Si dilata il cuore,
e il petto non basta.
Un colpo, un fiato,
e già non sono più qui.
Forse è memoria d’un cielo antico,
una voce rimasta nel sangue.
Forse è solo fame di luce.
Tutto mi chiama:
l’odore del ferro,
la pioggia sulle mani,
un nome non detto.
Cammino.
Non so dove,
ma il vento mi riconosce.
Ho creduto d’amare la terra,
invece amavo l’invisibile.
Ogni orizzonte è ferita,
ogni silenzio ritorno.
Dio non abita i templi,
ma il battito che rompe la notte.
Nel cuore che si dilata
fino a farsi dolore
tu passi —
come lama di sole
tra due nuvole in guerra.
E allora taccio,
perché parlare è bestemmiare la luce.
Resto.
Mi lascio fare.
Il cuore cresce ancora.
E non muoio —
mi allargo.
(D. R.)

Complimenti AL
RispondiEliminaQuante cose pensiamo di possedere mentalmente e poi, con il passare degli anni...tutto sembra dissolversi come nebbia al sole.
EliminaMolto bella e invita a riflettere.