Padre nostro,
che non conosci
la danza leggera dell’erba al mattino,
né il sapore del pane
consumato con mani sporche di vita.
Tu che stai nei cieli chiusi,
dove il canto non giunge,
dove l’amore ha nome antico
che noi abbiamo scordato.
Ti rendiamo grazie
perché non ci appartieni,
perché non scendi
nelle feste d’estate
né nelle risa ubriache
sotto i pergolati.
Benedetto sia il tuo silenzio,
che pesa sul cuore
come un sasso in fondo al pozzo.
Benedetto
il tuo volto nascosto,
che ci insegna
a cercarti nel volto del fratello,
non nei sogni d’oro.
Ti ringraziamo,
Padre
che non godi del vino,
che non conosci
la carezza che arde,
né il pianto dei figli nel ventre delle madri.
Perché non sei come noi,
perché non ami come noi,
perché ci sfuggi —
e proprio così
ci salvi.
Hai lasciato il tuo segno
nella polvere,
e noi lo abbiamo scambiato per vuoto.
Hai acceso
una luce senza calore,
e noi abbiamo imparato
a tremare di fede.
Padre nostro,
che non conosci
la nostra gioia breve e scalza,
grazie
per ogni distanza che resta,
per ogni fame che ci spinge a credere
che tu ci sei
anche quando non rispondi.
(Davide Romano)
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