Visualizzazione post con etichetta edizioni la zisa. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta edizioni la zisa. Mostra tutti i post

martedì 9 aprile 2024

In libreria: Ernesto Buonaiuti, “Apologia del cattolicesimo”, a cura di Davide Romano, prefazione di Francesco Armetta, Edizioni La Zisa

 


L’Apologia del cattolicesimo venne pubblicata per la prima volta a Roma nel 1923 all’interno della collana Apologie, creata e diretta da Angelo Fortunato Formiggini. L’Apologia e il saggio di apologetica religiosa intitolato Verso la luce, guadagnarono al Buonaiuti la scomunica papale e la messa all’indice di tutte le sue opere. Le argomentazioni, così come affrontate dal Buonaiuti nell’Apologia, non si basavano più sui precetti della filosofia scolastica ma erano impregnate di un misticismo che diede vita ad una sorta di antitetico individualismo dell’anima. È lo stesso Buonaiuti a chiarire sin dall’inizio la sua tesi apologetica: «il movimento religioso, scaturito dalla predicazione del Vangelo, rappresenta la perfezione soprannaturale nello sviluppo della religiosità umana, e che del cristianesimo, sigillato e consacrato dalla luce incontaminata di un divino afflato rivelatore, il cattolicismo costituisce in una completa identità sostanziale la logica realizzazione nella storia».

 

Ernesto Buonaiuti (1881-1946), illustre esponente della corrente modernista italiana, presbitero e accademico, nei suoi studi indagò ogni aspetto e ogni figura appartenente alla storia cristiana. Oltre all’Apologia possiamo ricordare, tra i suoi scritti più significativi, Lutero e la Riforma religiosa in GermaniaGioacchino da FioreStoria del cristianesimo e l’autobiografia dal titolo Pellegrino di Roma.

domenica 24 marzo 2024

Consigli, non richiesti, di lettura in tempo di guerra: Dounia Ettaib, “Al Quds. Il dono di Dio per il suo popolo. Un libro su Israele”, Edizioni La Zisa

  


L’amore di una donna araba per l’ebraismo e Israele!

«Tutta la vita di Dounia è un tentativo valoroso di battere luoghi comuni, e la grande prova del fuoco, non un ostacolo ma una tappa prescelta, è Israele, la visita di quel paese (...). Il suo libro è enciclopedico, ma anche pieno di storie, di colori, di profumi». (Fiamma Nirenstein)

 

Dounia Ettaib ha iniziato la sua carriera come consulente e project manager per istituti governativi in Italia come la Provincia di Milano e il Comune di Milano. È stata membro del Comitato Islamico e membro della Commissione Immigrazione del Ministero dell'Interno italiano. Nel corso degli anni ha acquisito il suo pedigree presso grandi aziende internazionali e istituzioni pubbliche. Durante il suo mandato presso DM International, Dounia ha ricoperto il ruolo di Direttore degli affari internazionali negli uffici di Dubai e Manama. All'interno del dipartimento Commercio e investimenti di Dounia, è stata coinvolta nel commercio di società petrolifere e di gas con il Medio Oriente e la regione asiatica.

Nel 2014 ha fondato la società di consulenza sulle materie prime petrolifere e del gas D7D. La società ha una sede centrale e un ufficio di rappresentanza a Londra.

Dounia è il presidente e amministratore delegato di D7D. Sotto la guida di Dounia, l'azienda ha firmato con successo accordi e collaborato con aziende internazionali in tutto il mondo, partecipando alla costruzione e alla gestione di grandi progetti. Dounia ha firmato accordi per petrolio e altre materie prime in tutto il mondo. Nel 2016, Dounia ha portato D7D a diventare il partner ufficiale di Eurasian Investment Holdings EIH.

Dal 2017, D7D è il partner ufficiale della società eurasiatica Lionining LEFLC, è una delle maggiori allocazioni e detentrice del titolo di petrolio e prodotti petroliferi di diversi grandi paesi produttori e produttori di petrolio. Ha una solida esperienza nella gestione e nel lavoro con team multiculturali. Ha sviluppato numerosi progetti di integrazione e diversità multiculturale. Durante il periodo di confinamento ha avviato il corso multiculturale per l'Università di Limec, da 3 anni insegna integrazione delle diversità Ha ricevuto il premio Donna svizzera dell'anno 2007. 2009 Donna di Milano. Premio Ambrogino 2013. "Al Quds, il dono di Dio" è il suo primo libro.

 

sabato 16 settembre 2023

Libri: “Quando la Chiesa scomunicò il Risorgimento”

 


“L’esempio più notevole che si trovi nella nostra storia del tentativo di far prevalere la concezione della sovranità dello Stato laico contro la ben radicata tradizione confessionale italiana”. Così Vittorio Gorresio sintetizza dalle pagine del suo libro, Risorgimento scomunicato (La Zisa, pp. 200, euro 16,90), l’azione portata avanti dai politici del Risorgimento, che, in un’Italia in odor di unità, promossero in maniera risoluta una legislazione d’impronta laica e liberale, in grado di togliere privilegi a una Chiesa fino ad allora intoccabile e lasciata libera di spadroneggiare indisturbata. Un’azione lenta ma coraggiosa, che ebbe il merito di modernizzare una nazione prigioniera di un clero reazionario e dalla vita facile, portandola in tal modo sullo stesso livello di altri stati europei senza per questo scristianizzarla. Il modenese Gorresio, preziosa penna di molte testate, tra cui Il MessaggeroRisorgimento liberale e La Stampa, annota i fatti analizzandoli da diverse prospettive e corredandoli d’innumerevoli aneddoti, documenti e carteggi, che conferiscono allo scritto una vivacità e un gusto del tutto godibili. Il volume, pubblicato per la prima volta nel 1958 dall’editore fiorentino Parenti, viene riproposto proprio mentre ricorrono i 150 anni dell’Unità d’Italia, impreziosito dalla puntuale prefazione di Gianni Vattimo.

L’analisi assume come punto di partenza il 1850, data in cui si dà inizio alla discussione della legge Siccardi nel quadro legislativo del Parlamento subalpino, in seguito esteso al Regno d’Italia. I legislatori proponenti miravano ad abolire il foro ecclesiastico, la manomorta, il diritto d’asilo e la possibilità per la Chiesa e gli enti ecclesiastici di acquisire la proprietà di beni immobili senza l’autorizzazione del governo. Inoltre, sempre in quel frangente, si avviava una discussione sulla necessità di regolare il contratto di matrimonio nelle sue relazioni con la legge civile. Fin qui i fatti, seguiti dai pareri, favorevoli o contrari, delle più autorevoli voci della politica dell’epoca: Vittorio Emanuele II in primis, Cavour, D’Azeglio, Balbo, Revel e così via. Immediata esordisce l’attività sovversiva e demonizzatrice che la Chiesa conduce contro la determinazione emancipatrice dello Stato. I documenti riportati da Gorresio testimoniano la presenza di un clero agguerrito, pronto a qualsiasi tipo di gesto eversivo e dinamitardo pur di difendere i privilegi e il potere che lo Stato s’era deciso a sottrargli. La rivalsa si serviva di tutti gli strumenti spirituali che il clero aveva a disposizione e il cui uso distorto e ricattatorio veniva promosso dall’alto, dallo scranno di San Pietro. Da un lato il clero si rifiutava di celebrare messe e festività arrivando a scomunicare a divinis e a sospendere quei preti che, invece, si dimostravano concilianti, dall’altro il governo processava, arrestava e confinava vescovi e cardinali. Ogni tentativo di trattativa era inconciliabile con le intenzioni delle due parti, cosicché il braccio di ferro divenne sempre più aspro.

Sebbene il clima fosse ogni giorno più acceso e ingestibile, il governo fronteggiò la Santa Sede con rigore e intransigenza, come afferma l’autore:

Appare perciò chiaro pur tra la serie degli errori e delle intemperanze, che una sola restava la strada da seguire da parte dei governi liberali: coraggio e audacia, spregiudicatezza portata fino al segno da poter essere confusa con la mancanza di scrupoli. In mancanza di simili espedienti l’unificazione dell’Italia, da compiersi a dispetto della Santa Sede e di un clero che si manifestò quasi sempre retrivo, non sarebbe mai stata realizzata. Fortuna che quel coraggio e quell’audacia non mancarono.

Uno degli aspetti più curiosi e interessanti dell’opera di Gorresio è proprio il racconto dettagliatamente documentato di tutte le azioni eversive portate avanti da un clero ribelle, che, malgrado numerosi tentativi di rappel à l’ordre da parte delle istituzioni, si dimostrò “di gran lunga più temibile che un esercito austriaco”. E così veniamo a sapere che l’arcivescovo Fransoni, ad esempio, si rifiutò di somministrare i sacramenti al morente ministro Pietro Derossi di Santarosa, uno dei fautori della legge per l’abolizione del foro ecclesiastico, poiché questi, in punto di morte, non aveva ritrattato il proprio operato e non s’era dimostrato pentito. Fransoni fu così denunciato per abusi e arrestato. Sempre a proposito di morti celebri, ecco i toni con cui il giornale Civiltà Cattolica riporta la notizia del decesso di Cavour, il 6 giugno del 1861: “Il Conte di Cavour è ora giudicato da Dio. Gli auguriamo di cuore che negli ultimi istanti di sua vita egli abbia impetrato da Dio nell’altro mondo un giudizio più degno di quello che in questo di lui darà la storia”. Non son certo parole che trasudano perdono o misericordia. La confisca dei beni toccò invece al clero napoletano, quando, compatto, si rifiutò di intervenire alla cerimonia in onore di re Vittorio Emanuele II che si recava a venerare S. Gennaro.

L’arma più grottesca che il clero decise di impugnare per aizzare lo scontro fu quello della “sacra jettatura”. A questo argomento Gorresio dedica un’ampia sezione, certamente la più pittoresca del testo. Si tratta di una pratica mediante la quale gli ecclesiastici dell’epoca interpretavano le punizioni divine contro i patrioti del Risorgimento. Accantonata la suggestione dei “miracoli provati” (ad esempio quello della Madonna che muove gli occhi), infatti, la Chiesa optò per uno strumento psicologicamente più sottile e dal grande potenziale terrorizzante, che seguiva il principio sibillino per cui “chi attacca la Chiesa finisce male”. Uno dei più noti profeti di sventure fu Don Bosco, proclamato beato nel 2002. Nel 1854, nei giorni in cui in Parlamento si presentava il disegno di legge per la soppressione dei conventi, Don Bosco scriveva al re raccontandogli dei brutti sogni che aveva fatto e che coinvolgevano la corte. Dopo qualche giorno morirono la regina madre e Maria Adelaide, moglie di Vittorio Emanuele, sicché la discussione venne interrotta per lutto. E per paura, probabilmente. Gli avvertimenti di malaugurio e l’interpretazione distorta non tardavano ad arrivare in nessuna occasione, si trattasse di guerre, malattie o catastrofi naturali. Persino il papa non disdegnava la pratica, tanto che arrivò a dichiarare preferibile la morte dei bambini piuttosto che la loro crescita in seno a un’educazione liberale.

È chiaro che questa corrosiva gara di maledizioni avesse un forte impatto sulla popolazione e sull’intellighenzia dell’epoca, come accortamente registra Gorresio: si costituì la “Società dei liberi pensatori” e, dopo poco, la “Società primaria per gli interessi cattolici”, preti e frati venivano insultati e percossi per le strade, ogni giorno in tutta Italia si mettevano in scena rappresentazioni teatrali che raccontavano vizi e nefandezze del clero. Lo stesso Garibaldi fu autore di alcune opere letterarie antiecclesiastiche e denigratorie del Papato: pensava, in questo modo, di contribuire alla causa della patria, come sostenne Carducci, “Garibaldi ha fatto tutto per l’Italia, anche i versi”.

L’attualità dell’opera di Gorresio risiede nell’aver risalito la corrente e aver analizzato a fondo le dinamiche di un periodo storico estremamente complesso, che ha prodotto, come scrive l’autore a inizio saggio, intere generazioni dannate e scomunicate. Una frase della prefazione di Vattimo basti a farci contestualizzare e capire la modernità di Risorgimento scomunicato: “Se la Chiesa si riduce, oggi, a una multinazionale di cui si può parlare esaurientemente in termini di potere, ciò è anche il risultato dell’uso – simoniaco, possiamo dire – che essa stessa ha fatto dei suoi strumenti spirituali.”

Il libro: Vittorio Gorresio, RISORGIMENTO SCOMUNICATO, Prefazione di Gianni Vattimo, pp. 200, euro 16,90 (ISBN 9788895709895)

Pubblicato la prima volta nel 1958 dall’editore fiorentino Parenti, Risorgimento scomunicato raccoglie gli scritti di Vittorio Gorresio per Il Mondo, una serie storica di articoli dal titolo Processo al clero dopoil ‘60. Storico appassionato, intransigente documentatore, Gorresio traccia una puntuale e puntigliosa ricostruzione delle origini dei contrastati rapporti tra Stato e Chiesa che resero tanto drammatico il Risorgimento. La descrizione dell’intransigentismo clericale rispetto alla progressiva laicizzazione dello Stato italiano ci è fornita dall’autore attraverso la meticolosa raccolta di missive tra membri del governo ed esponenti del clero, cui si aggiungono le dettagliate ricostruzioni degli episodi salienti e del profilo dei personaggi che di questo travagliato periodo storico si resero protagonisti. Vengono descritte, in sequenza, le vicende di una Chiesa, scomunicante e punitiva, addirittura iettatoria, di là dalla trasformazione che, negli anni a seguire, la renderà refrattaria, incapace di stare al passo con la storia, cioè con l’evoluzione della coscienza morale e politica dei cittadini laici.

Vittorio Gorresio, giornalista, scrittore e saggista nacque a Modena da famiglia piemontese il 18 luglio 1910. Inviato speciale e corrispondente di guerra per Il Messaggero di Roma, fu tra i più efficaci espositori del dramma del dopoguerra sulle colonne della testata Risorgimento Liberale, quotidiano diretto da Mario Pannunzio col quale collaborò anche per il settimanale politico Il Mondo. Firma prestigiosa anche de L’Europeo di Arrigo Benedetti, Gorresio scrisse una decina di saggi storici ottenendo importanti riconoscimenti giornalistici e premi. Nel 1980 l’autobiografia La vita ingenua gli valse il Premio Strega. Lavorò fino a poco prima della sua morte, nel 1982, curando la rubrica “Taccuino” per il quotidiano La Stampa.

 


domenica 10 settembre 2023

Palermo, Al Cep si torna in classe prima ma nel nome di Padre Pino Puglisi a 30 anni dal suo omicidio



All'istituto comprensivo Giuliana Saladino la campanella suonerà già domani con un evento speciale dedicato al parroco di Brancaccio, assassinato dalla mafia il 15 settembre del 1993, e un ospite d'eccezione: l'arcivescovo Corrado Lorefice

La data ufficiale per la riapertura delle scuole in Sicilia è mercoledì 13 settembre, ma alcuni istituti hanno deciso di anticipare e per molti studenti la campanella del nuovo anno scolastico suonerà già domani mattina, lunedì 11. Succederà anche all'istituto comprensivo Giuliana Saladino del Cep, dove però è previsto un evento molto speciale, in nome di Padre Pino Puglisi, a trent'anni dalla sua uccisione: alla riapertura della scuola sarà infatti presente anche l'arcivescovo Corrado Lorefice.

Alle 10, nella sede centrale della scuola, in via Barisano da Trani, si svolgerà un incontro, aperto anche al territorio, dal titolo: "Il messaggio di Padre Pino Puglisi alla scuola palermitana", al quale oltre all'arcivescovo, che concluderà i lavori, interverranno il dirigente scolastico Giusto Catania, la scrittrice Gabriella Cascio (autrice del libro "Ho incontrato Padre Puglisi", Edizioni La Zisa) il teologo Rosario Giuè (parroco a Brancaccio prima di Padre Puglisi), Gregorio Porcaro referente regionale di Libera e viceparroco di Pino Puglisi a Brancaccio. 

“Accogliere senza giudicare. La forza della compassione e dell'empatia” di Davide Romano, giornalista

Nell'ampio spettro della convivenza umana, la diversità brilla come una gemma dai molteplici colori. Ogni individuo è unico nel suo insi...