Giancarlo Santi, “Ego Rosalia. La vergine palermitana tra santità e impostura”, Ed. La Zisa, una recensione di Davide Romano
La devozione dei palermitani, e
non solo, verso la vergine Santa Rosalia è universalmente nota, meno nota è
invece la vicenda che riguarda l’invenzione, assai probabile, della sua figura…
Il titolo del saggio è stato
suggerito dalle due parole che danno inizio all’iscrizione incisa da santa
Rosalia nella grotta della Serra Quisquina, eremo in cui, secondo la leggenda,
la romita visse a lungo prima di trasferirsi nella più nota cavità del Monte
Pellegrino. Attraverso il nome Sinibaldi, la terza parola dell’iscrizione, il
gesuita Giordano Cascini riuscì nel ‘600 a ricostruire alcuni tratti della
sconosciuta vita della Santa, soprattutto la sua discendenza da Carlo Magno.
Per avvalorare l’autenticità dell’incisione, Cascini raccontò nella sua celebre
opera, Di Santa Rosalia Vergine Palermitana, come avvenne la casuale scoperta
del graffito da parte di due muratori palermitani. La narrazione di Cascini ha
fatto storia divenendo una diffusa e radicata credenza garantita dalla
Compagnia di Gesù.
Da sempre tuttavia sono stati
avanzati dubbi sulla veridicità dell’iscrizione, l’unico documento che prova la
storicità di Rosalia “Sinibaldi”.
L’ipotesi del falso è sostenuta
in una coraggiosa opera, Santa Rosalia nella storia e nell’arte di monsignor
Paolo Collura, che sin dal suo apparire, nel 1977, ha suscitato molte polemiche
ma ha pure segnato una svolta negli studi rosaliani. Nel 1988 Valerio Petrarca
ha poi colmato alcune lacune del discorso di Collura individuando non solo un
realistico artefice dell’impostura ed il suo movente, ma chiarendo anche il
contesto storico e devozionale in cui sarebbe maturato il sospettato imbroglio.
Con la suggestiva ricostruzione di Petrarca, l’affaire Quisquina diventa un
autentico romanzo giallo in cui si narra di un intrigo palermitano inatteso e
sconcertante. Se risultasse provato per via documentale quanto ipotizza lo
studioso, ovvero che l’iscrizione fu incisa dalla Compagnia di Gesù per
costruire una degna Patrona di Palermo, ci troveremmo innanzi al più clamoroso
falso religioso del ‘600 siciliano.
L’incisione della Quisquina,
ritenuta da alcuni una impostura e da altri un indelebile segno della santità
di Rosalia, è dunque l’ambigua protagonista della ricerca qui condotta.
Quanto c’è di attendibile nelle
affermazioni di chi sostiene l’autenticità del graffito e di chi invece ne
denunzia la falsità? I fatti che portarono alla sua avventurosa scoperta si
svolsero davvero nel modo in cui sono stati raccontati dai gesuiti? E se alla
Quisquina si perpetrò un falso, chi fu il colpevole?
L’Autore trova le difficili
risposte in un inedito manoscritto della Biblioteca Comunale di Palermo
riuscendo così a colmare un secolare vuoto negli studi rosaliani.
Ego Rosalia si svolge come
un’intrigante detective story in cui, partendo dal dubbio, si indaga per
svelare l’enigma nascosto nell’iscrizione. Ben documentato e di facile lettura,
il saggio si rivolge sia allo studioso, sia al lettore interessato ai segreti
che si celano nella sfuggente vicenda di Rosalia “Sinibaldi”, illusoria
immagine creata dagli uomini, caricatura della poco conosciuta ma storica santa
Rosalia.
Giancarlo Santi, nato a
Siracusa nel 1946, vive a Catania; giornalista pubblicista, ha collaborato con
il Touring Club Italiano, con la terza pagina del quotidiano La Sicilia e con
varie riviste scrivendo di feste popolari, di tradizioni religiose, di
itinerari culturali siciliani. Nel 2001 ha pubblicato La strada dei Santi,
viaggio sentimentale per le feste religiose di Sicilia. Si interessa di
speleologia ed è coautore dei libri Le grotte del territorio di Melilli (1997)
edito dal Comune di Melilli e Dentro il Vulcano, le grotte dell’Etna (1999)
edito dall’Ente Parco dell’Etna.
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