C'è un filo sottile e luminoso che lega il respiro del Partenone alle onde del Mar Egeo. Una melodia antica, sussurrata dai venti tra le colonne doriche, e un canto moderno, che esplode nelle taverne d'Atene, dove il sirtaki incalza e il vino scorre con il calore di un abbraccio. La Grecia è un amore che non si consuma, un desiderio che non si spegne, una fiamma che arde nei cuori di chi sa ascoltare il richiamo della storia e della bellezza.
Ho amato la Grecia prima ancora di conoscerla. Ne ho letto i miti, quei racconti che sono più veri del vero. Ulisse e il suo ritorno a Itaca mi hanno insegnato che la strada è più importante della meta. Prometeo, incatenato alla roccia per aver donato il fuoco agli uomini, mi ha svelato il prezzo della libertà. E Socrate, con il suo calice di cicuta, mi ha mostrato il coraggio di restare fedeli a se stessi.
Poi, un giorno, la Grecia mi ha accolto davvero. Era estate, e il sole baciava le rovine di Delfi. Camminavo tra i resti del tempio di Apollo, e mi sembrava di sentire ancora l'eco della Pizia, la voce del divino che ammoniva: “Conosci te stesso”. Guardavo l'orizzonte e capivo che quella non era solo una terra: era un'idea. Era il luogo dove l'uomo aveva osato interrogarsi sull'infinito, dando forma ai suoi dubbi con marmo e pensiero.
Eppure, la Grecia moderna non è solo il riflesso di un passato glorioso. È una terra viva, palpitante. La trovi nei mercati di Salonicco, dove l'odore del pesce fresco si mescola al profumo del pane. La incontri nei villaggi bianchi di Santorini, dove ogni tramonto è un quadro che nessun pittore saprebbe dipingere. La respiri nei vicoli di Plaka, tra le voci dei venditori e il tintinnio dei bicchieri di ouzo.
C'è poesia in questa Grecia che resiste, che sorride anche quando il peso della storia si fa schiacciante. C'è orgoglio in quel “Οχι!” gridato dai partigiani durante l’occupazione nazista, e in ogni gesto quotidiano che trasuda dignità. La Grecia è un popolo che danza sull'orlo dell'abisso, trasformando la fatica in arte, la sofferenza in bellezza.
E così, io torno sempre. Torno ai versi di Omero e alle piazze di Atene. Torno alle spiagge di Creta e ai caffè greci, dove il tempo sembra rallentare, quasi volesse inchinarsi davanti alla saggezza di chi sa godere l'attimo. Ogni volta, scopro qualcosa di nuovo e ritrovo qualcosa di eterno. Ogni volta, mi accorgo che la Grecia è un amore sconfinato, una promessa di infinito.
Perché amare la Grecia è un po' come amare la vita stessa: è lasciarsi incantare dalla sua fragilità, dalla sua forza, dal suo eterno divenire. E, come un antico eroe, sentirsi parte di un mito che non avrà mai fine.
Commenti
Posta un commento