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domenica 17 settembre 2023

"Il cristiano non può essere mafioso. Dal pastore valdese Pietro Valdo Panascia a don Pino Puglisi il lungo cammino delle Chiese” di Davide Romano

 


“Il cristiano non può essere mafioso”. Con queste parole, pronunciate quale anno fa da papa Francesco a Palermo, nel contesto del ricordo di Padre Puglisi, la Chiesa cattolica romana ha segnato una nuova consapevolezza nella sua lotta contro la mafia. Questa affermazione, semplice ed immediata nella sua ovvietà, è stata accolta da molte parti come un segno di cambiamento all'interno della Chiesa di fronte al fenomeno mafioso. Questo cambiamento è il risultato di un percorso discontinuo e complesso, iniziato in territori periferici e con esperienze pastorali di minoranza all'interno della cristianità.

Già nel lontano 1963, dopo la strage mafiosa di Ciaculli, il pastore valdese Pietro Valdo Panascia lanciò un appello “a quanti hanno la responsabilità civile e religiosa del nostro popolo” per “la formazione di una più elevata coscienza morale cristiana”. In quel momento, la Chiesa cattolica reagì in modo più lento attraverso la lettera pastorale dell'Arcivescovo di Palermo, il cardinale Ernesto Ruffini, intitolata "Il vero volto della Sicilia". Questa risposta fu giudicata da molti insoddisfacente e fu ritardata dalla divergenza di vedute tra il Papa Paolo VI e lo stesso Ruffini, che respingeva l'idea che la mentalità mafiosa potesse avere alcuna connessione con quella religiosa.

Per assistere a una nuova presa di posizione della Chiesa cattolica siciliana contro la mafia, dobbiamo aspettare il periodo dei grandi delitti eclatanti, che ebbe luogo tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta del secolo scorso. Il cardinale Salvatore Pappalardo, con le sue celebri omelie, rappresentò la disponibilità della Chiesa siciliana postconciliare a collaborare con lo Stato per promuovere una coscienza comune, sia civica che legale, basata sulla legalità. Questa fase fu descritta da alcuni come "la rivoluzione degli onesti", un tentativo di opporre la "propria giustizia personale" all'ingiustizia perpetrata da molti.

Tuttavia, questa stagione di impegno ebbe una durata relativamente breve. Quando divenne evidente che la lotta della Chiesa contro la mafia richiedeva una riformulazione politica del sostegno dell'episcopato nazionale al partito cattolico unico e la rimozione delle connivenze tra mafia e poteri dello Stato, spesso protette da figure nominalmente cattoliche, si tornò a una difesa apologetica basata sull'identità culturale cristiana astratta del popolo siciliano, ignorando le radici del problema mafioso.

L'assassinio di Padre Puglisi, il 15 settembre del 1993, avvenne in un periodo in cui il tema della lotta alla mafia era in gran parte assopito nel dibattito interno della Chiesa. La morte del prete che aveva promosso pratiche pastorali innovative e una visione rinnovata dell'evangelizzazione popolare del territorio rappresentò un momento significativo. Tuttavia, questo avvenimento fu preceduto dal famoso "grido" contro la mafia di Papa Giovanni Paolo II, che, utilizzando un linguaggio apocalittico, spostò la sfida dalla sfera dell'analisi socio-politica e culturale a quella espressamente escatologica.

Oggi è evidente che il fenomeno mafioso, considerato come un'espressione di un'antropologia distorta, ha anche rilevanza morale e teologica. Tuttavia, è difficile non notare che questa nuova consapevolezza collettiva arriva più di cinquant'anni dopo, alla fine di un percorso non lineare di auto-riflessione della comunità ecclesiale di fronte all'ostinata contraddizione tra la mafia e il Vangelo.

Anche se, davanti al riemergere sulla scena politica locale e nazionale di alcuni personaggi, in precedenza condannati per gravi reati inerenti ai loro rapporti con le mafie, e che si richiamano direttamente al magistero cattolico, ci si chiede se la riflessione della comunità ecclesiale sia davvero giunta a una qualche maturazione. Altrimenti, non si spiega il consenso politico e di opinione di cui ancora godono. 


mercoledì 13 settembre 2023

“Pino Puglisi, il Vangelo contro la mafia” di Davide Romano









Sono passati trent’anni da quel 15 settembre del 1993, una data destinata a rimanere impressa nella memoria collettiva, il giorno in cui don Pino Puglisi fu ucciso dalla mafia. Era il suo 56° compleanno, e la sua vita venne spezzata davanti al portone di casa, nel cuore del quartiere Brancaccio di Palermo. Dietro questo vile omicidio si celavano i mandanti principali, i capi mafiosi Filippo e Giuseppe Graviano, successivamente condannati all'ergastolo. A premere il grilletto fu Salvatore Grigoli, un uomo che, paradossalmente, in carcere intraprese un cammino di conversione.

La storia di Don Pino Puglisi è una testimonianza di fede e coraggio che sfida la stessa oscurità della mafia. Il suo sorriso in quegli ultimi istanti e le parole "Me lo aspettavo" dimostrano la sua consapevolezza del pericolo che correva e la sua determinazione a non cedere di fronte alla violenza criminale. Questo eroe della fede è stato beatificato il 25 maggio 2013, poco dopo l'elezione di Papa Francesco, riconosciuto come martire "in odium fidei" cioè in odio alla fede.

Don Pino Puglisi aveva capito che la linfa vitale delle mafie risiedeva nel muro di omertà e consenso che si creava tra la gente. Per contrastarlo, ha dedicato la sua vita a educare i giovani alla cultura della legalità, rendendoli consapevoli e desiderosi di rompere le catene che imprigionavano la Sicilia. Quando nel settembre del 1990 fu nominato parroco a Brancaccio, il quartiere della sua infanzia, Don Pino continuò a seguire questo stile di annuncio e incontro personale, creando strutture che facilitassero le relazioni.

La sua particolare attenzione si concentrava sui giovani e sulle problematiche sociali dei quartieri emarginati di Palermo. Fu un attento osservatore dei lavori del Concilio Vaticano II e diffondeva i suoi documenti tra i fedeli. Non ebbe timore, per esempio, di opporsi a un comitato che spendeva ingenti somme per la festa patronale, mentre la parrocchia mancava di spazi adeguati per le attività. Nel 1992, cominciò a progettare la creazione di una grande struttura parrocchiale, inserita in un'area verde, con annesso un teatro, uno spazio per le celebrazioni all'aperto, un gazebo e una biblioteca.

Don Pino Puglisi ha testimoniato che la paura non può essere l'ultima parola di chi crede in Cristo. La sua vita ci sfida a domandarci se sia folle affrontare le mafie con la forza disarmata del Vangelo. Forse lo è, ma è una follia che ci chiama ad amare i nostri nemici, a pregare per i nostri persecutori, a odiare il male ma a continuare ad amare le persone, anche quelle che sembrano essersi smarrite lungo il cammino dell'umanità. Don Pino Puglisi è un esempio straordinario di come la fede possa illuminare anche il cammino più buio e pericoloso, ispirandoci a lottare per la giustizia, la verità e la dignità umana.

 

 

 

domenica 10 settembre 2023

Palermo, Al Cep si torna in classe prima ma nel nome di Padre Pino Puglisi a 30 anni dal suo omicidio



All'istituto comprensivo Giuliana Saladino la campanella suonerà già domani con un evento speciale dedicato al parroco di Brancaccio, assassinato dalla mafia il 15 settembre del 1993, e un ospite d'eccezione: l'arcivescovo Corrado Lorefice

La data ufficiale per la riapertura delle scuole in Sicilia è mercoledì 13 settembre, ma alcuni istituti hanno deciso di anticipare e per molti studenti la campanella del nuovo anno scolastico suonerà già domani mattina, lunedì 11. Succederà anche all'istituto comprensivo Giuliana Saladino del Cep, dove però è previsto un evento molto speciale, in nome di Padre Pino Puglisi, a trent'anni dalla sua uccisione: alla riapertura della scuola sarà infatti presente anche l'arcivescovo Corrado Lorefice.

Alle 10, nella sede centrale della scuola, in via Barisano da Trani, si svolgerà un incontro, aperto anche al territorio, dal titolo: "Il messaggio di Padre Pino Puglisi alla scuola palermitana", al quale oltre all'arcivescovo, che concluderà i lavori, interverranno il dirigente scolastico Giusto Catania, la scrittrice Gabriella Cascio (autrice del libro "Ho incontrato Padre Puglisi", Edizioni La Zisa) il teologo Rosario Giuè (parroco a Brancaccio prima di Padre Puglisi), Gregorio Porcaro referente regionale di Libera e viceparroco di Pino Puglisi a Brancaccio. 

“Accogliere senza giudicare. La forza della compassione e dell'empatia” di Davide Romano, giornalista

Nell'ampio spettro della convivenza umana, la diversità brilla come una gemma dai molteplici colori. Ogni individuo è unico nel suo insi...