“La Rivoluzione di agosto. Papa Leone XVI sconvolge duemila anni di tradizione natalizia e sposta il Natale al 15 agosto: ‘È giustizia liturgica globale’” di Davide Romano
C'era da aspettarselo. In un’epoca in cui tutto vacilla, in
cui le certezze di millenni vengono spazzate via con un colpo di spugna, doveva
arrivare anche questo: il Papa che sposta il Natale. Non di qualche giorno, si
badi bene, ma di otto mesi netti. Dal 25 dicembre al 15 agosto. Come dire: d’ora
in poi si festeggia la nascita di Cristo sotto l'ombrellone.
L'annuncio è arrivato nei giorni scorsi dal Vaticano con un
documento che ha già fatto tremare le cancellerie di mezzo mondo e mandato in
tilt i calendari liturgici di tutte le parrocchie. Papa Leone XVI, con quella
solennità che solo i pontefici sanno assumere quando stanno per rivoltare il
mondo come un calzino, ha firmato il documento “Quotidie Suum” (“Ogni giorno il
suo avvento si compie in noi”), datato 15 agosto 2025. Una data che, a ben
guardare, non è casuale: proprio nel giorno dell'Assunzione della Vergine, il
Pontefice ha deciso di regalarle il Natale.
Il documento che fa
tremare la cristianità
Il testo papale, di cui riportiamo ampi stralci, inizia con
toni apparentemente rassicuranti: “La celebrazione della Nascita del Nostro
Redentore ha sempre costituito per la Santa Chiesa un momento particolarmente
significativo della sua vita liturgica. Dopo l’annuale rievocazione del Mistero
Pasquale nessun altro avvenimento è più importante della Nascita del Salvatore”.
Fin qui, nulla di straordinario. Ma è subito dopo che arriva il colpo di scena.
Il Papa ricorda come “la tradizione secolare della Chiesa ci
ricorda che la celebrazione di questa solennità è stata fissata il 25 dicembre
per sostituire una preesistente festa pagana in onore del dio sole”. Vero. Ma
da questa premessa storica, Leone XVI trae conclusioni rivoluzionarie. Se una
volta si è potuto spostare la data per motivi pastorali, perché non farlo di
nuovo?
La svolta arriva nel documento quando il Pontefice denuncia
come “altri fenomeni sono andati via via evolvendosi, snaturando una
comprensione fedele e cristiana della Natività. Il processo di
secolarizzazione, la minore partecipazione dei fedeli alla vita liturgica della
Chiesa ed il rifiuto di alcuni valori fondamentali, quali l'indissolubilità del
matrimonio, l’accettazione della vita e l'amore del focolare domestico, hanno
contribuito a svuotare questa festa del suo significato profondo”.
L’emisfero australe
chiama, il Papa risponde
Ma la vera motivazione del cambiamento sta in quello che il
documento definisce un problema di “giustizia liturgica globale”. Leone XVI
scrive infatti: “Molti Fratelli nell'Episcopato, che con noi condividono l’ansia
per la cura pastorale del gregge di Dio a noi affidato, hanno portato a conoscenza
di tutto il mondo cattolico come il Santo Natale sia sempre più sentito e
vissuto nella Chiesa dell'emisfero australe in contrasto con quello boreale”.
Il riferimento è al documento “Natalis Domini” delle
Conferenze Episcopali dell'America Latina e dell'Africa, che da tempo
lamentavano l’incongruità di festeggiare la nascita del “sole vero” in pieno
inverno australe, quando le giornate sono più corte e il freddo regna sovrano. “Le
Conferenze Episcopali dell’America Latina e dell’Africa suggeriscono un’azione
pastorale concreta, con profondi cambiamenti a livello strutturale, per
recuperare la celebrazione di questo grandissimo mistero”, riporta il documento
papale.
La decisione che
cambia tutto
Ed ecco la decisione che sconvolge tutto. Con toni solenni
che non ammettono replica, Leone XVI dichiara: “Essendo stato posto da Cristo,
quale Pastore dei Pastori, a capo della Chiesa di Dio, con il compito di servire
e confermare nella fede l’intero Popolo cristiano, mi sono fatto carico di
questa ansia pastorale. Perciò, secondo il mandato conferitomi da Cristo, con l’autorità
derivatami dagli Apostoli Pietro e Paolo, io, Leone XVI, ordino che a partire
dall'anno del Signore 2026, nel pieno del terzo millennio cristiano, la
celebrazione del Santo Natale avvenga, in tutta la Chiesa, il 15 Agosto, mentre
l'Assunzione della Beata Vergine Maria abbia luogo il 25 dicembre, degno
coronamento del mistero dell'Immacolata”.
Un decreto che lascia senza fiato. Non solo si sposta il
Natale, ma si fa anche un elegante scambio con l’Assunzione. La Madonna sale al
cielo d’inverno, Gesù nasce d’estate. Una rivoluzione liturgica che ha già
mandato in crisi i produttori di panettoni, per non parlare di Babbo Natale che
si ritroverà a sudare sotto la barba finta.
Le reazioni dell’episcopato
mondiale
Le prime reazioni dall’episcopato mondiale non si sono fatte
attendere. Il cardinale O’Malley di Boston ha dichiarato: “È una decisione
coraggiosa che finalmente riconosce la globalità della Chiesa cattolica”.
Diverso il tono del cardinale Woelki di Colonia: “Comprendiamo le motivazioni
pastorali, ma temiamo le conseguenze sulla tradizione europea del Natale”.
Particolarmente dure le parole dell’arcivescovo di
Canterbury, che ha definito la decisione “un precedente pericoloso che rischia
di frammentare ulteriormente il cristianismo mondiale”. Il Patriarca ortodosso
di Costantinopoli non è stato da meno: “Roma ancora una volta dimostra di non
rispettare le tradizioni apostoliche”.
Il mondo protestante
in subbuglio
Le chiese protestanti sono letteralmente esplose. Il pastore
luterano Müller di Wittenberg ha dichiarato: “Questa è l'ennesima prova dell’arbitrarietà
papale. Lutero aveva ragione a contestare l’autorità di Roma. E Roma fa di
tutto per ricordarcelo!”. Non da meno i metodisti americani, che attraverso il
loro moderatore hanno fatto sapere: “Manterremo il Natale il 25 dicembre,
indipendentemente dalle decisioni vaticane. È l'ennesima dimostrazione di come
Roma consideri se stessa al di sopra della tradizione millenaria”. Una
posizione condivisa dai presbiteriani scozzesi, che hanno già annunciato il
mantenimento della data tradizionale.
L’opinione pubblica
divisa
L'opinione pubblica mondiale si è spaccata come un cocomero
al sole. I sondaggi parlano di un 60% di cattolici contrari alla decisione,
almeno nei paesi del Nord del mondo. Diversa la situazione nell’emisfero
australe, dove l'accoglienza sembra più favorevole.
“Finalmente potremo fare il presepe sulla spiaggia senza
sembrare ridicoli”, ha commentato un parroco di Sydney. Di tutt’altro avviso il
parroco di Bolzano: “Come faccio a spiegare ai bambini che Gesù è nato quando
si va al mare? E noi il mare neppure ce l’abbiamo!”.
Le conseguenze economiche
Gli economisti stanno già calcolando l’impatto della
decisione. L’industria dolciaria italiana rischia il tracollo: cosa farne di
milioni di panettoni e pandori se il Natale slitta in piena estate? Al contrario,
l’industria del gelato festeggia. “Prepareremo gelati natalizi”, ha già
annunciato il presidente di Aice, l'associazione italiana dei gelatieri.
Anche il turismo subirà contraccolpi. Le località sciistiche
vedono già svanire i sogni del “Natale sulla neve”, mentre le località balneari
si fregano le mani. Rimini ha già lanciato la campagna “Natale in Riviera 2026”.
La Curia romana si
organizza
Il documento papale conclude con disposizioni operative che
la dicono lunga sulla determinazione vaticana: “La Sacra Congregazione per il
Culto elabori il rituale proprio e disponga quanto è di sua competenza perché
questa disposizione venga eseguita. Le Conferenze Episcopali si avvalgano degli
Uffici competenti perché questa norma non sia solo rispettata, ma venga accolta
di buon grado dai fedeli”.
La macchina curiale si è già messa in moto. Fonti vaticane
parlano di una commissione speciale per gestire la transizione, guidata dal
cardinale italiano Natalino Abete. Si prevede un anno di catechesi
straordinaria per preparare i fedeli al cambiamento.
Verso un nuovo
cristianesimo?
Che sia l'inizio di una nuova era per la cristianità? Leone
XVI sembra convinto di sì. La sua decisione, per quanto dirompente, s’inserisce
in un pontificato già caratterizzato da scelte coraggiose e controcorrente. Se
riuscirà nell’intento di rivitalizzare la festa più importante del calendario
cristiano, solo il tempo potrà dirlo.
Una cosa è certa: il Natale 2025 sarà l'ultimo “tradizionale”.
Dal 2026, per la prima volta nella storia, i cristiani cattolici festeggeranno
la nascita di Cristo sotto il sole di agosto, mentre la Vergine Maria salirà al
cielo nel freddo di dicembre. Una rivoluzione che, come tutte le rivoluzioni,
promette di dividere più che unire.
“La Vergine Madre del Verbo Incarnato ci protegga e ci
conduca sulla via che conduce al Cristo, suo Figlio”, conclude il Papa nel suo
documento. Che sia proprio lei, Maria, a dover mediare tra la tradizione di
sempre e l’innovazione di Leone XVI? Solo i prossimi mesi ce lo diranno.
Geniale! Non riesco a smettere di ridere!!! Complimenti.
RispondiEliminaSei un gran burlone! Bellissimo :-)
RispondiEliminaConfessione di un burlone. Sul Natale d'agosto e altre verità inventate
RispondiEliminaAh, mi avete scoperto! O quasi. Sì, confesso: l'articolo sul Papa Leone XVI – pontefice che non esiste, visto che il cardinale Prevost ha assunto il nome di Leone XIV – che sposta il Natale ad agosto è completamente inventato. Una piccola satira scritta per divertire e, soprattutto, per far riflettere.
Ho creato di sana pianta il "documento papale", le reazioni dell'episcopato, i commenti dei parroci, persino il povero cardinale Natalino Abete (nome non casuale che avrebbe dovuto fra suonare un campanello d’allarme a più d’uno) che dovrebbe gestire la transizione. Tutto falso, ovviamente.
L'ho fatto proprio per dimostrare quanto sia facile, oggi, confondere la realtà con la finzione. Bastano un po' di dettagli verosimili, qualche citazione latina inventata ("Quotidie Suum" suona bene, no?), e il gioco è fatto. Come scriveva Umberto Eco: "Il fatto che un'idea sia falsa non impedisce che venga creduta".
La cosa interessante è che molti hanno reagito come se fosse una notizia vera. Il che conferma esattamente quanto sostengo da tempo: abbiamo perso la capacità di riconoscere l'assurdo quando lo vediamo, perché viviamo in tempi così surreali che tutto ci sembra possibile. E soprattutto abbiamo perso la capacità di sorridere. Di apprezzare lo scherzo come un dono. Una pausa nel nostro frenetico e continuo agitarci in un tempo di violenza cieca e di tragedie che ci vedono come spettatori infastiditi e impotenti.
Come diceva Groucho Marx: "L'umorismo è la ragione impazzita". Il paradosso dei nostri tempi è che la ragione è impazzita davvero, per conto suo. Quindi l'umorismo è diventato l'ultima forma di sanità mentale rimasta.
È un piccolo esperimento sulla credulità dei nostri tempi. E devo dire che ha funzionato perfettamente! Devo anche confidare che ho ricevuto diversi insulti, soprattutto da parte di credenti e qualche religioso. Sacrilegio! Mi piacerebbe che nutrissero la stessa indignazione davanti a cose ben più serie e spesso alla loro portata. E mi chiedo che Dio adorino, perché il mio ha un gran senso dell'umorismo. Il loro me lo immagino a loro immagine somiglianza: accigliato e col dito puntato in un giudizio implacabile.
Del resto, come osservava G.K. Chesterton: "Gli angeli possono volare perché si prendono alla leggera". Evidentemente alcuni fedeli hanno i piedi troppo piantati per terra per riuscire a sollevarsi, anche solo con un sorriso.
La verità è che in un'epoca in cui la realtà supera quotidianamente la fantasia, la satira diventa quasi un atto di resistenza. È il modo per dire: guardate, questo è assurdo. E se non riuscite a riconoscerlo, forse il problema non è nella mia penna, ma nei vostri occhi.
Come ammoniva Jonathan Swift: "La satira è uno specchio in cui chi guarda vede la faccia di tutti tranne la propria". Ecco, io ho semplicemente tenuto alto lo specchio. Le facce che ci si sono riflesse sono responsabilità di chi le porta.
Davide Romano
Hai la mia piena solidarietà e sottoscrivo ogni parola. Nell'era dell'Intelligenza Artificiale la Stupidità Umana ci sovrasterà e sarà la fine per tutti. Basta vedere chi hanno fatto sedere nella Stanza Ovale... e anche a chi hanno dato le chiavi del governo in Italia.
EliminaVergogna! Vergogna grande! Questo non è scherzo, è bestemmia travestita da burla. Natale non si tocca, Natale è santo, e chi osa ridere di nascita del Signore finirà tra fiamme eterne, dove pianto e stridore di denti non avranno fine (cf. Mt 13,42).
RispondiEliminaChi ha scritto queste righe marce, sappia: se non si pente, se non chiede perdono, sarà gettato via come pula al vento, e Satana riderà di lui mentre gli angeli del Signore lo terranno lontano dalla gloria del Paradiso.
La Madonna non scherza, Cristo non scherza, la Chiesa non scherza. Natale è 25 dicembre, e chi ride di questo, ride del sangue dei martiri e del Vangelo stesso. Attento, autore dell’articolo: il fuoco dell’inferno non si spegne, e non conosce Ferragosto.
Il suo articolo, oltre a rallegrare il lettore dotato, perlomeno quello dotato di un minimo senso dell'umorismo, alimenta riflessioni su temi importanti della società contemporanea. Complimenti vivissimi ! SL
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