CHIESE VUOTE, MOSCHEE PIENE. L'Europa volta le spalle alla Croce. Come il Vecchio Continente sta diventando il primo ad abbandonare la fede che lo ha plasmato
Di Davide Romano
Non c’è più religione, si sarebbe detto un tempo. E mai
questa affermazione è stata così attuale come ai nostri giorni, almeno in
Europa. Nel 2023, nella luteranissima Svezia, la Chiesa nazionale ha annunciato
la vendita di 1.500 edifici religiosi. Motivo? "Non viene più
nessuno", ha ammesso con candore la vescova Eva Brunne. Pensate: nel paese
che per secoli ha fatto del protestantesimo una questione di Stato, oggi appena
il 2% della popolazione va in chiesa la domenica.
Ma non crediate che sia solo un problema protestante. A
Parigi, la città di Santa Genoveffa e di San Luigi, nel 2024 ci sono più
praticanti musulmani che cattolici. Lo dice uno studio della Sorbona che ha
fatto tremare i vertici della Chiesa francese. "È come se stessimo
assistendo alla fine di un mondo", ha commentato con amarezza il cardinale
Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia.
I numeri, si sa, non mentono mai. E quelli sulla pratica
religiosa in Europa sono impietosi. Secondo il Pew Research Center, nel 1970 il
90% degli europei si dichiarava cristiano. Nel 2024, siamo scesi al 63%, e la
curva continua a precipitare. Ma il dato più impressionante è un altro: tra i
giovani sotto i 30 anni, solo il 25% si definisce credente. "È la prima
generazione post-cristiana della storia europea", sostiene il sociologo
della religione Grace Davie dell'Università di Exeter.
In Germania, patria della Riforma protestante, le chiese si
svuotano a un ritmo vertiginoso. Nel 2023, 500.000 tedeschi hanno formalmente
abbandonato le loro chiese per evitare di pagare la tassa religiosa. "È un
esodo silenzioso ma inarrestabile", commenta il teologo Thomas
Schirrmacher. A Monaco di Baviera, dove un tempo le processioni del Corpus
Domini bloccavano la città, oggi il 45% della popolazione si dichiara
"senza religione".
Ma è in Italia che il fenomeno assume contorni quasi
paradossali. Il paese del Papa, la terra dei mille campanili e delle madonnine
agli incroci, sta vivendo quello che il sociologo Franco Garelli definisce
"un cattolicesimo senza pratica". I battezzati sono ancora l'88%
della popolazione, ma chi va a messa ogni domenica? Appena il 12%. "Siamo
diventati una nazione di cattolici non praticanti", osserva con una punta
di ironia il cardinal Matteo Zuppi. "Come dire: teniamo la tessera del
club ma non ci andiamo mai".
Il fenomeno ha radici profonde, spiega il professor Philippe
Portier della École Pratique des Hautes Études di Parigi. "Non è solo
secolarizzazione", dice, "è proprio un cambio di paradigma. L'europeo
medio ha sostituito la trascendenza con l'immanenza, Dio con
l'autorealizzazione". Una diagnosi che trova conferma nelle parole di Papa
Francesco: "L'Europa ha tradito le sue radici non per modernità, ma per
stanchezza spirituale".
E qui viene il bello, o il brutto, dipende dai punti di
vista. Mentre le chiese si svuotano, le moschee si riempiono. A Londra, dove le
chiese anglicane vengono convertite in pub e ristoranti (nel 2023 ne sono state
sconsacrate 76), le moschee non bastano più per contenere i fedeli del venerdì.
"È come se l'Islam stesse occupando il vuoto lasciato dal
cristianesimo", osserva lo storico Niall Ferguson.
In Olanda, paese che ha dato i natali a Erasmo da Rotterdam,
oggi il 43% dei giovani sotto i 25 anni si dichiara ateo, il 31% agnostico, e
solo il 26% credente in qualche forma di religione. "È la fine di un'epoca
millenaria", commenta il teologo protestante Jurjen Zeilstra.
"L'Olanda è diventata il primo paese post-cristiano d'Europa".
Ma è davvero tutto perduto? Non secondo il filosofo canadese
Charles Taylor, che nel suo ultimo saggio "The Future of Faith"
propone una lettura più sfumata: "Non stiamo assistendo alla morte della
religione, ma alla sua trasformazione. Gli europei non hanno smesso di cercare
il sacro, hanno solo smesso di cercarlo nelle forme tradizionali".
Una tesi che trova eco nelle parole del rabbino capo di
Francia, Haïm Korsia: "L'Europa non è diventata atea, è diventata
spiritualmente anarchica. Cerca Dio nei cristalli New Age, nella mindfulness,
nelle pratiche orientali. È come se avesse perso la bussola della
trascendenza".
I dati più recenti dell'Eurobarometro (2024) mostrano che il
67% degli europei crede ancora in "qualcosa di superiore", ma solo il
28% lo identifica con il Dio cristiano. "È il trionfo del 'fai da te'
spirituale", commenta con una punta di amarezza il cardinal Walter Kasper.
"Ognuno si costruisce il suo dio su misura".
Le conseguenze di questo terremoto spirituale sono già
visibili nel tessuto sociale europeo. Nel 2023, per la prima volta nella
storia, in Francia si sono celebrati più matrimoni civili che religiosi. In
Spagna, il paese della Reconquista e dell'Inquisizione, il 60% dei bambini
nasce fuori dal matrimonio. In Irlanda, dove fino a trent'anni fa l'aborto era
un crimine, oggi il 70% dei giovani si dichiara "non religioso".
"È come se l'Europa stesse vivendo una seconda
Riforma", dice il teologo Timothy Radcliffe, ex maestro generale dei
domenicani e creato da poco cardinale da Papa Francesco. "Ma questa volta
non è una scissione all'interno del cristianesimo, è un distacco dal
cristianesimo stesso".
E il futuro? Le proiezioni demografiche del Vienna Institute
of Demography sono impietose: nel 2050, se le tendenze attuali continueranno, i
cristiani praticanti in Europa scenderanno sotto il 15% della popolazione.
"Saremo una minoranza", ammette con realismo il cardinal Jean-Claude
Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo. "Ma forse è quello che ci serve per
riscoprire l'essenza della nostra fede".
Chi vivrà vedrà, come si dice. Per ora possiamo solo
constatare che l'Europa, il continente che ha mandato missionari in tutto il
mondo, oggi è diventata essa stessa terra di missione. Come ha scritto
recentemente lo storico Tom Holland: "Il cristianesimo non sta morendo in
Europa. È già morto. Quello che stiamo vedendo è solo il funerale".
Una conclusione troppo pessimista? Forse. Ma come diceva un vecchio
professore di storia delle religioni: "Le civiltà sono come i ghiacciai:
si muovono lentamente, ma quando cambiano direzione non c'è forza umana che
possa fermarle". E l'Europa, che piaccia o no, ha decisamente cambiato
direzione.
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