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giovedì 21 settembre 2023

“Il martire dell'eresia: Fra Dolcino, il predicatore millenarista” di Davide Romano

 

Prato Sesia, 1250 circa - Vercelli, 1º giugno 1307. Queste date segnano la vita di Fra Dolcino, noto anche come Dolcino da Novara, uno dei personaggi più enigmatici e controversi del Medioevo italiano. Fu il fondatore e il capo del movimento dei dolciniani, un gruppo di seguaci devoti attratti dalle sue prediche millenariste. La sua storia è avvolta da un alone di mistero, in quanto le fonti storiche disponibili sono scarse e spesso di parte avversa al suo movimento eretico.

Le origini di Dolcino sono oscure, ma si suppone che sia nato a Prato Sesia, nell'alto Novarese, intorno al 1250. Alcune fonti suggeriscono che il suo vero nome fosse Davide Tornielli e che potesse essere il figlio illegittimo di un prete, forse il parroco di Prato Sesia.

La sua carriera religiosa ebbe inizio quando si unì al movimento degli Apostoli, guidato da Gherardo Segarelli, intorno al 1291. Gli Apostoli erano noti per la loro vita ascetica, basata sulla povertà e l'obbedienza alle Scritture. Questo movimento era in contrasto con la Chiesa cattolica e venne condannato da papa Onorio IV nel 1286. Segarelli stesso fu giustiziato sul rogo nel 1300.

Dolcino abbracciò la dottrina degli Apostoli e iniziò a predicare, principalmente nella zona del lago di Garda e poi nei dintorni di Trento. Durante i suoi spostamenti, conobbe una giovane donna di nome Margherita Boninsegna, che divenne la sua compagna e lo aiutò nella predicazione.

La sua predicazione si distinse per il suo fervente millenarismo, la credenza che il mondo stesse per entrare in un'era di rinnovamento spirituale e che la Chiesa cattolica fosse corrotta e destinata a cadere. Dolcino profetizzava anche la fine imminente del papato di Bonifacio VIII.

Le sue prediche carismatiche attirarono molti seguaci, e sotto la sua guida, il movimento dei dolciniani cresceva rapidamente. Questo aumento di popolarità suscitò la preoccupazione della Chiesa cattolica, che vedeva in Dolcino una minaccia alla sua autorità.

Nel 1306, il vescovo di Vercelli, Raniero degli Avogadro, proclamò una crociata contro i dolciniani con il beneplacito del papa Clemente V. Le truppe cattoliche attaccarono il rifugio dei dolciniani, situato sul Monte Rubello sopra Trivero, nel Biellese. Dopo un lungo assedio, i dolciniani vennero sconfitti.

Dolcino fu catturato e processato a Vercelli. Durante il processo, rifiutò di pentirsi e proclamò che sarebbe risorto il terzo giorno se venisse ucciso. Fu condannato a morte e sottoposto a torture brutali prima di essere arso vivo di fronte alla Basilica di Sant'Andrea.

Margherita Boninsegna e Longino, un altro seguace di Dolcino, subirono la stessa sorte, venendo arsi vivi sulle rive del torrente Cervo, vicino a Biella. L'eroica resistenza di Dolcino di fronte alle torture e la sua proclamazione di resurrezione lo resero un'icona di resistenza per alcuni, mentre per altri fu un eretico pericoloso.

La figura di Dolcino ha lasciato un'impronta duratura nella storia dell'eresia e del pensiero religioso nel Medioevo. La sua predicazione millenarista anticipò alcune delle idee che sarebbero emerse durante la Riforma protestante, e la sua resistenza di fronte alla persecuzione lo rese un simbolo di opposizione alla Chiesa cattolica dell'epoca.

Ancora oggi, la sua storia è oggetto di studio e dibattito tra gli storici e rappresenta un capitolo affascinante e controverso nella storia del cristianesimo medievale.

“Giordano Bruno, il diritto di pensare (liberamente) in un’epoca di nuovi conformismi” di Davide Romano

“La libertà di pensiero è più forte della tracotanza del potere”. Ogni potere tende a difendere se stesso colpendo chiunque non si conformi ai dogmi del tempo. Dogmi che lo stesso potere continuamente crea e consacra. Giordano Bruno, filosofo e teologo eretico del XVI secolo, potrebbe sembrare un personaggio lontano nel tempo, ma la sua eredità come libero pensatore rimane sorprendentemente attuale e rilevante nel mondo moderno. La sua vita e le sue idee costituiscono un richiamo alla necessità di difendere la libertà di pensiero e l'apertura intellettuale anche oggi.

Bruno, nato a Nola nel 1548, è diventato noto per le sue opinioni eretiche che lo hanno portato al rogo il 17 febbraio del 1600. La sua eresia non era solo teologica, ma anche scientifica e filosofica. Ha sostenuto che l'universo fosse infinito, con molte stelle simili al nostro sole e, quindi, potenziali abitanti. Queste idee erano in netto contrasto con il dogma geocentrico accettato dalla Chiesa cattolica dell'epoca. Il suo coraggio nel sostenere queste opinioni è ben riflesso in una delle sue affermazioni più famose: "Nessun Dio che ama la verità può condannare una mente umana che cerca la verità".

La vicenda di Bruno mette in luce la lotta per la libertà di pensiero. Oggi, in un mondo in cui le informazioni sono facilmente accessibili, ma in cui si fa strada un nuovo conformismo sempre più intollerante, è fondamentale ricordare il valore di esprimere idee divergenti. Bruno ha pagato un prezzo terribile per le sue convinzioni, ma la sua determinazione nel difendere la sua visione del mondo è un monito per noi tutti. In merito a ciò, ha scritto: "Io non affatico il mio cervello per trovare risposte corrette, ma per liberare la mente dagli errori".

Le idee di Bruno anticiparono molte delle scoperte scientifiche successive. La sua teoria dell'universo infinito, ad esempio, prefigurò la moderna cosmologia e la scoperta di esopianeti. Questo ci ricorda l'importanza di non chiudere la porta a nuove idee, anche se sembrano eretiche in un primo momento. Bruno sosteneva: "Ogni scienza ha una filosofia e ogni filosofia una scienza". Questa connessione tra scienza e filosofia è ancora di grande rilevanza, poiché la riflessione filosofica continua a ispirare la ricerca scientifica e ad aiutarci a comprendere il significato delle scoperte.

In un'epoca in cui la libertà di pensiero e l'apertura intellettuale sono fondamentali per il progresso della società, Giordano Bruno rimane un maestro da riscoprire in continuazione. La sua eredità ci ricorda che il coraggio di andare controcorrente, la difesa della libertà di pensiero e la ricerca della verità sono valori che rimangono cruciali nella nostra società. Continuare a celebrare la vita e le idee di Giordano Bruno significa onorare la lotta per il libero pensiero e l'importanza di non accettare il pensiero convenzionale senza un esame critico. In conclusione, come affermò Bruno stesso: "Non c'è scienza che non abbia inizio dal sapere che c'è molta più verità da cercare, e che un solo sapere ci guida a cercarne altre".

 


“Accogliere senza giudicare. La forza della compassione e dell'empatia” di Davide Romano, giornalista

Nell'ampio spettro della convivenza umana, la diversità brilla come una gemma dai molteplici colori. Ogni individuo è unico nel suo insi...