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domenica 5 maggio 2024

“Accogliere senza giudicare. La forza della compassione e dell'empatia” di Davide Romano, giornalista

Nell'ampio spettro della convivenza umana, la diversità brilla come una gemma dai molteplici colori. Ogni individuo è unico nel suo insieme di esperienze, valori e prospettive. Accogliere senza giudicare diventa, quindi, una virtù imprescindibile, un atto di gentilezza che illumina il cammino della convivenza armoniosa. Come disse la scrittrice Maya Angelou, “Possiamo essere l'unica nota di conforto in un mondo di caos e confusione. E non c'è niente di più confortante che essere accolti con gentilezza”.

La diversità è la tela su cui dipingiamo il mosaico della nostra società. Ogni individuo, con la sua storia unica, contribuisce ad arricchire il panorama culturale e sociale. Come affermò una volta il filosofo Johann Wolfgang von Goethe, “La diversità nella creazione è il risultato dell'amore infinito di Dio”. Accogliere la diversità significa riconoscere il valore intrinseco di ogni essere umano, indipendentemente da razza, religione, orientamento sessuale o background socio-economico.

Il giudizio, spesso radicato nei preconcetti e negli stereotipi, costituisce una barriera alla vera comprensione e inclusione. “Giudicare una persona non ti definisce; ti definisce come una persona”, affermò una volta la scrittrice e attivista Emma Goldman. Quando ci lasciamo influenzare dai nostri pregiudizi, ci priviamo dell'opportunità di conoscere realmente gli altri e di imparare da loro. Accogliere senza giudicare richiede un atto di volontà consapevole per superare le nostre barriere mentali e aprirci alle esperienze e alle prospettive degli altri.

Le istituzioni sociali, dalle scuole ai luoghi di lavoro, hanno un ruolo fondamentale nell'incoraggiare un ambiente di accettazione e tolleranza. “La vera diversità è poter accettare le persone per chi sono, senza giudicare o etichettare”, sottolineò la psicologa e autrice Ellen J. Langer. Promuovere la diversità e l'inclusione attraverso politiche e pratiche inclusive non solo crea un clima più positivo e produttivo, ma trasmette anche un messaggio importante: tutti sono benvenuti e valorizzati per ciò che sono.

L'empatia, la capacità di comprendere e condividere i sentimenti degli altri, è al cuore dell'accoglienza senza giudicare. “L'empatia è vedere con gli occhi degli altri, sentire con il cuore degli altri, e comprendere con la mente degli altri”, disse una volta Alfred Adler, psicologo e psichiatra austriaco. Mettersi nei panni degli altri ci permette di apprezzare le loro esperienze e sfide, e ci aiuta a sviluppare una connessione più profonda e autentica con loro. Praticare l'empatia ci rende più aperti e compassionevoli, e ci avvicina a una visione più inclusiva del mondo.

Accogliere senza giudicare non è solo un atto di gentilezza, ma una necessità morale e sociale. In un mondo spesso diviso da conflitti e divisioni, l'accettazione e il rispetto reciproco sono le fondamenta su cui costruire una società più giusta e solidale. Ogni giorno, possiamo fare la nostra parte per promuovere un ambiente di inclusione e tolleranza, in cui ogni individuo si senta accolto e rispettato per chi è. Come disse una volta il leader spirituale Dalai Lama, “La compassione è la nostra vera natura umana”.



giovedì 2 maggio 2024

Palermo, La Compagnia del Vangelo cerca volontari e cibo per il Boccone del Povero



“Cerchiamo uomini e donne di buona volontà che diano una mano per cucinare e servire i pasti ma anche cibo per la mensa gestita dalle suore Serve dei Poveri del Boccone del Povero di piazza San Marco 8, a Palermo”. È l’appello lanciato dal giornalista Davide Romano, fondatore della Compagnia del Vangelo, un gruppo informale ecumenico di cristiani unito dal solo desiderio di servire il Signore nei suoi poveri.

“In una città che sprofonda ogni giorno di più nella miseria – commenta Romano – sono sempre più numerose le persone che fanno fatica a consumare pasti giornalieri decenti. Se le istituzioni continuano a rimanere indifferenti, non possiamo farlo noi se vogliamo continuare a definirci ancora cristiani”.

“Per questo motivo – continua - invito gli uomini e le donne di buona volontà a venire al convento di San Marco, sito nell’omonima piazzetta, a Palermo, per aiutare le suore Serve dei Poveri che, seguendo l’esempio del loro fondatore, padre Giacomo Cusmano, da anni portano avanti ogni pomeriggio una mensa aperta a tutti poveri della città”.

Per contatti e info: e-mail: bocconedelpoveropa@gmail.com; cell. +39 329 491 9286 (sr. Rosalia)

 


Perduto e ritrovato dall’amore di Dio



Sono nato in una famiglia cattolica come tante. Da bambino ho frequentato l’oratorio dei Salesiani e poi gli scout, il grande amore della mia vita. Dopo il liceo e la lettura di tanti testi religiosi, ho anche studiato teologia. Avevo fame di mondo e di vita. Sono anche diventato giornalista e ho viaggiato molto.

Cercavo di essere un buon cristiano e pensavo di cercare sinceramente il Signore. Ma, in verità, lo cercavo con paura e con rabbia. Forse dentro di me Dio era come mio padre, un uomo di formazione militare. A Dio, come a mio padre, bisognava solo ubbidire e l’obbedienza non era mai perfetta. Ubbidivo a Dio ma non lo amavo. Dentro di me anzi lo detestavo e lo maledicevo.

Mio padre era un uomo violento. E per me Dio era come lui. Per quanto mi sforzassi, non avrei mai meritato il suo amore. Mi sono sentito spesso come un cane randagio, costretto a mendicare carezze e cibo. Fuggivo da Dio così come avevo passato l’infanzia e l’adolescenza a fuggire dall’umore imprevedibile di mio padre. Pensavo di conoscere Dio, in fondo avevo studiato teologia! Ma lo conoscevo “per sentito dire”, come Giobbe (42,5). In verità, ero morto dentro. Formalmente un buon cristiano, vivevo una vita disordinata. Priva di amore, in continua e sorda ribellione.

Ma il Signore mi ha messo nel cuore una grande nostalgia e mi ha dato la forza di volgere i miei passi verso di Lui. Nell’estate del 2018 durante un corso di esercizi spirituali ho meditato la parabola del figliol prodigo. Ho urlato a Dio tutta la mia rabbia. Ma all’improvviso mi sono accorto della bellezza che mi circondava: il cielo terso, la luce dorata del sole, il mare e le colline. E ho sentito forte, avvolgente il suo amore che mi sanava il cuore. Scoppiavo di gioia!  Il Signore mi aveva riportato in vita. Mi aveva fatto sentire di essere figlio sempre amato, che Lui c’era sempre stato e che dovevo solo aprirgli la porta perché Lui entrasse nella mia vita e prendesse tutto il mio dolore e la mia rabbia.

Più di trent’anni fa, mio padre era spirato fra le mie braccia chiedendomi di perdonarlo per il male che mi aveva fatto. Lo avevo assistito, fin sulla soglia della morte, combattuto da sentimenti contrastanti. Non ero stato capace di perdonarlo. Solo oggi, a distanza di tanto tempo, posso di dire di averlo veramente perdonato.

Dal giorno della mia conversione, ho desiderato solo vivere e parlare di questo amore. Spero che la mia storia sia una piccola luce per chi ancora vive nelle tenebre della disperazione.

 

Davide Romano, giornalista

(Credere, n. 17, 28 aprile 2024)

giovedì 11 aprile 2024

“L’arte di ricominciare” di Davide Romano, giornalista

 


Scrive il noto biblista don Fabio Rosini: “La vita è una serie infinita di inizi. Talvolta ripartire può diventare difficile. Addirittura si può arrivare a pensare, dopo un fallimento o una dura prova, che ricominciare sia impossibile”. Ma è esattamente il contrario.

L'arte di ricominciare è un concetto che si riferisce alla capacità umana di affrontare e superare le sfide, le difficoltà e i fallimenti nella vita. Si tratta di un processo di rinascita, di rinnovamento e di crescita personale che coinvolge il superamento degli ostacoli e la trasformazione delle esperienze negative in opportunità di apprendimento e di miglioramento.

Ricominciare implica un atto di coraggio e di resilienza. Significa guardare avanti nonostante le delusioni del passato e avere fiducia nelle proprie capacità di affrontare nuove sfide. In questo senso, ricominciare è un'arte perché richiede creatività, determinazione e pazienza.

Uno degli aspetti cruciali dell'arte di ricominciare è la capacità di imparare dagli errori e dalle difficoltà incontrate lungo il percorso. Le esperienze negative possono fornire importanti lezioni di vita e diventare un trampolino di lancio per un nuovo inizio. Invece di lasciarsi abbattere dalle sconfitte, coloro che padroneggiano quest'arte sono in grado di trasformare le avversità in opportunità di crescita e di sviluppo personale.

Inoltre, ricominciare può coinvolgere anche un cambiamento di prospettiva e di atteggiamento nei confronti della vita. Può significare abbracciare la flessibilità, adattarsi ai cambiamenti e aprirsi a nuove possibilità. Spesso, le persone che riescono a ricominciare con successo sono quelle che mantengono una mente aperta e una visione ottimistica del futuro, nonostante le avversità incontrate.

Infine, l'arte di ricominciare può essere un processo continuo e in evoluzione. La vita è piena di alti e bassi, e ogni nuovo inizio può portare con sé nuove sfide e opportunità. Tuttavia, ciò che conta è la capacità di adattarsi, di crescere e di trasformarsi nel corso del tempo, continuando a guardare avanti con speranza e determinazione.

In sintesi, l'arte di ricominciare è un'abilità preziosa che può aiutarci a superare le difficoltà e a vivere una vita piena e significativa. Richiede resilienza, impegno e una mente aperta, ma può portare a una rinascita personale e a un nuovo inizio pieno di speranza e possibilità.

martedì 9 aprile 2024

In libreria: Ernesto Buonaiuti, “Apologia del cattolicesimo”, a cura di Davide Romano, prefazione di Francesco Armetta, Edizioni La Zisa

 


L’Apologia del cattolicesimo venne pubblicata per la prima volta a Roma nel 1923 all’interno della collana Apologie, creata e diretta da Angelo Fortunato Formiggini. L’Apologia e il saggio di apologetica religiosa intitolato Verso la luce, guadagnarono al Buonaiuti la scomunica papale e la messa all’indice di tutte le sue opere. Le argomentazioni, così come affrontate dal Buonaiuti nell’Apologia, non si basavano più sui precetti della filosofia scolastica ma erano impregnate di un misticismo che diede vita ad una sorta di antitetico individualismo dell’anima. È lo stesso Buonaiuti a chiarire sin dall’inizio la sua tesi apologetica: «il movimento religioso, scaturito dalla predicazione del Vangelo, rappresenta la perfezione soprannaturale nello sviluppo della religiosità umana, e che del cristianesimo, sigillato e consacrato dalla luce incontaminata di un divino afflato rivelatore, il cattolicismo costituisce in una completa identità sostanziale la logica realizzazione nella storia».

 

Ernesto Buonaiuti (1881-1946), illustre esponente della corrente modernista italiana, presbitero e accademico, nei suoi studi indagò ogni aspetto e ogni figura appartenente alla storia cristiana. Oltre all’Apologia possiamo ricordare, tra i suoi scritti più significativi, Lutero e la Riforma religiosa in GermaniaGioacchino da FioreStoria del cristianesimo e l’autobiografia dal titolo Pellegrino di Roma.

lunedì 8 aprile 2024

“Vivere filosoficamente” di Davide Romano, giornalista




Vivere filosoficamente significa adottare un approccio esistenziale alla vita basato sulla riflessione critica, la ricerca di significato e la pratica di virtù etiche. Piuttosto che limitarsi a esistere passivamente, vivere filosoficamente implica un impegno attivo nel comprendere se stessi, il mondo circostante e il significato dell'esistenza umana.

Chi vive filosoficamente tende a porre domande profonde su temi quali la natura della realtà, la conoscenza, l'etica, il senso della vita e il bene comune. Questa ricerca di conoscenza e saggezza non è solo un'esercitazione intellettuale, ma un percorso che guida le azioni quotidiane e le scelte morali.

Vivere filosoficamente richiede un costante esame di sé e del mondo, un'apertura alla diversità di pensiero e un impegno verso la coerenza tra le proprie convinzioni e il proprio comportamento. Implica anche un'attenzione particolare all'etica e alla giustizia sociale, poiché la filosofia non riguarda solo la ricerca della verità, ma anche il perseguimento del bene e della virtù.

Questo modo di vivere può manifestarsi in diverse forme, a seconda delle tradizioni filosofiche e delle convinzioni personali. Alcuni potrebbero trovare ispirazione nel pensiero di filosofi come Socrate, Epitteto o Kant, mentre altri potrebbero seguire tradizioni spirituali o etiche che incoraggiano una vita contemplativa e riflessiva.

In definitiva, vivere filosoficamente significa adottare un approccio consapevole e critico alla vita, cercando di vivere in armonia con i propri valori, di perseguire la saggezza e di contribuire al bene comune. È un impegno continuo verso la crescita personale e il miglioramento del mondo che ci circonda, attraverso la riflessione, l'azione e la compassione.


venerdì 5 aprile 2024

“La scrittura come esercizio spirituale: il potere trascendente della parola” di Davide Romano, giornalista

 



La pratica della scrittura va ben oltre la composizione di semplici parole su carta. Per molti, è un'esperienza profondamente personale e talvolta spirituale che può portare a una maggiore consapevolezza di sé e al benessere mentale. La scrittura come esercizio spirituale è un'antica pratica che trova radici in molte tradizioni culturali e religiose, e continua a essere una fonte di ispirazione e riflessione per molti individui oggi.

 

Espressione del sé

Scrivere può essere un modo potente per esprimere ciò che altrimenti potrebbe rimanere inespresso. Attraverso le parole, siamo in grado di dare forma ai nostri pensieri, sentimenti e esperienze più profonde. La scrittura ci offre uno spazio sicuro per esplorare i nostri desideri, le nostre paure e le nostre speranze in modo intimo e privato. Questo processo di espressione del sé può portare a una maggiore comprensione di chi siamo e di ciò che ci muove nel mondo.

 

Riflessione e consapevolezza

Scrivere può anche fungere da strumento per la riflessione e la contemplazione. Attraverso la scrittura riflessiva, siamo in grado di esplorare i nostri pensieri e le nostre emozioni in modo più approfondito. Questo può aiutarci a sviluppare una maggiore consapevolezza di noi stessi e del mondo che ci circonda. La pratica regolare della scrittura riflessiva può portare a una maggiore chiarezza mentale e a una migliore comprensione delle nostre esperienze di vita.

 

Guarigione e benessere mentale

Per molti, la scrittura può essere anche un mezzo di guarigione e di benessere mentale. Scrivere su esperienze traumatiche o dolorose può essere un modo per elaborare e superare il dolore. La scrittura può anche aiutare a ridurre lo stress e l'ansia, fornendo uno sfogo per le emozioni negative. Molte persone trovano conforto e sollievo nel tenere un diario o nel scrivere poesie o storie che riflettono le loro esperienze di vita.

 

Connessione spirituale

La scrittura può anche essere un mezzo per esplorare la nostra connessione con qualcosa di più grande di noi stessi. Molte tradizioni spirituali insegnano che la scrittura può essere un modo per entrare in contatto con il divino o per esprimere la propria fede e devozione. Scrivere preghiere, meditazioni o riflessioni spirituali può essere un modo per approfondire la nostra pratica spirituale e nutrire la nostra connessione con il sacro.

 

Conclusione

In definitiva, la scrittura come esercizio spirituale può essere un'esperienza trasformativa che porta beneficio al corpo, alla mente e allo spirito. Attraverso la pratica della scrittura, siamo in grado di esprimere noi stessi, di riflettere sulle nostre esperienze e di connetterci con qualcosa di più grande di noi stessi. Che si tratti di tenere un diario personale, di scrivere poesie o di esplorare le proprie credenze spirituali, la scrittura può essere un potente strumento di auto-esplorazione e di crescita personale.

sabato 30 marzo 2024

Torna in libreria il saggio di Dante Lattes, “Apologia dell'ebraismo”, a cura di Davide Romano, prefazione di Rav Giuseppe Laras, nota di Claudio Vercelli, La Zisa


 

Quest'opera di Dante Lattes, pubblicata per la prima volta dall'editore Formiggini nel 1923, all'interno di una collana di Apologie, continua ad essere un valido strumento per un primo, esaustivo approccio alla religione e alla cultura ebraica, ancora oggi poco o approssimativamente conosciute in Italia, ma alle quali tutti siamo largamente debitori. Se a ragione l'uomo moderno “non può non dirsi cristiano”, non è meno vero che la storia dell'umanità avrebbe preso una strada diversa, e senza dubbio peggiore, senza l'apporto fecondo e determinante del popolo ebraico. Conoscere l'ebraismo è, dunque, necessario per riflettere sulle nostre radici e, nel contempo, valutare se il nostro percorso ha pienamente tenuto conto degli insegnamenti morali e sociali elaborati dalla Chiesa e dalla intellighenzia di Israele. Merito dell’editore La Zisa è di aver riportato in libreria un testo agile e fondamentale per comprendere la religione e la cultura d’Israele.

 

Dante Lattes (1876-1965), uno dei maggiori rappresentanti dell'ebraismo italiano, è stato scrittore, giornalista (“Il corriere israelitico”, “Israel”, “La Rassegna Mensile di Israel”, del quale è stato direttore fino alla morte), traduttore, educatore, rabbino. Oltre al presente volume, si ricordano: “Commento alla Bibbia”, “Il sionismo” e “Nel solco della Bibbia”.

venerdì 29 marzo 2024

Allora sia Pasqua!



“Allora sia Pasqua piena per voi che fabbricate passaggi dove ci sono muri e sbarramenti, per voi apertori di brecce, saltatori di ostacoli, corrieri a ogni costo, atleti della parola pace”. (Erri De Luca)

 

Che sia Pasqua, Pasqua di pace nelle nostre vite, nei nostri giorni ammassati e confusi, nel mondo intero!

 


martedì 26 marzo 2024

Scaffale: Noemi Beccaria, “La Bellezza e il suo appello pro-vocante. Un percorso filosofico e teologico”, Edizioni Progetto Accademia

 


 

L’idea di sviluppare una riflessione filosofico-teologica sul tema del Bello nasce da un’esperienza personale dell’autrice: un viaggio ad Assisi, che rappresenta l’incontro con la Bellezza che trasfigura e fa risorgere. L’intento del lavoro non è quello di sostituire la logica e l’etica con l’estetica, ma rendere ragione di come il bello sia il modo in cui il bene di Dio si dona e può essere compreso dall’uomo come vero.

Le tappe in cui si snoda l’argomentazione sono quattro. Il primo capitolo si caratterizza per un confronto costante con Jean-Louis Chrétien e perciò ha un approccio maggiormente filosofico. Il perno attorno a cui ruota è il rapporto tra la Bellezza trascendente e la bellezza immanente delle cose sensibili. Il secondo capitolo è interamente dedicato a Gesù di Nazaret e al Regno di Dio da lui annunciato. Dialogando con Gerhard Lohfink, si rileva non solo la bontà ma anche la bellezza del Regno dei Cieli, che Gesù paragona ad un tesoro e ad una perla preziosa, il cui fascino permette di vendere, con gioia e senza alcun rammarico, tutto ciò che si possiede.

La terza tappa ha per oggetto lo stile ecclesiale. Se all’origine della fede sta la seduzione, allora il cristianesimo, prima di essere una dottrina o un’etica, è uno stile, ossia una maniera di abitare il mondo radicata nel rapporto con Cristo.

Infine, all’interno del quarto capitolo, nella direzione dell’orizzonte indicato dall’Evangelii gaudium, l’opera presenta un approfondimento riguardo al nesso inscindibile tra l’accoglienza del Regno e l’accadimento salvifico. Aderire all’Evangelo significa non solo vivere un’esperienza di salvezza nella storia personale, ma aprire un itinerario soteriologico nella storia collettiva: quello della fraternità eccedente, in cui la dimensione antropologica e quella teologale s’intersecano inestricabilmente.

La Bellezza che salverà il mondo non sarà l’estetica-anestetizzante della contemplazione passiva, ma la Bellezza pro-vocante di un nuovo modo di stare nella vita e di abitare la città, il quale non genera quiete e pace interiore, ma al contrario produce un forte senso di inquietudine e di incompletezza, che ci rivela ciò che siamo realmente: mendicanti d’amore, bisognosi degli altri e dell’Altro per ricevere noi stessi, assetati di senso, di legami fraterni e di un mondo più umano.

 

NOEMI BECCARIA, nata nel 1993, risiede a Narzole (CN). Si è laureata in Scienze dell’Educazione nel 2015 e ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze Religiose nel 2017. Inoltre, nel 2019 ha conseguito il Baccalaureato in Teologia presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Fossano. Attualmente è iscritta al biennio specialistico di Licenza in Teologia Fondamentale presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano. Lavora come docente di Religione Cattolica presso la scuola statale.

lunedì 25 marzo 2024

In libreria: Edoardo Marengo, “La pragmatica musicale nella liturgia dopo il Concilio Vaticano II. Cum musica fit sacra”, a cura di Davide Romano, prefazione di Roberto Tagliaferri, Edizioni progetto Accademia


Molto probabilmente, la presenza della musica nella liturgia potrebbe sembrare ai non addetti ai lavori quasi un fatto scontato tanto da non richiedere approfondimenti o momenti di riflessione. Invece, la questione della musica per la liturgia è una di quelle più dibattute di tutti i tempi. Le problematicità sono molteplici e le riflessioni esposte dai vari pensatori che si sono occupati di questo tema non sempre aiutano a mettere ordine, anzi tal-volta possono aumentare le perplessità.

L’autore, nel suo lavoro, passa in rassegna le varie teorie esposte nel corso del tempo da studiosi di grande rilievo cercando in tal modo di aiutare a comprendere come la presenza della musica nella liturgia non sia qualcosa di scontato o, come alcuni pensano, un di più rispetto alla liturgia stessa, ma ne è parte integrante, mezzo attraverso il quale l’assemblea dei fedeli partecipa al rito sacro in modo sacramentale. Cantare e suonare strumenti non è un fatto meccanico, ma è esso stesso incontro con Dio.

Quale musica? Quali difficoltà si incontrano nel quotidiano? Cosa può essere definito sacro e cosa no? Bisogna dare delle linee guida o si rischia in questo modo di cadere in una fissità che non permette di adeguarsi alle esigenze dei partecipanti ai riti sacri? Gli interrogativi sono molteplici. Edoardo Marengo, in modo puntuale e preciso, ci espone passo dopo passo le tesi più importanti riguardo questo complesso argomento, ma anche le questioni pratiche che affrontano coloro che in una diocesi si occupano in prima persona della musica nella liturgia.


EDOARDO MARENGO, nasce ad Alba e, dopo la maturità classica presso il liceo classico “G. Govone” di Alba (Cn), ha conseguito il Baccalaureato in Teologia presso lo STI di Fossano (Cn) e la Licenza in Teologia con specializzazione Liturgico Pastorale presso l’Istituto di Liturgia Pastorale dell’Abbazia benedettina “Santa Giustina” di Padova, incorporato al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma. Ha svolto i suoi studi musicali presso l’Istituto Diocesano di Musica Sacra di Alba, approfondendo successivamente la metodologia dell’educazione musicale e la direzione corale. È docente di religione nella scuola secondaria di secondo grado. È diacono, direttore dell’Ufficio Catechistico della Diocesi di Alba, dove da anni svolge il suo impegno pastorale nel campo musicale e teologico liturgico. È sposato con Serena e papà del piccolo Gioele.

domenica 24 marzo 2024

Consigli, non richiesti, di lettura in tempo di guerra: Dounia Ettaib, “Al Quds. Il dono di Dio per il suo popolo. Un libro su Israele”, Edizioni La Zisa

  


L’amore di una donna araba per l’ebraismo e Israele!

«Tutta la vita di Dounia è un tentativo valoroso di battere luoghi comuni, e la grande prova del fuoco, non un ostacolo ma una tappa prescelta, è Israele, la visita di quel paese (...). Il suo libro è enciclopedico, ma anche pieno di storie, di colori, di profumi». (Fiamma Nirenstein)

 

Dounia Ettaib ha iniziato la sua carriera come consulente e project manager per istituti governativi in Italia come la Provincia di Milano e il Comune di Milano. È stata membro del Comitato Islamico e membro della Commissione Immigrazione del Ministero dell'Interno italiano. Nel corso degli anni ha acquisito il suo pedigree presso grandi aziende internazionali e istituzioni pubbliche. Durante il suo mandato presso DM International, Dounia ha ricoperto il ruolo di Direttore degli affari internazionali negli uffici di Dubai e Manama. All'interno del dipartimento Commercio e investimenti di Dounia, è stata coinvolta nel commercio di società petrolifere e di gas con il Medio Oriente e la regione asiatica.

Nel 2014 ha fondato la società di consulenza sulle materie prime petrolifere e del gas D7D. La società ha una sede centrale e un ufficio di rappresentanza a Londra.

Dounia è il presidente e amministratore delegato di D7D. Sotto la guida di Dounia, l'azienda ha firmato con successo accordi e collaborato con aziende internazionali in tutto il mondo, partecipando alla costruzione e alla gestione di grandi progetti. Dounia ha firmato accordi per petrolio e altre materie prime in tutto il mondo. Nel 2016, Dounia ha portato D7D a diventare il partner ufficiale di Eurasian Investment Holdings EIH.

Dal 2017, D7D è il partner ufficiale della società eurasiatica Lionining LEFLC, è una delle maggiori allocazioni e detentrice del titolo di petrolio e prodotti petroliferi di diversi grandi paesi produttori e produttori di petrolio. Ha una solida esperienza nella gestione e nel lavoro con team multiculturali. Ha sviluppato numerosi progetti di integrazione e diversità multiculturale. Durante il periodo di confinamento ha avviato il corso multiculturale per l'Università di Limec, da 3 anni insegna integrazione delle diversità Ha ricevuto il premio Donna svizzera dell'anno 2007. 2009 Donna di Milano. Premio Ambrogino 2013. "Al Quds, il dono di Dio" è il suo primo libro.

 

lunedì 11 marzo 2024

Palermo domenica 17 marzo, XXVII Giornata della Famiglia cusmaniana

Programma fitto quello della “Ventisettesima giornata della Famiglia cusmaniana”, fondata dal beato Giacomo Cusmano, che avrà luogo domenica 17 marzo, a partire dalle ore 9,00, presso l’Hotel “San Paolo Palace” di via Messina Marine, a Palermo.

Dopo la preghiera introduttiva delle 9,30, e i saluti dei vari responsabili della Famiglia cusmaniana, alle 10,00 inizierà la tavola rotonda sul beato Francesco Spoto, morto martire in Congo il 27 dicembre 1964, a soli 40 anni, dal titolo “Signore prendi la mia vita ma salva quella dei confratelli”. Interverranno: suor Annamaria Montalbano; padre Helio Meira; padre Emmanuel Mukenge; e Rocco Gumina. Introdurrà e modererà Giuseppe Bellanti.

Dopo la pausa per il pranzo in comune, tutti i convenuti si recheranno presso la tomba del padre Spoto, nella chiesa parrocchiale Cuore Eucaristico di Gesù, sita in Corso Calatafimi 327, a Palermo, per un momento di preghiera seguito dalla visita alla mostra a lui dedicata e ai ricordi.

Infine, concelebrazione eucaristica preseduta dal superiore generale dei Missionari Servi dei Poveri, padre Salvatore Russo.

La Famiglia cusmaniana, nei rami principali, è presente: in Italia, Messico, Repubblica Democratica del Congo, Brasile, Filippine, Romania, Uganda, India e Francia. Ed è formata dai Missionari Servi dei Poveri; le Suore Serve dei Poveri; le Sorelle della Diaconia cusmaniana; l'associazione Giacomo Cusmano; e l’Associazione Ex Allievi Cusmano.

 

 

L’addetto stampa,

Davide Romano

 


giovedì 7 marzo 2024

“È la stampa bellezza!”. Palermo 13 marzo, laboratorio di giornalismo con gli alunni dell’Istituto Marcellino Corradini

 


“È la stampa bellezza!” è il titolo del laboratorio di giornalismo, organizzato da Davide Romano, che coinvolgerà gli alunni dell’Istituto Marcellino Corradini delle suore Collegine della Sacra Famiglia, a Palermo.

“Scopo del laboratorio – spiega il giornalista Davide Romano – è quello di avvicinare i ragazzi, veri e propri nativi digitali, non solo al mondo dei media tradizionali (giornali, radio, tv) e alla loro storia ma anche a quello dei social media in modo critico, creativo e responsabile anche per non essere facile preda delle fake news, che un tempo chiamavamo ‘bufale’, che sempre più imperversano, soprattutto grazie ai nuovi canali di comunicazione”.

“Una parte del corso-laboratorio – continua Romano – sarà anche a ricordare quei giornalisti che sono stati uccisi, soprattutto dalle organizzazioni criminali, per aver fatto il proprio dovere fino in fondo. E chissà che il loro esempio non spinga qualcuno dei ragazzi a scegliere un giorno quello che, nonostante tutto, rimane il mestiere più bello del mondo”.

“E, poi, come si dice – conclude ironico – è pur sempre meglio che lavorare!”.

mercoledì 6 marzo 2024

Palermo 13 aprile, Si presenta il volume “Vita di Gesù e altri scritti” dello scrittore russo Lev Tolstoj

Appuntamento sabato 13 aprile, alle ore 17, presso i locali del Centro Agape della Chiesa Cristiana Evangelica Mennonita, in via Rinaldo d'Aquino n. 9, a Palermo, per la presentazione del volume dello scrittore russo Lev Tolstoj, “Vita di Gesù e altri scritti”, curato dal giornalista Davide Romano. Modererà l’incontro il pastore della comunità Franco Arena.

“L’esigenza di superare la frammentarietà delle interpretazioni teologiche fu dunque all’origine dell’intenso lavoro di rilettura-riscrittura dei quattro Vangeli che Tolstoj iniziava e portava a termine nell’arco di due anni, fra il 1880 e il 1881, proprio allo scadere del decennio cruciale degli anni Settanta – scrive Romano nella prefazione nel libro –. Ne veniva fuori l’Unificazione e traduzione dei quattro Vangeli, cui seguiva alcuni anni dopo la pubblicazione di un compendio divulgativo, la Breve esposizione dell’Evangelo”.

“L’idea centrale dell’insegnamento evangelico è rappresentata, nella concezione tolstojana, dal Discorso della montagna, in cui Gesù pronuncia il grandioso messaggio delle beatitudini. (…) Avviene così la genesi della Vita di Gesù proposta in questa pubblicazione – continua Romano nella stessa prefazione –. La natura umana del Cristo tolstojano balza in primo piano; ma l’accento è posto sulla parola di Gesù, sulla semplicità del suo messaggio, sulla naturalezza con cui egli indica la via verso il bene, con cui cerca di orientare l’umanità, smarrita nella ricerca di un significato. Le parole di Cristo costituiscono la base anche del secondo scritto, La felicità, ma in una forma che è più quella di una piccola prosa filosofica, in cui la valenza etica dell’insegnamento cristiano viene esplicitata fino a diventare un modello comportamentale: in tal senso, forse, può apparire evidente la straordinaria attualità, o meglio, l’immortalità del messaggio religioso, così come ci viene consegnato dall’impareggiabile scrittore russo”.

Nell’ambito della stessa iniziativa, verranno presentati anche altri due volumi del celebre narratore russo: “Riflessioni di un vegetariano”, sempre curato dallo stesso Romano; e “I piaceri viziosi”.

martedì 5 marzo 2024

“Le buone letture”, Nasce il book club delle letture della tradizione cristiana


Un book club, anche online, di libri della tradizione cristiana. Si chiama “Le buone letture” l’iniziativa del giornalista Davide Romano, fondatore del gruppo di volontariato La Compagnia del Vangelo, nata per condividere e discutere, alla maniera dei club del libro diffusi nel mondo anglosassone, testi spesso poco conosciuti eppure ricchi di spiritualità e di dottrina.

“Scriveva San Bernardo – dichiara Romano - che ‘la lettura spirituale ci prepara alla preghiera e alla pratica delle virtù’. Così le buone letture possono essere un buon ausilio per chi vuole condurre una vita autenticamente cristiana al riparo dal rumore e dalle inutili distrazioni del nostro mondo che non fa altro che riempiere le nostre orecchie, i nostri occhi e la nostra mente di spazzatura”.

“Per fa questo – continua -  ho selezionato alcuni testi classici, ma incredibilmente attuali, da leggere con tutti           quelli che vorranno. Ogni libro sarà introdotto da un video o da un saggio in modo da renderne più profittevole e agevole la lettura”.

Ricco il programma. “A marzo – conclude il giornalista - leggeremo ‘La Lettera a Diogneto’;  ad aprile ‘Il Pastore di Erma’; a maggio le ‘Confessioni’ di Agostino d'Ippona; a giugno l’‘Itinerarium Mentis in Deum’ di Bonaventura da Bagnoregio; a luglio l’‘Elogio della follia’ di Erasmo Da Rotterdam; ad agosto il ‘Libro della mia vita. Autobiografia’ di Teresa d’Avila”.

Per info: lacompagniadelvangelo@yahoo.it

 

venerdì 23 febbraio 2024

In libreria: Davide Romano, “Bagnarsi di sole, nutrirsi d’arte. L’Italia vista dai russi”, Edizioni ExL


Il tema dei rapporti italo-russi è sconfinato e perpetuo. Il presente lavoro cerca di comprendere e rappresentare i momenti nodali dell’incontro tra l’Italia e la Russia. L’Italia fu uno dei primi Stati dell’Europa Occidentale con cui i principi della Moscovia riuscirono a instaurare rapporti culturali stabili e proficui. L’assimilazione della cultura italiana da parte dei russi fu, per certi aspetti, decisiva per gli sviluppi dell’architettura, della scultura, della pittura, della musica e del teatro operistico. Inoltre, l’Italia nel corso dei secoli è divenuta per l’anima russa “il paradiso in terra”. Proprio qui venivano a studiare e a divertirsi i russi più facoltosi e famosi; proprio qui scelsero di curare il corpo e l’anima i russi più disperati; proprio qui alcuni di loro scelsero anche di morire.

Davide Romano, giornalista. Da sempre attivo nel mondo del volontariato e appassionato di studi religiosi, lavora da molti anni nell’ambito della comunicazione politica, culturale, religiosa e sindacale. Ha scritto e scrive per numerose testate ed è stato anche fondatore e direttore responsabile del bimestrale di economia, politica e cultura “Nuovo Mezzogiorno” e del mensile della “Funzione Pubblica Cgil Sicilia Forum 98”.

Ha pubblicato, tra l’altro: "L'amore maldestro", Palermo 2001; “La linea d’orizzonte tra carne e Cielo”, Prefazione di Paolo Scrima, Palermo 2003; “La buriana e altri racconti”, Prefazione di Maurizio Rizza, Palermo 2003; “Nella città opulenta. Microstorie di vita quotidiana”, Prefazione di Diego Novelli, Palermo 2003, 2004;  “L’anima in tasca”, Prefazione di Antonio Riolo, Palermo 2004; “Piccola guida ai monasteri e ai conventi di Sicilia”, Palermo 2004; “Il santo mendicante. Vita di Giuseppe Benedetto Labre”, Palermo 2005; “25 e non li dimostra. Storia della Funzione pubblica Cgil-Sicilia”, Palermo 2005; “Dicono di noi. Il Belpaese nella stampa estera”, Presentazione di Rosalinda Camarda, Prefazione di Pino Apprendi, Palermo 2005;  “La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo”, Presentazione di Marcelle Padovani, Prefazione di Anna La Rosa, Con un contributo di don Vitaliano della Sala, Palermo 2007; “A mio padre con rabbia” in Aa. Vv., “Specchio poetico. Raccolte in dialogo”, Sant’Arcangelo di Romagna (Rn) 2008; “Bagnarsi di sole, nutrirsi d’arte. L’Italia vista dai russi”, Palermo 2010, 2015; (con Fabio Bonasera) “Inganno padano. La vera storia della Lega Nord”, Prefazione di Furio Colombo, Palermo 2010, 2011;  “Uno spettro s'avanza. Globalizzazione, mafie, diritti e nuova cittadinanza”, Presentazione di Paolo Ferrero, Prefazione di Daniele Gallo, Palermo 2011, 2013.

Ha curato, fra gli altri, i seguenti volumi: Girolamo Li Causi, “Terra di Frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944–1960”, Presentazione di Italo Tripi, Prefazione di Oliviero Diliberto, Palermo 2009; Ines De Benedetti, “Poesia nascosta. Le ricette della cucina tradizionale ebraica italiana”, Palermo 2013, 2015, 2017; Tatiana Kalinina, "Non solo caviale. Le ricette della cucina tradizionale russa”; Lev Tolstoj, “Riflessioni di un vegetariano”, Palermo 2017; Lev Tolstoj, “Vita di Gesù e altri scritti”, Palermo 2017. 

Ha fondato la comunità informale di cristiani “La Compagnia del Vangelo” per il servizio degli ultimi.

mercoledì 21 febbraio 2024

“Quando Tolstoj divenne vegetariano” di Davide Romano, giornalista


La riflessione sulle motivazioni etico-religiose e antropologiche di una scelta vegetariana è al centro di questo breve scritto del 1892, che fu a lungo noto con il titolo Il primo gradino, allusiva metafora dietro cui compare quell’ideale di ascetismo che Lev Tolstoj volle far proprio, a partire da un certo momento della sua vita. Il primo di un numero infinito di gradini di una colossale scalinata, la cui faticosa e travagliata ascesa costituisce l’unica via che conduce alla virtù.

 È noto a tutti quanto sia stata ricca di contraddizioni, di passioni, di pensieri e sentimenti la straordinaria esistenza di Lev Tolstoj. Quando, all’indomani di un’infanzia dorata, trascorsa nella lussuosa tenuta di famiglia a Jàsnaja Poljàna, dopo aver perso prematuramente i genitori, Tolstoj si trasferì in città, allora ebbe inizio quello che lui stesso definì “l’orribile ventennio di dissolutezza e di schiavitù all’ambizione, alla vanità e soprattutto alla carne”, un periodo di totale abbandono a ogni sorta di piacere, a cui si aggiunse poi l’esperienza della vita militare.

A questa giovanile immersione nella mondanità appagante e sensuale si contrapporrà, negli anni della maturità, un’intensa e mai placata tensione ascetica, un tormentato bisogno di purificazione interiore, di cui la scelta vegetariana rappresentò solo un aspetto. Per moltissimi anni, a partire dagli anni del suo rivolgimento spirituale, fra il 1870 e il 1880, e fino alla sua morte, avvenuta nel 1910, Tolstoj si nutrì esclusivamente di verdure, pane e legumi. Alla base di una simile risolutezza stavano delle profonde motivazioni filosofiche e ideologiche, in cui lo stoico distacco dalle passioni, di tradizione pagana, incontrava l’ideale cristiano del sacrificio e della rinuncia, e si fondeva con esso in un unico principio filosofico, secondo cui l’astinenza si pone come primo passo di un lungo percorso di elevazione spirituale.

Ma c’è un’altra ragione per cui lo scrittore di Jàsnaja Poljàna si dichiara convinto sostenitore della scelta vegetariana, ed è il suo rifiuto della violenza o, in senso più ampio, il suo intimo e inestinguibile sentimento di amore per la vita, la sensazione di potersi appropriare del significato pieno e profondo dell’esistenza proprio attraverso il conseguimento di un’armonia con la natura.

L’ideale nonviolento tolstojano, com’è noto, fu di ispirazione a Gandhi, il quale dichiarò di aver creduto nella nonviolenza proprio grazie alla lettura, nel 1894, del saggio Il Regno di Dio è in voi. Tutto il sistema di pensiero di Tolstoj trae origine dall’ansia religiosa che lo anima, e l’intera sua produzione letteraria, dagli anni Settanta in poi, risente di questa sua disposizione interiore. Il fervore della sua religiosità è la chiave per interpretare non soltanto la sua produzione saggistica ed esegetica, ma anche quella narrativa, nonché l’intera sua complessa spiritualità, la sua filosofia, il suo stile di vita, fino alle sue scelte nell’alimentazione.

La questione del vegetarianismo era stata centrale nel dibattito culturale europeo dell’Ottocento, come attesta il grande interesse riscosso, in tutto il vecchio continente, dall’opera dell’inglese H. Williams, The Ethics of Diet, pubblicata nel 1878. Il presente saggio apparve qualche anno dopo, nel 1892, proprio come prefazione all’edizione russa dell’opera di Williams. In una prosa dal tono sospeso fra la semplicità di un apologo e la letterarietà di certi riferimenti colti, la prospettiva etica di Tolstoj balzava in primo piano, nel fermo rifiuto dell’aberrante e innaturale atto di violenza di cui il consumo di carne è inglorioso corollario.

La straordinaria modernità del pensiero del grande filosofo russo si allaccia con forza alle più calde questioni che percorrono, a più di un secolo di distanza, la nostra società. L’attualità delle rivendicazioni del movimento animalista o il dilagante favore che incontra in questi nostri anni la scelta di un’alimentazione vegetariana rappresentano posizioni ideologiche estremamente affini alle istanze così appassionatamente caldeggiate dal vegliardo di Jàsnaja Poljàna, testimone lungimirante e intuitivo del suo secolo, un secolo di profondi rivolgimenti culturali, in cui il vecchio mondo dell’ancien régime, con tutti i suoi sentimenti e i suoi valori, tramontava, per lasciare spazio alla sensibilità nuova della società che nasceva.

 

Lev Nikolàevič Tolstoj nacque nel 1828 a Jàsnaja Poljàna, nella tenuta di proprietà della nobile famiglia materna, nei pressi della città di Tula. Dopo la perdita di entrambi i genitori, trascorse gli anni dell’adolescenza tra Mosca e Kazan, dove iniziò gli studi universitari. Nel 1851 ebbe inizio la sua avventura al fronte, nel Caucaso; sono questi gli anni in cui Tolstoj inizia a scrivere, e da lì a poco vedrà la luce il suo primo romanzo, Infanzia, pubblicato nel 1852, cui seguirà nel 1856I racconti di Sebastopoli, ispirato proprio all’avventura nell’esercito. Intorno ai trent’anni, Tolstoj decise di far ritorno a Jàsnaja Poljàna, dove rimase per gran parte della sua vita. Nel 1862 sposò Sonja Andrèevna Bers, e negli stessi anni pubblicò le opere che lo hanno reso immortale: Guerra e pace è del 1869, Anna Karenina del 1877. Tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, Tolstoj attraversò un periodo di profonda crisi spirituale, dalla quale uscì grazie alla religione. Da questo momento, tutta la sua produzione letteraria, narrativa e saggistica risentì di una rinnovata prospettiva filosofica ed etico-religiosa. L’opera completa di Tolstoj è raccolta in 90 volumi, non ancora integralmente tradotti in italiano.


Il libro: Lev Nikolàevič Tolstoj, “Riflessioni di un vegetariano”, Prefazione e cura di Davide Romano, Edizioni EL


lunedì 5 febbraio 2024

“Affrontare la tristezza cristianamente” di Davide Romano, giornalista

Affrontare la tristezza cristianamente può essere un approccio più efficace di quelli che vanno più di moda al momento. Ecco alcuni consigli ispirati agli insegnamenti di uomini e donne di fede nei secoli per affrontare la tristezza:

Prega e rifletti: Molti insegnamenti spirituali enfatizzano l'importanza della preghiera e della riflessione. Dedica del tempo a pregare o a meditare, cercando consapevolezza e pace interiore.

Pratica la gratitudine: Molte tradizioni spirituali insegnano l'importanza di essere grati per ciò che si ha. Concentrati su ciò che è positivo nella tua vita, anche nei momenti difficili.

Coltiva la compassione: Sii compassionevole verso te stesso e verso gli altri. I santi spesso incoraggiano la compassione come un modo per alleviare la sofferenza.

Cerca il significato: Rifletti sul significato più profondo della tua vita. Chiediti quali valori sono davvero importanti per te e cerca di allinearti con essi.

Pratica l'umiltà: L'umiltà è una virtù insegnata da molte tradizioni religiose. Accetta la tua umanità e la tua vulnerabilità, riconoscendo che tutti affrontano sfide.

Condividi le tue preoccupazioni: Parla con qualcuno di fiducia, che sia un amico, un familiare o un leader spirituale. La condivisione può alleggerire il peso della tristezza.

Fidati del processo: I santi spesso insegnano la fiducia in un piano più grande. Anche se non comprendi completamente il motivo della tua tristezza, cerca di fidarti del processo della vita.

Pratica la carità: Coinvolgiti in attività caritatevoli o di volontariato. L'atto di dare agli altri può portare gioia e un senso di realizzazione.

Trova consolazione nelle Scritture: Molte tradizioni religiose contengono testi sacri che offrono conforto e saggezza. Leggere le Scritture può essere una fonte di ispirazione.

Cerca la comunità: Unisciti a una comunità spirituale o religiosa. Essere circondato da persone con valori simili può fornire sostegno e condivisione.

“Orrore senza fine. Diffusi i dati sulla pedofilia nella Chiesa evangelica tedesca” di Davide Romano, giornalista

La recente diffusione dei dati relativi agli abusi sui minori all'interno della Chiesa evangelica in Germania ha scosso profondamente l'opinione pubblica. I risultati dell'ampio studio commissionato dalla chiesa protestante tedesca indicano un numero sconcertante di oltre 9.000 minori coinvolti in episodi di abusi dal 1946 fino ai giorni nostri.

La vescova Kirsten Fehrs, presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania (Ekd), ha emesso un mea culpa significativo di fronte a questi allarmanti risultati. Ha espresso la sua scioccante consternazione per la violenza inflitta ai bambini, inclusa quella perpetrata negli asili nido, evidenziando l'assenza di protezione e giustizia da parte della Chiesa. Fehrs ha riconosciuto apertamente il massiccio fallimento nel prevenire e affrontare gli abusi, sia al momento in cui si sono verificati che successivamente, quando le vittime hanno avuto il coraggio di farsi avanti.

Lo studio fa parte di un pacchetto di misure adottato dal Sinodo Ekd nel novembre 2018 per proteggere da abusi e molestie sessuali. La Chiesa evangelica ha istituito un consiglio consultivo per la protezione contro la violenza, commissioni indipendenti nelle chiese regionali e ha incorporato la protezione contro la violenza nei regolamenti legali, rappresentando un tentativo tangibile di affrontare il problema.

I dati emersi sono sconcertanti: almeno 2.200 vittime accertate, ma il numero totale di minori coinvolti potrebbe superare i 9.000, coinvolgendo oltre 3.000 presunti abusatori. Di questi, circa un terzo sarebbero pastori e vescovi, mentre gli altri sarebbero operatori legati alle organizzazioni della Chiesa, in particolare Diaconia. Questi numeri spiazzanti mettono in luce la necessità di un'azione immediata e radicale.

Il presidente di Diakonie Deutschland, Rüdiger Schuch, ha riconosciuto il fallimento dell'istituzione Diakonie nel proteggere le persone e si è impegnato a collaborare con le vittime per affrontare i casi e promuovere ulteriori progressi. L'apertura a riconoscere il proprio errore è un passo importante verso un cambiamento effettivo.

I risultati dello studio, che indicano solo la "punta dell'iceberg", sono ora in fase di valutazione nel forum di partecipazione, coinvolgendo tutti i membri della Chiesa e le persone interessate. Dorothee Wüst, portavoce dei rappresentanti della chiesa nel forum, ha sottolineato la necessità di affrontare il fallimento istituzionale e personale evidenziato dallo studio, sottolineando che è essenziale un approccio correttivo tempestivo e accurato.

Il forum di partecipazione prevede di presentare un piano d'azione con conseguenze concrete nel novembre 2024, in collaborazione con i ricercatori dello studio. Detlev Zander, portavoce delle persone colpite, ha sottolineato la necessità di cambiamenti istituzionali significativi nella chiesa e nelle organizzazioni diaconali per smantellare le strutture di potere che favoriscono la violenza sessuale. Ha evidenziato l'importanza di un impegno comune e personale per garantire un cambiamento radicale nell'approccio della Chiesa alla protezione dei minori.

 

“Accogliere senza giudicare. La forza della compassione e dell'empatia” di Davide Romano, giornalista

Nell'ampio spettro della convivenza umana, la diversità brilla come una gemma dai molteplici colori. Ogni individuo è unico nel suo insi...