Cosa sono queste ferite
che il tempo non chiude?
Salgono lente, come voci d’infanzia
da pozzi senz’acqua.
Non le ho cercate,
non le ho volute.
Sono venute a notte,
quando i passi si fanno ombra
e la casa si svuota di nomi.
Una è di vento,
una di polvere,
una — la più nascosta —
porta il tuo volto, padre,
tra le crepe del sonno.
Le porto come spine nella carne,
non gridano, ma scavano.
Non sanguinano, ma restano.
Forse sono soltanto
la misura del mio essere uomo,
o il segno che ancora non basta
aver vissuto.
Mi chiedo se anche Dio
abbia ferite
che nessuna resurrezione cancella.
Se nel suo silenzio eterno
bruci ancora la voce del primo addio.
(Davide Romano)
https://youtu.be/zNtvEdQxXUo?si=T9PFR5ya34lCdnfR 🌻
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