“Il sogno di una nazione guidata dal dovere. Elogio dell’America puritana” di Davide Romano, giornalista
Parlare dell'America puritana, oggi,
suona come un ossimoro in una nazione che ha fatto della libertà individuale,
dell'edonismo e del consumo sfrenato i suoi pilastri. Eppure, alle radici di
quel grande esperimento chiamato Stati Uniti d'America, c'è proprio l’etica
puritana, la stessa che ha modellato il carattere di una nazione destinata a
diventare una superpotenza. Un’etica che, seppur criticata e talvolta derisa,
merita un elogio, non fosse altro che per aver forgiato lo spirito di
sacrificio, disciplina e responsabilità collettiva che ha reso l’America ciò
che è.
L’etica del lavoro: “La vocazione
come dovere”
Non si può parlare di puritanesimo
senza menzionare Max Weber, il filosofo e sociologo tedesco che nella
sua opera L'etica protestante e lo spirito del capitalismo scrisse: “La
ricerca del successo economico non è immorale, anzi, per i puritani è il segno
della grazia divina”. Per i primi coloni puritani sbarcati nel Nuovo Mondo, il
lavoro non era semplicemente un mezzo per guadagnarsi da vivere, ma un dovere
sacro, un modo per dimostrare a Dio che la loro vita aveva senso.
La "vocazione", nel senso
weberiano, diventa la lente attraverso cui leggere il dinamismo economico e
sociale degli Stati Uniti. I puritani non lavoravano per accumulare ricchezza
fine a sé stessa, ma per glorificare Dio attraverso il loro impegno quotidiano.
E fu proprio questa dedizione assoluta al lavoro a gettare le basi per quella
straordinaria cultura imprenditoriale americana che, nel bene e nel male, ha
conquistato il mondo.
La città sulla collina: “Una missione
divina”
Quando John Winthrop, uno dei
padri fondatori della colonia della Baia del Massachusetts, pronunciò nel 1630
il celebre discorso "A Model of Christian Charity", delineò una
visione che avrebbe segnato per sempre l’identità americana: "Saremo come
una città sulla collina. Gli occhi di tutto il mondo saranno su di noi".
Per i puritani, l’America non era solo una terra di opportunità materiali, ma
una missione divina. Il Nuovo Mondo doveva diventare un esempio morale per
l’umanità, un luogo dove si praticava la giustizia, la carità e il rispetto
delle leggi di Dio.
Questa visione millenarista, quasi
profetica, ha continuato a riecheggiare nei secoli successivi, influenzando
figure politiche come John F. Kennedy e Ronald Reagan, che hanno
ripreso la metafora della "città sulla collina" per sottolineare la
missione morale degli Stati Uniti nel mondo. Dietro la facciata del pragmatismo
e della realpolitik, l'America non ha mai abbandonato l’idea di essere una
nazione eccezionale, destinata a guidare il mondo non solo con il potere
economico e militare, ma anche con i suoi principi etici.
La moralità della libertà: “La legge
di Dio e quella degli uomini”
Per i puritani, la libertà era
qualcosa di profondamente diverso da quella intesa nelle moderne democrazie
liberali. Non era la libertà di fare tutto ciò che si desiderava, ma la libertà
di fare ciò che era giusto. Come notò Alexis de Tocqueville nel suo
classico La democrazia in America, “i puritani unirono in maniera
straordinaria lo spirito della libertà e quello della religione”, creando un
sistema in cui la legge civile rifletteva, almeno in teoria, la legge divina.
In altre parole, la libertà non era mai disgiunta dal dovere.
Tocqueville rimase affascinato
dall'idea che la libertà, per essere sostenibile, dovesse essere ancorata a una
solida base morale. Il rischio di una libertà senza freni, ammoniva, sarebbe
stata la disintegrazione sociale, un rischio che i puritani avevano ben
compreso. La loro severa disciplina morale e religiosa fu, in questo senso, una
salvaguardia contro gli eccessi di una libertà mal gestita. E sebbene l'America
moderna abbia in gran parte abbandonato questo rigore puritano, la sua
influenza si avverte ancora in molte istituzioni, dall'impegno per la giustizia
sociale alla devozione per l'ordine costituito.
L’ironia del puritanesimo: “Peccatori
nella mani di un Dio arrabbiato”
Ma il puritanesimo non era tutto rose
e fiori. La severità morale dei padri pellegrini, con il loro ossessivo bisogno
di purificare la comunità dai peccati, diede luogo a episodi inquietanti, come
i processi alle streghe di Salem del 1692. Nathaniel Hawthorne,
discendente di uno dei giudici di Salem, esplorò il lato oscuro del
puritanesimo nel suo romanzo La lettera scarlatta, dove la protagonista,
Hester Prynne, viene marchiata a vita per un peccato di adulterio. Hawthorne,
come molti scrittori americani successivi, fu critico della rigidità puritana,
ma al tempo stesso riconosceva che quella stessa rigidità aveva contribuito a
costruire una società ordinata e rispettosa delle leggi.
E come dimenticare Jonathan
Edwards, uno dei più influenti predicatori puritani del XVIII secolo? Nel
suo sermone Peccatori nelle mani di un Dio arrabbiato, Edwards descrisse
l’umanità come appesa a un filo sopra le fiamme dell’inferno, trattenuta solo
dalla misericordia di un Dio che, per la maggior parte del tempo, sembrava
tutto tranne che benevolo. L'ironia del puritanesimo è che, pur predicando la
salvezza attraverso la grazia, riusciva a far sentire i fedeli come dei
condannati già in vita, costretti a un’esistenza di penitenza e autocontrollo.
Il lascito puritano: “Un’eredità
complessa”
Eppure, nonostante queste ombre, il
lascito del puritanesimo americano è innegabile. Come sottolineò lo storico Perry
Miller, "il puritanesimo è stato il motore segreto della cultura
americana, una forza che, per quanto criticata e spesso rimossa dalla memoria
collettiva, continua a plasmare la coscienza nazionale". L’etica del
lavoro, il senso del dovere verso la comunità e la convinzione che l'America
abbia una missione morale nel mondo sono tutte radici puritane che affondano
nella storia e che, volenti o nolenti, ci accompagnano ancora oggi.
La grandezza dell’America puritana,
dunque, non sta solo nelle sue virtù o nei suoi successi economici, ma nella
sua capacità di tenere insieme libertà e responsabilità, individualismo e senso
del dovere. Un equilibrio che, sebbene fragile, ha permesso alla nazione di
crescere e prosperare. Forse è proprio questo che dobbiamo ricordare: l’America
puritana non è un ricordo nostalgico di tempi passati, ma una lezione vivente
di cosa significa costruire una società dove la libertà si coniuga con il
dovere e la religione con la legge.
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