sportiva. «Ho scoperto – dice – che questo modo di vivere la boxe mi piaceva di più. Allenare un adolescente, infatti, e anche in un certo senso educarlo, accompagnarlo in un tratto di strada che è o è stato, in fondo, il più difficile per tutti. E in questo senso – continua –, la boxe e una scuola straordinaria perché t'insegna ad autodisciplinarti, a controllare la tua aggressività, ad imparare a studiare chi hai di fronte per indovinare le sue mosse. Insomma, ti sveglia».

Un pomeriggio, poi, mentre torna a casa dal lavoro, si ferma ad osservare due ragazzini che mimavano a fare i pugili, non si scambiano pugni, stanno immobili l'uno di fronte all'altro e cercano di anticipare, parandosi con le braccia, i colpi del compagno.

«Una tecnica quasi perfetta – ricorda –, quei due erano dei veri boxeurs. Il campione, infatti, non mira a far male all'avversario, ma a dimostrargli con l'agilità dei movimenti la sua superiorità. Ho pensato: peccato che nessuno si accorgerà mai di questi due, magari potrebbero anche sfondare. Non ci ho dormito la notte. La mattina dopo – conclude –, avevo già deciso, cercai un locale e misi su una vera palestra tutta per loro, per levarli dalla strada, per non fargli venire strane tentazioni e per invogliarli e, per favorire le famiglie, non ho mai chiesto un euro. Qualche volta mi chiedono se sono credente, per me credere significa semplicemente questo: insegnare a questi ragazzi quello che possono diventare, persone migliori».

Adesso Salvatore ogni pomeriggio, alle cinque, scende da casa e va ad aprire il locale della vecchia canonica dove s'insegna la «nobile arte», dietro di lui una torma di ragazzini spinge e si precipita dentro a sognare di essere Rocky Balboa che non ha paura di nessuno, neppure dei mafiosi, sconfigge i malvagi e abita in una grande casa colorata con il prato intorno. E chissà che un giorno la favola per qualcuno non si avveri.


sabato 9 dicembre 2023

Palermo, la Compagnia del Vangelo lancia l’iniziativa “Aggiungi un posto a tavola. A Natale dona anche tu un pasto completo a un povero”

Natale, tempo gioioso di regali e di auguri, tempo per le cene in famiglia all’ombra di alberi pieni di luci. Ma non per tutti. Sempre più persone, infatti, anche all’interno delle nostre società opulente, fanno fatica a mangiare tutti i giorni. La Compagnia del Vangelo, in collaborazione con le suore Serve dei Poveri del Boccone del Povero del Capo, a Palermo, lancia l’iniziativa “Aggiungi un posto a tavola”.

“Il Natale è ormai alle porte e molte famiglie si preparano a celebrare la festività con cene e regali – scrive in una nota il giornalista Davide Romano, responsabile della comunità La Compagnia del Vangelo -. Sarebbe bello se, soprattutto in un giorno così speciale per tutti, non ci dimenticassimo dei nostri fratelli e delle nostre sorelle in difficoltà”.

E aggiunge: “Insieme alle suore del Boccone del Povero al Capo di via piazzetta san Marco 8, nel popolare quartiere del Capo a Palermo, abbiamo così pensato di organizzare il pranzo di Natale per chi è senza famiglia o vive per strada. Persone che le ottime suore servono già durante tutto l’anno con la mensa che gestiscono insieme a un gruppo di volontari, ma che non vogliono lasciare sole soprattutto nel giorno in cui ricordiamo la nascita del Signore in mezzo a noi”.

“Chi volesse dare un contributo, offrendo un pasto o il proprio aiuto come volontario – conclude Romano -, può contattare la superiora del convento suor Rosalia al numero 329 491 9286 o recarsi direttamente sul posto”.


venerdì 15 settembre 2023

“Palermo, odi at amo” di Davide Romano

 


Ci sono infiniti modi per descrivere una città e molteplici prospettive da cui iniziare. Una grande città come Palermo è così complessa che riassumerla in poche parole richiederebbe una vita intera. Qui, persino l'emarginazione ha le sue peculiarità, proprio come l'opulenza. L'opulenza può essere fasulla o genuina, mentre la miseria può essere cronica o recente. In questa città del sole, la povertà è un destino apparentemente ineluttabile, accettato come parte integrante della vita quotidiana, così come l'ampia diffusione dell'illegalità, che talvolta fornisce il pane quotidiano e beni di consumo.

Sopravvivere a Palermo è possibile, ma solo seguendo regole non scritte ma universali, altrimenti si rischia persino la vita. Palermo, nonostante le sue apparenze, è una città grigia, dove tutto si sfuma e cambia in un istante, sfuggendoti tra le dita quando pensi di averla capita.

Palermo affascina con la sua bellezza, le vetrine illuminate, le strade affollate, le rosticcerie profumate, le pasticcerie invitanti, i ristoranti pieni di piatti deliziosi e i mercati ricchi di cibo esposto in modo sensuale. Tuttavia, basta deviare un po' dal centro per trovarsi di fronte a scene di povertà che sembrano appartenere a un mondo completamente diverso. Ma questa non è una povertà dignitosa come in altre parti del mondo, è priva di dignità, proprio come la ricchezza.

Palermo colpisce con i suoi monumenti, testimonianze di secoli di culture diverse ma armoniosamente intrecciate. Tuttavia, il degrado urbano e l'incuria hanno portato alla perdita di molti di questi tesori. Anche il Teatro Massimo, uno dei migliori al mondo, è stato chiuso per anni a causa dell'indifferenza, e questa è solo una delle tante situazioni sconcertanti che sembrano gridare vendetta contro l'apatia della città.

Nonostante la sua storia e tradizioni, Palermo sembra stagnare culturalmente, incapace di sfruttare appieno il suo potenziale. La sua fama legata alla mafia ha contribuito a creare una visione distorta della città, oscurando la sua ricchezza culturale e artistica. Palermo sembra condannata a essere vista principalmente attraverso il filtro dei crimini di Cosa Nostra.

Palermo è una città complessa, difficile da amare senza odiarla allo stesso tempo. È un luogo di contraddizioni, dove la ricchezza e la povertà, la falsità e la verità coesistono. La città sembra divisa in gruppi e caste, senza una vera identità comune. È una città che si autolesiona, rifiutando il suo passato e la sua storia, e questo la rende incapace di contribuire in modo significativo al dibattito culturale.

Tuttavia, Palermo ha storie straordinarie da raccontare, storie che possono ispirare la produzione artistica. Le storie degli uomini sono universali, e Palermo, nonostante le sue peculiarità, non è così diversa da altre grandi città del mondo. La città può offrire spunti interessanti per la creatività artistica, ma purtroppo la produzione letteraria di Palermo rimane spesso confinata all'isola stessa.

Palermo è calda e spietata, partecipe ma indifferente, solidale ma inflessibile. È una città di contraddizioni, dove la retorica democratica spesso contrasta con la realtà feudale. È una città che seduce e poi si nega, difficile da decifrare e da vivere per chi non ha potere o amicizie influenti. Palermo non è mai ciò che sembra, ed è una sfida per chi vuole denunciare le ingiustizie e le contraddizioni che la permeano.

giovedì 31 agosto 2023

Opportunità di Volontariato: Unisciti a Noi per Nutrire i Cuori e le Anime

 


Sei pronto/a a fare la differenza nelle vite di coloro che hanno bisogno? La Comunità cristiana "La Compagnia del Vangelo" ti invita ad unirti a noi in una missione di amore e solidarietà. Stiamo cercando uomini e donne di buona volontà che vogliano partecipare attivamente nella preparazione e nel servizio dei pasti quotidiani presso la mensa del Boccone del Povero, situata nella suggestiva piazzetta San Marco 8 nel popolare quartiere del Capo, a Palermo.

Da oltre due anni, abbiamo avviato una collaborazione unica e virtuosa che coinvolge varie realtà religiose e sociali. Insieme alle suore del Boccone del Povero, la Chiesa Anglicana, la Chiesa Mennonita della città e a numerosissimi altri volontari, ci impegniamo con passione e dedizione nella gestione di questa mensa, offrendo cibo e sostegno ai nostri fratelli e sorelle che attraversano momenti di difficoltà.

Davide Romano, il fondatore della Comunità La Compagnia del Vangelo, sottolinea l'importanza di questa collaborazione ecumenica dal basso. I pasti completi e abbondanti che prepariamo ogni pomeriggio rappresentano un faro di speranza per coloro che hanno bisogno. Ma abbiamo bisogno del tuo aiuto. Stiamo cercando volontari appassionati che desiderino unirsi a noi in questo nobile scopo. Ogni singola mano tesa e ogni contributo fanno la differenza.

Se vuoi unirti a noi, ti aspettiamo direttamente presso il convento nella piazzetta San Marco 8 durante i giorni di apertura della mensa, a partire dalle ore 16. Sarà un'occasione per condividere il tuo spirito di servizio e contribuire a rendere il mondo un posto migliore attraverso il gesto semplice ma potente di nutrire i cuori e le anime.

La Comunità del Vangelo, fondata dal giornalista Davide Romano, è un gruppo di cristiani che si ispirano alla predicazione e all'esempio del martire di mafia don Pino Puglisi. Siamo uniti da un comune desiderio di rispondere all'appello del Signore attraverso l'assistenza ai più bisognosi.

Unisciti a noi in questa straordinaria missione di amore e speranza. Insieme possiamo fare la differenza nelle vite di chi ha bisogno.

sabato 26 agosto 2023

“Davide Romano secondo me. La verità sul giornalista palermitano” di suor Marie Jeanne Mulamba Meta

 


Se al mondo ci fossero più persone come Davide Romano, la nostra vita sarebbe forse più piacevole e bella. Di questa persona, di questo fraterno amico, che il Signore ha messo inaspettatamente sul mio cammino posso solo rendere grazie a Dio per la benedizione che è stato e continua ad essere per il nostro convento e la nostra comunità del convento di San Marco al Capo, a Palermo.

L’ho conosciuto per caso qualche anno fa perché accompagnava un ragazzo della sua comunità che voleva fare del volontariato nella nostra struttura che accoglieva anziani indigenti. Il ragazzo non è più venuto ma Davide è rimasto. In quella occasione, quando l’ho guardato, ho capito che il Signore me lo aveva mandato perché Lui voleva che facesse qualcosa per Lui attraverso di me. E allora l’ho guardato e gli ho detto senza neppure conoscerlo ancora: “Voglio aprire una mensa per i poveri della città. Mi vuoi dare una mano?”. Si vedeva che era sorpreso, ci ha pensato un attimo e con una luce immensa negli occhi mi ha risposto di sì.

Da quel momento è venuto tutte le settimane, usando tutto il suo tempo libero, per preparare i pasti per i nostri poveri. Alle volte si è trovato da solo a cucinare e a servire più di trenta persone. Sudato e visibilmente stanco in estate, con una temperatura esterna 45 gradi, in cucina almeno 10 di più, non ha mai fatto mancare cibo squisito e abbondante e accoglienza per i nostri poverelli. Sempre sorridente. All’inizio il cibo della mensa lo comparava soprattutto con le offerte raccolte al culto domenicale della sua comunità, poi sono arrivate le donazioni e non è stato più necessario. Inoltre, a poco a poco ha raccolto un gruppo di volontari, che oggi sono circa 30, che ogni giorno da allora continua a gestire la mensa.

E ancora oggi, seppure lontano, continua a seguire il gruppo e la sua attività, alcune volte anche facendo pubblicare articoli, che spesso scrive lui stesso, su quello che facciamo in modo da raccogliere cibo e offerte per i nostri poveri, oltre che sempre nuovi volontari. Il gruppo fin dall’inizio è stato caratterizzato da una forte impronta ecumenica. Ed è attualmente formato da cattolici, anglicani, mennoniti, protestanti di varie comunità oltre che da aderenti dell’Esercito della Salvezza

Ha anche fondato un gruppo informale di volontari cristiani che si chiama “La Compagnia del Vangelo” richiamandosi all’esempio, al martirio e alla predicazione antimafia di padre Pino Puglisi, ucciso da Cosa nostra il 15 settembre del 1993 per il suo impegno a favore degli emarginati in un quartiere molto difficile di Palermo che si chiama Brancaccio. Da quello che so, nella vita di Davide questo piccolo e sorridente prete cattolico aveva avuto un ruolo importante.

Per le nostre attività, inoltre, ha creato un blog che ha aggiornato quasi fino al giorno stesso della sua partenza.

Per la crescita spirituale e culturale dei volontari abbiamo anche dato l’avvio insieme un book club di letture cristiane scegliendo libri di ogni tradizione cristiana. Ma tutti riguardanti figure che hanno servito il Signore nei poveri. Abbiamo discusso anche di un libro sull’Esercito della Salvezza, oltre che di vari testi sul pensiero, la figura e la spiritualità del nostro amato fondatore: il beato Giacomo Cusmano. Per gli eventi pubblici ci ha sempre pensato lui. Ha chiamato i relatori, ha scritto e diffuso i comunicati stampa e raccolto il denaro con la vendita dei libri per la mensa.

Inoltre, sempre per i volontari ma non solo, abbiamo anche organizzato delle intense giornate di ritiro spirituale che abbiamo condotto insieme.

Mi ha pure aiutato a stendere un piano di nuove attività caritative per il quartiere quali uno sportello di ascolto per il disagio mentale, visto che io sono pure psicologa, un ambulatorio medico gratuito e tante altre cose. Per lavorare meglio, perché è uno che non si ferma mai e che non dice mai di no, gli ho chiesto di venire a vivere per qualche settimana nel nostro convento. Gli ho dato una stanza e lui ha seguito la nostra vita. Le sorelle erano tutte molto contente perché è una persona disponibile e sempre gentile. E quando è andato via per noi è stato un momento molto triste. La nostra suora anziana di 99 anni, Natalia che lo chiamava “padre”, ha pianto e non voleva che andasse via. Lui ha promesso che presto sarebbe tornato.

Per finanziare le nostre attività caritative ha avuto l’idea di trasformare parte del convento in un b&b e un centro di spiritualità che oggi funzionano a pieno regime. Anche in questo caso si è occupato di tutto lui sia dal punto organizzativo che legislativo. Ha scritto per conto nostro al Santo Padre ed è arrivata una toccante lettera di Papa Francesco colla quale benediceva il lavoro che stavamo facendo.

Davide ci aveva già dato una mano regalandoci sedie, scrivanie, lampade da tavolo, pc, cancelleria varia… perché una delle sue caratteristiche è che non ha nessun attaccamento al denaro e alle cose ed è felice perché è felice di poco.

Anzi, è più felice quando dà. E, quando ha deciso di lasciare tutto per servire il Signore nei suoi poveri, gli ho visto dare tutte le sue cose, dai vestiti alle pentole, ai quadri, ai libri… sembrava San Francesco d’Assisi. Era felice di dare.

Ho voluto scrivere queste righe perché conosco ormai Davide e so che lui non ama parlare di tutto quello che il Signore fa con lui e i suoi talenti e sbaglia. È una persona molto umile e riservata ma qualche volta per me lo è troppo.

Davide ama i poveri, li ama davvero così come ama il Signore e li ama nel Signore. Davide è una benedizione per tutti. E la sua vita può ispirare tanta gente a fare quello che lui ha fatto e sta ancora facendo.

(https://www.ilgiornaledipantelleria.it/palermo-davide-romano-secondo-me-di-suor-marie/)

 


lunedì 31 luglio 2023

"'Voi mi cercherete e mi troverete’. Storia breve di una conversione” di Davide Romano


 

"Voi mi cercherete e mi troverete perché mi cercherete con tutto il vostro cuore". (Geremia 29, 13)

Sono nato in una famiglia cattolica come tante altre. Quando ero piccolo, con mio padre e  mia sorella minore Laura arrivavamo sempre alla fine della messa, giusto in tempo per salutare il prete. Quasi un omaggio domenicale a quel presbitero. Non so perché.

Da bambino ho frequentato l’oratorio gestito dai buoni padri salesiani e poi, crescendo, gli scout. Il grande amore della mia vita.

Penso di essere stato sempre religioso e naturalmente cristiano. Dopo il liceo e appassionate letture dei padri della Chiesa, in particolare di Agostino d’Ippona, e di testi teologici e di storia delle religioni, sotto la guida amorevole del mio coltissimo e inquieto nonno materno, ho anche studiato teologia.

 Da giovane avevo fame di mondo e di vita. E di vita e di mondo ne ho divorati tanti da allora. Sono anche diventato giornalista, mi occupavo soprattutto di Vaticano e questioni attinenti alla religione. Poi di mafia e di politica. Ho viaggiato molto, ho attraversato mondi.

A un certo punto, dopo una lunga riflessione, sono uscito dalla Chiesa cattolica, la Chiesa che amavo, per aderire alla Chiesa valdese. La mia ricerca teologica, la mia fame di Verità mi aveva portato fin là. Cercavo di essere un buon cristiano, un cittadino responsabile e impegnato, e pensavo di cercare sinceramente il Signore. Ma, in verità, lo cercavo con paura e con rabbia. Forse dentro di me Dio era come mio padre, un uomo di formazione militare. A Dio, come a mio padre, bisognava solo ubbidire e l’obbedienza non era mai perfetta. Ubbidivo a Dio ma non lo amavo. La mia obbedienza era puramente mentale. Dentro di me lo detestavo e lo maledicevo. Mi aveva dato un’esistenza difficile e, a tratti, orribile.

Mio padre era un uomo violento. E per me Dio era come lui. Per quanto mi sforzassi, non avrei mai meritato il suo amore. Lui avrebbe sempre trovato un motivo per punirmi con la stessa ferocia che avevo sperimentato da parte di mio padre la cui ira scoppiava all’improvviso, come una tempesta, e si placava solo dopo essersi scaricata con tutta la sua forza su di me. La sua violenza era anche psicologica. Raramente mio padre era fiero di me, ricordo solo pochi apprezzamenti, quasi sulle dita di una sola mano. Per il resto, solo rimproveri, insulti. Mi sono sentito spesso come un cane randagio che nessuno vuole, scacciato da tutti, venuto al mondo quasi per caso, che non si rassegna a morire, costretto a mendicare carezze e cibo. Così ero io. Solo e non voluto, non amato.

Quindi, pur pensando di cercarlo, in verità, fuggivo da Dio così come avevo passato l’infanzia e l’adolescenza a fuggire dall’umore capriccioso e imprevedibile di mio padre.

Uno scrittore un giorno ha detto che l’inferno sono gli altri. Per me l’inferno in terra era mio padre.

E così, pensavo di conoscere Dio, in fondo avevo studiato teologia! Ma lo conoscevo “per sentito dire” (cfr. Giobbe 42, 5). Solo a livello mentale. In verità, ero morto dentro. Mi ero allontanato da Dio, come avevo passato la vita ad allontanarmi a fuggire da mio padre. Pur essendo formalmente un buon cristiano, vivevo una vita disordinata. Priva di amore, in continua e sorda ribellione.

Come il figliolo della parabola, anch’io mi sono perso. E, mentre giacevo a terra, reso quasi impotente e stremato per le percosse della vita, il Signore mi ha messo nel cuore una grande nostalgia e la forza di volgere i miei passi e la mia speranza verso di Lui e la sua casa.

Estate 2018. Corso di esercizi spirituali. Meditazione sulla parabola del figliol prodigo. Ero nella mia stanza, ma mi sentivo soffocare. Il cuore mi batteva forte. Sono uscito in giardino e gli ho urlato contro tutta la mia rabbia. Basta! Adesso schiantami, gli ho detto, distruggimi, riprenditi questa vita che non voglio più perché è solo dolore e solitudine, annientami, riducimi in cenere e che il vento disperda per sempre anche il ricordo di me. Maledico Te e la mia vita!

Il cielo era terso. La luce del sole dorava il paesaggio: il mare davanti a me e le colline intorno. Silenzio. Un silenzio assoluto, solido, palpabile. A tratti assordante. Mi sono accorto all’improvviso della bellezza che mi circondava. Un dono. E ho sentito forte, avvolgente il suo amore che mi abbracciava e mi sanava il cuore. L’amore che spezza ogni parola. Che brucia i sensi di colpa. E il cuore quasi mi scoppiava di gioia!

Poco prima ero morto. E all’improvviso il Signore mi aveva riportato in vita. Mi aveva fatto sentire di essere figlio sempre amato, che Lui c’era sempre stato e che dovevo solo aprirgli la porta perché lui entrasse nella mia vita e prendesse tutto il mio dolore, la mia rabbia… il peso della mia intera esistenza.

Ero perduto e Lui mi aveva ritrovato. Pensiamo di cercare Dio e invece è Lui che non smette mai di cercare noi. Ognuno di noi.

“Gli sono venuto incontro da lontano e gli ho detto: ‘Ti ho sempre amato e per questo continuerò a mostrarti il mio amore incrollabile’” (Geremia 31,3).

Ho capito, ho sentito che Dio ama ognuno di noi di un amore speciale e unico. Per ognuno di noi, per la gioia dei nostri occhi, ricreerebbe ogni giorno il mondo con tutti i suoi profumi e colori e l’universo intero con tutte le sue galassie. Solo perché siamo figli amati e non servi chiamati a un’ubbidienza cieca. E, per quanto facciamo, nessuno di noi sarà mai lontano dal suo amore. Niente e nessuno potrà mai separarci dal suo amore. (Cfr. Rm 8, 35-39)

Da allora ho desiderato solo vivere e parlare di questo amore, servirlo con quello che rimane della mia vita. Non importa quanti giorni ancora il Signore mi concederà, desidero che ogni giorno che Lui mi donerà sia speso solo per la sua gloria e per servire i fratelli. Sia una piccola luce per chi ancora vive nelle tenebre della disperazione, un segno del suo amore.

Un giorno nei tuoi cortili val più che mille altrove. Io preferirei stare sulla soglia della casa del mio Dio, che abitare nelle tende degli empi”. (Salmo 84, 10)

 


martedì 18 luglio 2023

“Totò Munnizza e i suoi sogni nel cassonetto” di Davide Romano

 



Non si ricorda più nemmeno quando ha iniziato. Gli sembra di averlo sempre fatto. Di essere sempre andato per la strada, la notte, a cercare negli scrigni che si aprono col pedale ciò che gli altri di giorno buttano via. Non ricorda nemmeno il suo nome.

Non ricorda di avere mai avuto una famiglia, un lavoro, una casa. Neanche le persone, che la sera lo incontrano ogni volta carico di sacchetti, ricordano il momento in cui e comparso per la prima volta al loro cospetto a cercare fra i resti dell’esistenza di ognuno.

Un giorno un signore distinto di un quartiere distinto gli ha urlato da lontano qualcosa. Era il suo nome: Totò Munnizza, si chiamava.

Totò ha una barba bianca, lunga e incolta, striata di nero.

L’alito gli puzza sempre d’alcol, ma ha lo sguardo sveglio del sobrio. Cammina curvo, trascinando i piedi nelle scarpe rotte e le buste coi suoi poveri averi. Ha un impermeabile come quello del tenente Colombo, sempre stretto con una corda alla vita. Nessuno ricorda di averlo mai visto aperto. E sempre lo stesso, d’inverno e d’estate, ma sempre più scuro.

Totò parla poco e lancia lunghe occhiate di sbieco a chi gli si avvicina. Una volta le suore vestite da indiane lo hanno portato nel loro convento per ripulirlo.

La sera però lo hanno ritrovato con le mani tuffate in un bidone nero ricolmo degli scarti della cucina a cercare la cena, così diceva. Chi gli voleva dare qualcosa doveva prima metterlo in una busta e poi chiuderla con un nodo.

Passava le giornate sprofondato in una poltrona in un angolo. Adesso è normale, pensavano le sorelle e gli altri volontari di buon cuore.

Ma una sera, quando sembrava ormai rimesso, caricato di spazzatura che sosteneva di voler gettare fuori nei cassonetti, è fuggito, raccontano, con la sua refurtiva.

Qualcuno dice di averlo visto aggirarsi in un quartiere dormitorio della periferia perché, ha spiegato con gesti e mezze parole, la gente povera mangia di più e lascia più roba.

Totò sostiene che non gli manca nulla. La notte, dopo la “caccia” serale, dorme con una buona bottiglia per tenersi compagnia nei cartoni che gli fanno di volta in volta da letto, da ombrello e da tutto quello che serve. E va in posti sempre diversi della citta. Perché non vuole farsi prendere dai teppisti e dalle persone che dichiarano di volergli bene.

E quando parla di morte, lo fa toccandosi sempre prima nei “posti giusti”. Dice che vuole adagiarsi in una bara d’argento. Una qualunque, una di quelle disseminate per la strada. Allora capisci che pensa ad un cassonetto d’alluminio.

Se gli chiedi il motivo, risponde che il coperchio lo vuole abbassare lui come fa la gente quando butta qualcosa. Perché, in fondo, anche Totò si considera un rifiuto.

 

Ps: munnizza in siciliano significa spazzatura


(da “Il Grido di Guerra”, giugno 2023)

venerdì 16 giugno 2023

Lettera di Papa Francesco alla superiora del Boccone del Povero: "Siate sempre autentiche discepole della carità"


Il Santo Padre ha fatto pervenire la benedizione apostolica alle suore del convento di San Marco, che si trova nel popolare quartiere del Capo

"Una grande emozione e una sterminata gratitudine" sono queste le parole con le quali la superiora del Boccone del Povero, suor Marie Jeanne Mulamba Meta, commenta l'affettuosa lettera appena arrivatale da parte di papa Francesco.

"Il Santo Padre ci ha tenuto a farci sapere - spiega - che conosce e segue con benevolenza l'attività caritativa del nostro convento e che ci incoraggia nella nostra opera. Inoltre, ci ha fatto pervenire la sua benedizione apostolica 'propiziatrice dei desiderati aiuti e ricompense celesti affinché sull'esempio del beato Giacomo Cusmano sappiate essere sempre autentiche discepole della carità nell'amore effettivo verso i fratelli più bisognosi'. Benedizione che estende anche a 'quanti contribuiranno al sostegno di codesto Presidio di carità'".

Il convento di San Marco, meglio noto come Boccone del Povero, è nel popolare quartiere del Capo. Grazie all’instancabile attività delle suore Serve dei Poveri, guidate dalla superiora suor Marie Jeanne Mulamba Meta, e a un manipolo di generosi volontari, riesce a gestire una mensa per i poveri e tanti altri servizi aperti a tutta la città.

Da qualche anno ha anche avviato un progetto di ecumenismo "dal basso", chiamato “Matteo 25, 31-46", grazie al quale, in collaborazione con la comunità cristiana fondata dal giornalista Davide Romano, "La Compagnia del Vangelo", gestisce le sue opere di carità insieme ad aderenti dell’Esercito della Salvezza, mennoniti, anglicani e componenti di varie chiese cristiane. 

(Fonte: palermotoday.it)

giovedì 1 giugno 2023

Palermo, La Compagnia del Vangelo cerca volontari (e cibo) per la mensa del Boccone del Povero al Capo

 


La comunità cristiana La Compagnia del Vangelo cerca uomini e donne di buona volontà per preparare e servire i pasti ogni giorno presso la mensa del Boccone del Povero di piazzetta San Marco 8 (nel popolare quartiere del Capo), a Palermo.

“Da circa due anni – spiega Davide Romano, fondatore della comunità La Compagnia del Vangelo – abbiamo avviato questa bella e virtuosa collaborazione, una sorta di operoso ecumenismo dal basso, insieme alle suore del Boccone del Povero, gli scout dell’Agesci, la Chieda Anglicana e la Chiesa Mennonita della città, per gestire la mensa per i nostri fratelli e le nostre sorelle in difficoltà presso il convento di piazzetta San Marco 8”.

“Ogni pomeriggio – continua -, prepariamo pasti completi e abbondanti per i poveri e siamo alla ricerca di qualcuno che ci dia una mano e anche di donazioni di cibo. Chiunque volesse offrire il proprio aiuto e non solo può venire direttamente al convento nei giorni della mensa, a partire dalle ore 16”.

La Compagnia del Vangelo, che s’ispira alla predicazione e all’esempio del martire di mafia don Pino Puglisi, è una comunità informale di cristiani unita dal solo desiderio di servire il Signore nei suoi poveri. Collabora con le suore del Boccone del Povero di Giacomo Cusmano, l’Agesci, la Comunità di Sant’Egidio, la Chiesa Anglicana e la Chiesa Mennonita di Palermo.

(Fonte: https://www.imgpress.it/)


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