Visualizzazione post con etichetta modernismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta modernismo. Mostra tutti i post

sabato 18 novembre 2023

“Padre Giovanni Semeria tra amore per i poveri e istanze moderniste” di Davide Romano

 


“L'abito di Lev Tolstoj, simile a quello di un contadino russo, e il suo pasto semplice e frugale delineano un quadro della sua vita quotidiana”. Si offre in questo modo ‘autore di “Guerra e pace” ai suoi visitatori. Fra questi, il padre Giovanni Semeria che però offre un giudizio aspro sul grande scrittore russo, sottolineando che la differenza tra Tolstoj e il contadino russo è equiparabile a quella tra la polenta che un ricco gusta per svago una volta all'anno e quella che un povero consuma per necessità ogni giorno della sua vita.

Nell'estate del 1903, il barnabita padre Giovanni Semeria si avventura in Russia insieme all'amico don Salvatore Minocchi con l'intento di visitare Jasnaja Poljana, la tenuta del settantacinquenne scrittore Tolstoj. Quest'ultimo è diventato un punto di riferimento culturale per i credenti che aspirano a un impegno più profondo nel riscatto dei poveri e auspicano una Chiesa più dinamica e attenta alle emergenze sociali. Durante il loro viaggio attraverso Vienna e San Pietroburgo, vengono calorosamente accolti da Tolstoj a Jasnaja Poljana.

In seguito a lunghe conversazioni, Semeria matura l'idea che sostenere chi è nel bisogno non può rimanere un'ideologia o un atteggiamento culturale, ma deve permeare la vita e l'attività della Chiesa nel cuore e nel midollo. Non basta limitarsi a un impegno intellettuale, come fa Tolstoj, il quale, secondo Semeria, sembra completamente assorbito dal problema morale e religioso. Se si vuole che il "umanitarismo" di Tolstoj si trasformi in "vero cristianesimo", ovvero in carità, occorre scendere in campo e sporcare le mani. Concetti che, 76 anni dopo, a Puebla, verranno chiamati "opzione preferenziale per i poveri". Questi concetti, oggi parte integrante del racconto quotidiano della Chiesa di Francesco, all'epoca di Semeria erano rivoluzionari e già anticipati in una sua corrispondenza per il Cittadino, scritta durante la sua esperienza in Russia. Nel corso degli anni, Semeria sviluppa e fa propri questi concetti fino a farli diventare il cuore della sua stessa esistenza.

Genocchi, d'altra parte, non condivide questa posizione e mantiene intatta la sua ammirazione per l'intelletto e la critica di Tolstoj. Le loro vie nella Chiesa, in un contesto modernista, si dividono rapidamente: Genocchi, sospeso a divinis, abbandona l'abito talare e diventa docente alla Sapienza, mentre Semeria, pur avendo ricevuto offerte da prestigiose università protestanti europee, dichiara piena fedeltà alla Chiesa. Dopo l'aspra esperienza della Prima guerra mondiale, diventa apostolo della carità e servo degli orfani, giungendo al punto di sacrificare la propria vita in condizioni di estrema difficoltà pur mantenendo la promessa fatta ai loro padri nelle trincee del fronte orientale.

Semeria, nato orfano di padre e cresciuto con una madre costretta a emigrare in Piemonte per sopravvivere, diventa uno dei preti più noti della sua epoca. La sua eloquenza e modernità nell'approccio lo rendono in grado di comunicare con le folle, intellettuali laicisti, soldati poveri al fronte e persino bambini ospitati nelle case fondate con don Giovanni Minozzi negli anni Venti.

Giovan Battista Montini, a Brescia, è uno degli esempi in cui il prete ha lasciato un segno significativo. Paolo VI stesso ricorda come Semeria abbia confortato i genitori preoccupati per Montini durante il suo periodo di formazione in seminario, predicendo che un giorno sarebbe diventato "vescovo e anche di più". Nelle discussioni successive alla morte, si è parlato ampiamente delle simpatie moderniste di Semeria, del suo ruolo come cappellano militare nella Grande Guerra, della sua vasta cultura e delle sue relazioni con i letterati più famosi. Tuttavia, la sua "opzione per i poveri", teorizzata in tempi rivoluzionari e messa in pratica con l'aiuto di don Giovanni Minozzi attraverso la fondazione dell'Opera Nazionale per il Mezzogiorno d'Italia per assistere gli orfani di guerra, è rimasta in secondo piano. La sua devozione al Sacro Cuore e a Maria, insieme al costante richiamo all'esempio della croce e alla sua ardente spiritualità, sono aspetti spesso trascurati della sua figura.

Se durante le sue grandi predicazioni a Roma e Genova Semeria plasmava "ogni parola nella preghiera", negli ultimi anni della sua vita scriveva conferenze e libri con l'unico scopo di raccogliere fondi per sfamare i suoi "figli". Questo sforzo, compiuto di notte mentre era inginocchiato a terra con il foglio appoggiato su una sedia, rappresenta un'ascesi che si fonde perfettamente con la sua carità. Sempre più viveva per i poveri, più il suo sguardo si rivolgeva a Cristo. Una figura autentica e profetica della fede moderna, che ha sperimentato la depressione durante gli orrori delle trincee, ma è emerso più forte di prima. Il suo modo di affrontare la disperazione è in sé una profezia che ha lasciato alla Chiesa e al nostro tempo.

“Accogliere senza giudicare. La forza della compassione e dell'empatia” di Davide Romano, giornalista

Nell'ampio spettro della convivenza umana, la diversità brilla come una gemma dai molteplici colori. Ogni individuo è unico nel suo insi...