Vivere, non sopravvivere,
con un cuore spalancato,
immenso come un porto senza navi
che attende il ritorno del mondo intero.
Ho fame di tramonti
che grondano rame e silenzio,
di sudore che scende a pioggia
sulla pelle della fatica,
di occhi che ancora non ho visto
e che già mi chiamano per nome.
Cammino tra strade che odorano
di pane spezzato e sale,
tra voci che scivolano come acqua
nelle crepe del tempo.
Ogni passo è un grido,
ogni respiro un seme
gettato nell’aria,
un desiderio di essere ovunque
mentre resto qui.
Ho fame di chi ancora non ho abbracciato,
di mani che stringano
senza chiedere nulla,
di parole che nascano
dal silenzio delle pietre.
Eppure vivo, non sopravvivo,
con questo cuore troppo grande
che trema, che arde,
che vuole farsi terra
per accogliere il cielo.
(Davide Romano)
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