venerdì 16 giugno 2023

Lettera di Papa Francesco alla superiora del Boccone del Povero: "Siate sempre autentiche discepole della carità"


Il Santo Padre ha fatto pervenire la benedizione apostolica alle suore del convento di San Marco, che si trova nel popolare quartiere del Capo

"Una grande emozione e una sterminata gratitudine" sono queste le parole con le quali la superiora del Boccone del Povero, suor Marie Jeanne Mulamba Meta, commenta l'affettuosa lettera appena arrivatale da parte di papa Francesco.

"Il Santo Padre ci ha tenuto a farci sapere - spiega - che conosce e segue con benevolenza l'attività caritativa del nostro convento e che ci incoraggia nella nostra opera. Inoltre, ci ha fatto pervenire la sua benedizione apostolica 'propiziatrice dei desiderati aiuti e ricompense celesti affinché sull'esempio del beato Giacomo Cusmano sappiate essere sempre autentiche discepole della carità nell'amore effettivo verso i fratelli più bisognosi'. Benedizione che estende anche a 'quanti contribuiranno al sostegno di codesto Presidio di carità'".

Il convento di San Marco, meglio noto come Boccone del Povero, è nel popolare quartiere del Capo. Grazie all’instancabile attività delle suore Serve dei Poveri, guidate dalla superiora suor Marie Jeanne Mulamba Meta, e a un manipolo di generosi volontari, riesce a gestire una mensa per i poveri e tanti altri servizi aperti a tutta la città.

Da qualche anno ha anche avviato un progetto di ecumenismo "dal basso", chiamato “Matteo 25, 31-46", grazie al quale, in collaborazione con la comunità cristiana fondata dal giornalista Davide Romano, "La Compagnia del Vangelo", gestisce le sue opere di carità insieme ad aderenti dell’Esercito della Salvezza, mennoniti, anglicani e componenti di varie chiese cristiane. 

(Fonte: palermotoday.it)

Chiesa, Padre Marko Rupnik è stato dimesso dalla Compagnia di Gesù


“A causa del suo rifiuto ostinato a osservare il voto di obbedienza” Marko Rupnik è stato dimesso dalla Compagnia di Gesù. Di seguito la dichiarazione del Delegato del padre Generale della Compagnia di Gesù per le Case e le opere interprovinciali dei Gesuiti  (DIR) a Roma, padre Johan Verschueren, pubblicata oggi.

Informiamo con cuore addolorato che il giorno 9 giugno 2023 il p. Generale ha dimesso dalla Compagnia di Gesù p. Marko Ivan Rupnik. Questo è stato fatto in conformità al diritto canonico, a causa del suo rifiuto ostinato di osservare il voto di obbedienza.

 Il “Team Referente in casi di denunce nei confronti di gesuiti appartenenti alla DIR” ci ha consegnato nel febbraio 2023 il suo dossier relativamente alle numerose denunce di ogni tipo che ci sono giunte, provenienti da fonti molto diverse e per fatti avvenuti in un arco temporale di oltre 30 anni a riguardo di padre Rupnik. Come Superiori abbiamo ritenuto il grado di credibilità di quanto denunciato o testimoniato come molto alto e ci siamo attenuti alle indicazioni e alle raccomandazioni forniteci dal Team Referente nelle sue considerazioni finali.

Così abbiamo imposto a padre Marko Rupnik di cambiare di comunità e di accettare una nuova missione in cui gli abbiamo offerto un’ultima possibilità come gesuita di fare i conti con il proprio passato e di dare un segnale chiaro alle numerose persone lese che testimoniavano contro di lui, per poter entrare in un percorso di verità. Di fronte al reiterato rifiuto di Marko Rupnik di obbedire a questo mandato, ci è rimasta purtroppo una sola soluzione: la dimissione dalla Compagnia di Gesù.

Ora egli, dal giorno 14 giugno 2023, data in cui ha ricevuto il decreto di dimissione, conformemente alle norme canoniche, ha 30 giorni di tempo per far ricorso. In questo periodo dobbiamo limitarci a questa comunicazione ufficiale per permettere alle procedure di avere il loro decorso.

 Se e soltanto quando la dimissione dalla Compagnia di p. Marko Rupnik diventasse definitiva, sarà possibile approfondire i temi. Non prima.

 

Delegato DIR

Johan Verschueren SJ

(Fonte: gesuiti.it)

Strage di bambini nel naufragio in Grecia, '600 morti'

Oggi la riunione dell'Ue Bufera sui mancati soccorsi dei greci avvisati anche dall'Italia


Passano le ore e il mare non restituisce altri corpi dopo i primi 78 riportati mestamente sul molo di Kalamata mercoledì.

Ma il naufragio a Pylos, nel sud del Peloponneso, è ormai destinato ad entrare nella storia come una delle peggiori tragedie di migranti nel Mediterraneo con un bilancio che rischia di registrare "fino a 600 morti", molti dei quali non saranno mai ritrovati.

E a diventare una vera e propria strage di bambini. Ce n'erano "almeno 100 chiusi nella stiva", raccontano i superstiti ai medici e ai volontari che li assistono. 

Il peschereccio Adriana naufragato, secondo i soccorritori è partito vuoto dall'Egitto, si è fermato nel porto libico di Tobruk per caricare i migranti e poi ha proseguito la sua rotta verso l'Italia.

Cento vite innocenti rimaste intrappolate nella pancia del peschereccio sprofondato negli abissi dell'Egeo. Mentre le autorità greche - travolte dalle polemiche sulla mancata risposta agli Sos lanciati dal peschereccio Adriana, una barca fatiscente, un cimitero galleggiante - non si sbilanciano, sono i soccorritori a dare le prime stime della tragedia. "E' possibile ci siano fino a 600 morti", spiega Manolis Makaris, il medico responsabile dell'ospedale di Kalamata che ha raccolto i primi racconti dei sopravvissuti, tenuti lontani da telecamere e giornalisti. "Tutti mi hanno confermato che a bordo c'erano 750 persone, tutti hanno fatto questo numero", prosegue ricordando che finora 78 sono stati i corpi recuperati e solo 104 le persone tratte in salvo, tutti uomini tra i 16 e i 40 anni - eccetto una donna - provenienti da Egitto, Pakistan e Siria. 

"Un paziente mi ha parlato di un gran numero di bambini, circa 100 nella stiva", aggiunge poi il dottore lanciando un ulteriore drammatico allarme. Mentre ancora si prova a fare una stima dei morti non si arresta lo scontro sulle responsabilità del disastro, con ricostruzioni che differiscono tra loro. L'attivista Nawal Soufi racconta di aver ricevuto, tra le prime, la richiesta di aiuto: "L'abbiamo segnalata alle autorità greche nelle prime ore del 13 giugno. I migranti viaggiavano da cinque giorni ormai senza acqua e con a bordo sei cadaveri". La situazione si sarebbe complicata quando "una nave si è avvicinata all'imbarcazione, legandola con delle corde su due punti della barca e iniziando a gettare bottiglie d'acqua", mettendo così in pericolo i migranti che temevano "che le risse a bordo per accaparrarsi l'acqua potessero causare il naufragio" e per questo si sono allontanati. Non c'era poi, secondo l'attivista, la volontà di continuare il percorso verso l'Italia a tutti i costi, come riferito invece dalla Guardia costiera ellenica che sostiene che i migranti avevano "rifiutato qualsiasi assistenza dichiarando di voler proseguire il viaggio" verso le coste italiane. Versione peraltro già smentita ieri da Alarm Phone, secondo cui i greci "erano ben consapevoli di questa imbarcazione sovraffollata e inadeguata" ma "non è stata avviata un'operazione di salvataggio". E che oggi gli stessi sopravvissuti mettono in discussione: "Tre superstiti ci hanno raccontato che l'incidente è avvenuto quando la Guardia Costiera greca ha agganciato il peschereccio con una corda e stava provando a trainarlo. Allora, senza un apparente motivo, il peschereccio si è ribaltato", ha dichiarato Kriton Arseni, rappresentante di Mera25. 

Le autorità marittime di Atene, però, spiegano che il motore dell'imbarcazione ha ceduto poco prima delle 23 di martedì e che questa si è poi rovesciata, affondando in circa 10-15 minuti. Per l'ammiraglio Nikos Spanos sarebbero stati i trafficanti a provocare "deliberatamente l'inclinazione che ha portato all'affondamento della nave". Il peschereccio avrebbe potuto rovesciarsi anche se la guardia costiera avesse tentato di fermarla con la forza, rimarca il comandante e portavoce della Guardia costiera greca Nikolaos Alexiou, che sottolinea come "non si può deviare con la forza un'imbarcazione con così tante persone a bordo, a meno che non ci sia cooperazione".

Anche il Centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano martedì aveva ricevuto un'e-mail che indicava un barcone in difficoltà con a bordo circa 750 migranti e, accertato che si trovava nell'area di responsabilità greca, aveva contattato subito la Guardia costiera ellenica, fornendole tutte le informazioni utili per le operazioni di soccorso. Mentre il Papa si dice "profondamente costernato nell'apprendere del naufragio con la sua devastante perdita di vite umane" e il capo dell'agenzia europea Frontex, Hans Leijtens, è già nel Paese, le indagini per capire le dinamiche della tragedia sono partite, così come quelle per individuare gli scafisti tra coloro che sono stati portati in salvo. Le autorità di Atene hanno già arrestato circa 12 persone di origine egiziana accusate di essere i trafficanti, che si sarebbero fatte pagare tra i 4 mila e i 6 mila dollari per ogni migrante per quello che è diventato il viaggio della morte. Fino a venerdì sarà lutto nazionale in Grecia, ma questo non interromperà un business fondato su migliaia di decessi. Come quelli della peggiore tragedia di migranti nel Paese del giugno 2016, quando almeno 320 persone vennero dichiarate morte o disperse in un naufragio vicino a Creta. O come il peggior disastro del Mediterraneo dell'aprile del 2015, quando quasi un migliaio di migranti andarono a picco sul loro peschereccio e non furono mai più trovati nel Canale di Sicilia. Dopo anni le cose non sono ancora cambiate.

(Fonte: Ansa.it)

Servono politiche di accoglienza umane e sicure. Giovanni Paolo Arcidiacono (Ucebi): "Profondo cordoglio".


Il presidente dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi) ha espresso il cordoglio per le vittime dell’ennesimo naufragio nelle acque del Mediterraneo

«Con profonda tristezza, esprimiamo il profondo cordoglio dell'Unione Battista per la tragedia che si è verificata ieri nel Mediterraneo»: così si apre la lettera circolare che il presidente dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi), Giovanni Paolo Arcidiacono, ha inviato alle chiese.

«Il naufragio del peschereccio Adriana nel mar Ionio, al largo della Grecia, ci lascia sgomenti e attoniti. Come sapete dalle cronache, i morti accertati sono 83, ma si stima che più di 700 passeggeri viaggiassero a bordo del vecchio peschereccio e, tra questi, molte donne e bambini. Questa immane tragedia, a pochi mesi di distanza dall’episodio analogo avvenuto a Cutro, in Italia, si configura come uno dei naufragi più gravi nella storia dei migranti.
In questo momento di dolore e tristezza, ci uniamo al cordoglio delle famiglie delle vittime, dei sopravvissuti e di tutte le persone coinvolte. La situazione dei migranti e dei rifugiati è una sfida globale che richiede un impegno collettivo per trovare soluzioni umane e compassionevoli».
Nella lettera il presidente Arcidiacono chiede alle chiese «di unirsi in preghiera per le famiglie dei bambini e degli adulti che hanno perso la vita in questo tragico incidente, perché Dio possa donare loro conforto e per sostenere gli sforzi di chi si dedica all'aiuto e al soccorso dei migranti e dei rifugiati.
Questa ennesima strage evidenzia l’urgente necessità di un cambio di atteggiamento da parte della politica nei confronti dei migranti e dei rifugiati. È fondamentale che l’Italia e altre nazioni adottino politiche di accoglienza umane e sicure, puntando sull'aumento del numero di accessi legali e sull'implementazione di corridoi umanitari. Questi strumenti consentirebbero alle persone di cercare asilo e protezione in modo sicuro, riducendo il rischio di pericolosi viaggi via mare e scoraggiando le reti di trafficanti che approfittano della disperazione delle persone. Che Dio padre ci benedica e ci guardi».

(Fonte: Riforma.it)

venerdì 9 giugno 2023

A suor Marie Jeanne Mulamba Meta. PALERMO, L’AFFETTUOSA LETTERA DI PAPA FRANCESCO INDIRIZZATA AL BOCCONE DEL POVERO



“Una grande emozione e una sterminata gratitudine” sono queste le parole con le quali la superiora del Boccone del Povero, suor Marie Jeanne Mulamba Meta, usa per commentare l’affettuosa lettera appena arrivatale da parte di papa Francesco.

“Il Santo Padre ci ha tenuto a farci sapere – spiega – che conosce e segue con benevolenza l’attività caritativa del nostro convento e che ci incoraggia nella nostra opera. Inoltre, ci ha fatto pervenire la sua benedizione apostolica ‘propiziatrice dei desiderati aiuti e ricompense celesti affinché sull’esempio del Beato Giacomo Cusmano sappiate essere sempre autentiche discepole della carità nell’amore effettivo verso i fratelli più bisognosi’. Benedizione che estende anche a ‘quanti contribuiranno al sostegno di codesto Presidio di carità’”.

Il convento di San Marco, meglio noto come “Boccone del Povero”, è nel popolare quartiere del Capo a Palermo. Grazie all’instancabile attività delle suore Serve dei Poveri, guidate dalla superiora suor Marie Jeanne Mulamba Meta, e a un manipolo di generosi volontari, riesce a gestire una mensa per i poveri e tanti altri servizi aperti a tutta la città.

Da qualche anno ha anche avviato un progetto di ecumenismo “dal basso”, chiamato “Matteo 25, 31-46”, grazie al quale, in collaborazione con la comunità cristiana fondata dal giornalista Davide Romano, “La Compagnia del Vangelo”, gestisce le sue opere di carità insieme ad aderenti dell’Esercito della Salvezza, mennoniti, anglicani e componenti di varie Chiese cristiane.

(Fonte: ilsicilia.it, venerdì 9 Giugno 2023)

giovedì 1 giugno 2023

Rassegna stampa: "Nuovo book club di letture cristiane" (Giornale di Sicilia, 31 maggio 2023)





 

Palermo, La Compagnia del Vangelo cerca volontari (e cibo) per la mensa del Boccone del Povero al Capo

 


La comunità cristiana La Compagnia del Vangelo cerca uomini e donne di buona volontà per preparare e servire i pasti ogni giorno presso la mensa del Boccone del Povero di piazzetta San Marco 8 (nel popolare quartiere del Capo), a Palermo.

“Da circa due anni – spiega Davide Romano, fondatore della comunità La Compagnia del Vangelo – abbiamo avviato questa bella e virtuosa collaborazione, una sorta di operoso ecumenismo dal basso, insieme alle suore del Boccone del Povero, gli scout dell’Agesci, la Chieda Anglicana e la Chiesa Mennonita della città, per gestire la mensa per i nostri fratelli e le nostre sorelle in difficoltà presso il convento di piazzetta San Marco 8”.

“Ogni pomeriggio – continua -, prepariamo pasti completi e abbondanti per i poveri e siamo alla ricerca di qualcuno che ci dia una mano e anche di donazioni di cibo. Chiunque volesse offrire il proprio aiuto e non solo può venire direttamente al convento nei giorni della mensa, a partire dalle ore 16”.

La Compagnia del Vangelo, che s’ispira alla predicazione e all’esempio del martire di mafia don Pino Puglisi, è una comunità informale di cristiani unita dal solo desiderio di servire il Signore nei suoi poveri. Collabora con le suore del Boccone del Povero di Giacomo Cusmano, l’Agesci, la Comunità di Sant’Egidio, la Chiesa Anglicana e la Chiesa Mennonita di Palermo.

(Fonte: https://www.imgpress.it/)


«Date loro voi da mangiare». Orari delle mensa del Boccone del Povero di Palermo


Moltiplicazione dei pani per cinquemila uomini

Gli apostoli ritornarono e raccontarono a Gesù tutte le cose che avevano fatte; ed egli li prese con sé e si ritirò in disparte verso una città chiamata Betsàida. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono; ed egli li accolse e parlava loro del regno di Dio, e guariva quelli che avevano bisogno di guarigione.
Or il giorno cominciava a declinare; e i dodici, avvicinatisi, gli dissero: «Lascia andare la folla, perché se ne vada per i villaggi e per le campagne vicine per trovarvi cena e alloggio, perché qui siamo in un luogo deserto». Ma egli rispose: «Date loro voi da mangiare». Ed essi obiettarono: «Noi non abbiamo altro che cinque pani e due pesci; a meno che non andiamo noi a comprare dei viveri per tutta questa gente». Perché c'erano cinquemila uomini. Ed egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di una cinquantina». E così li fecero accomodare tutti. Poi Gesù prese i cinque pani e i due pesci, alzò lo sguardo al cielo e li benedisse, li spezzò e li diede ai suoi discepoli perché li distribuissero alla gente. Tutti mangiarono a sazietà e dei pezzi avanzati si portarono via dodici ceste.

(Luca 9,10-17)


In obbedienza al comando di Gesù, le suore Serve dei Poveri hanno aperto una mensa per i fratelli e le sorelle in difficoltà presso il convento di piazzetta San Marco 8, a Palermo

"Grazie a un nutrito gruppo di volontari - dice suor Marie Jeanne Meta Mulamba, superiora dell'istituto religioso -, e in collaborazione con la Compagnia del Vangelo, siamo in grado di offrire un pasto completo, dal martedì al sabato di ogni settimana, alle ore 18, a quelli che noi chiamiamo i nostri graditissimi ospiti. Perché come tali vengono accolti e trattati da noi".

“Accogliere senza giudicare. La forza della compassione e dell'empatia” di Davide Romano, giornalista

Nell'ampio spettro della convivenza umana, la diversità brilla come una gemma dai molteplici colori. Ogni individuo è unico nel suo insi...