Quando il marketing incontra i sacramenti: cronaca di una rivoluzione che nemmeno Lutero avrebbe potuto immaginare
Cari lettori, in questi tempi in cui tutto si vende e tutto
si compra, era inevitabile che anche la Santa Madre Chiesa dovesse fare i conti
con le esigenze del mercato. E così, con un decreto che ha dell'incredibile ma
che porta la firma inequivocabile della Congregazione per il Culto Divino e la
Disciplina dei Sacramenti, Sua Santità ha autorizzato quello che i bene
informati sussurrano già da mesi nei corridoi vaticani: la sponsorizzazione di
messe e sacramenti.
Il precedente
storico che nessuno ricorda
Chi ha qualche dimestichezza con la storia ecclesiastica
ricorderà che già nel Medioevo, e non solo, le famiglie patrizie finanziavano
cappelle e altari in cambio di preghiere perpetue per le loro anime. I Medici a
Firenze, i Gonzaga a Mantova e anche gli Sforza non lesinavano ducati d'oro per
assicurarsi un posticino privilegiato nel Paradiso. Ma quello era mecenatismo,
questo è marketing.
La differenza, sottile ma sostanziale, sta tutta in una
clausola del nuovo Motu Proprio "Commercium et Sacrum" che prevede la
possibilità di "menzioni esplicite del contribuente durante l'azione
liturgica, purché compatibili con la dignità del rito e la comprensione dei
fedeli".
Le prime
sperimentazioni
Le prime prove sono già in corso in alcune parrocchie
pilota. A Milano, nella basilica di Sant'Ambrogio, il parroco don Giuseppe
Tremolada ha inaugurato la "Messa del giovedì sera offerta da
McDonald's", con tanto di archi dorati che fanno bella mostra ai lati
dell'altare maggiore. "Non vedo nulla di scandaloso", ci ha spiegato
con candore il prelato ambrosiano, "anche Cristo moltiplicò pani e pesci,
e McDonald's fa lo stesso ogni giorno".
Più prudente l'approccio romano. Nella parrocchia di San
Lorenzo in Lucina, il parroco don Mario Bianchi ha optato per una soluzione
"soft": "La raccolta di oggi è offerta gentilmente da
UniCredit", annuncia discretamente prima del Credo. Ma già si vocifera che
per la messa di mezzanotte di Natale sia in trattativa con un noto brand di
panettoni.
I sacramenti
premium
Il vero colpo di genio sta però nella tariffazione differenziata
dei sacramenti. Il battesimo "Classic" rimane gratuito, ma è
disponibile anche la versione "Premium" sponsorizzata da Pampers
("Perché ogni nuovo cristiano merita il meglio"), con tanto di
certificato personalizzato e servizio fotografico incluso.
Per i matrimoni, invece, è già attivo un listino che farebbe
invidia a una wedding planner. Si va dalla cerimonia "Essentials"
(sponsor: Ikea, con la promessa che "l'amore si costruisce insieme")
fino al pacchetto "Luxury" (Tiffany & Co., "Un diamante è
per sempre, come il sacramento").
Le prime comunioni non sono da meno. La diocesi di Torino ha
siglato un accordo con Ferrero: ogni bambino riceverà, insieme all'ostia
consacrata, una confezione di Mon Chéri. "Il corpo di Cristo ha molte
forme", ha commentato pragmatico il vescovo, "e la dolcezza è sempre
stata associata alla grazia divina".
Le resistenze del
clero tradizionalista
Non tutti, naturalmente, hanno accolto con entusiasmo la
novità. Monsignor Giulio Andreotti (omonimo dell'ex Presidente del Consiglio,
ma senza parentele), Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della
Fede, ha definito l'iniziativa "un oltraggio alla tradizione bimillenaria
della Chiesa".
"Dove andremo a finire?", tuona dall'alto della
sua cattedra il prelato ottuagenario, "Prima le chitarre al posto
dell'organo, poi la Messa in italiano invece del latino, ora gli sponsor. Fra
un po' avremo il Papa che fa pubblicità agli yogurt!"
Non ha tutti i torti il monsignore. Già si mormora che per
la prossima Giornata Mondiale della Gioventù sia in trattativa un accordo con Red
Bull ("Ti mette le ali... verso il Paradiso").
La reazione dei
fedeli
I parrocchiani, dal canto loro, sembrano divisi. La signora
Giuseppina, 78 anni, frequentatrice assidua della messa delle 8 di una
parrocchia della periferia milanese: "Se questo serve a tenere aperta la
chiesa, ben venga. Almeno ora c'è il riscaldamento grazie alla sponsorizzazione
della ditta di caldaie".
Più critico invece Arturo Rossi, avvocato e presidente del
Consiglio Pastorale della stessa comunità: "Ho sempre dato l'obolo, ma
adesso mi sento come se fossi al cinema prima del film. Manca solo che ci
facciano vedere i trailer dei prossimi santi in calendario".
L'aspetto
economico non secondario
I conti, va detto, tornano. Secondo fonti ben informate
dell'IOR (l'Istituto per le Opere di Religione, la banca vaticana), le prime
sperimentazioni hanno portato nelle casse ecclesiastiche cifre che definire
interessanti è un eufemismo. Una sola messa sponsorizzata da un grande marchio
può fruttare quanto un'intera annata di offerte domenicali.
"La Chiesa non può più permettersi di ignorare la
realtà economica", ha dichiarato anonimo un alto prelato della Segreteria
di Stato, "Le vocazioni diminuiscono, i costi di manutenzione aumentano, e
i fedeli sono sempre più parsimoniosi con le offerte. O ci adattiamo ai tempi,
o tra vent'anni diremo messa nelle catacombe. E Dio non voglia!".
Le prospettive
future
Se l'esperimento dovesse andare in porto, le conseguenze
potrebbero essere rivoluzionarie. Si parla già di "naming rights" per
le basiliche ("La Basilica di San Pietro presented by Amazon"), di
placement televisivo durante le celebrazioni papali, persino di merchandising
ufficiale benedetto direttamente da Sua Santità.
Il tutto, naturalmente, nel pieno rispetto della tradizione
e della dignità liturgica. O almeno così assicurano in Vaticano, dove già si
stanno studiando i contratti per la prossima canonizzazione, che potrebbe
essere sponsorizzata da un noto produttore di candele profumate e deodoranti
per ambiente.
Considerazioni
finali
Forse aveva ragione Giulio Andreotti (quello vero) quando
diceva che "il potere logora chi non ce l'ha". Oggi potremmo
aggiungere che il mercato condiziona anche chi dovrebbe esserne al di sopra.
Resta da vedere se i fedeli sapranno distinguere tra il
sacro e il profano, tra la fede e il business, tra l'Ave Maria e l'Ave
Marketing. Una cosa è certa: la prossima volta che sentirete suonare le
campane, potrebbero anche essere sponsorizzate da Rolex.
Cari lettori, se
tutto questo vi sembra assurdo, ricordatevi che viviamo in tempi in cui persino
l'assurdo può diventare normale. E quando il normale diventa assurdo, forse è
il caso di ripensare a cosa significhi davvero la parola 'normale'.
(Davide Romano)
😂😂😂
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