Chi muore a Gaza?

 



Non c'è più pane.
Solo polvere rossa
e culle sfondate.

 

Dalla scuola
escono canti interrotti
e sabbia.
Nessuno risponde.

 

L’aria sa di ferro,
di latte guasto,
di Dio in esilio.

 

Un uomo, sua moglie:
due ombre cadute
nel vuoto del giorno.

 

Un bimbo raccoglie
una scarpa
e il cielo lo dimentica.

 

Tre donne giacciono
sotto un asilo.
La voce è nel cemento.

 

 

Il mondo annuncia
una tregua di giorni sessanta,
non di più.
Sessanta albe
per contare i vivi
e seppellire i sogni.

 

Poi
ancora il fuoco,
ancora il niente
che ha fame.

 

 

Un cameraman
è caduto con la sua camera,
l’occhio aperto
sull’ultimo fotogramma.

 

Era cronaca,
ora è silenzio
sopra il silenzio.

 

 

A Deir el-Balah
gridano le madri,
il grano rubato
dal magazzino delle nazioni.

 

Gridano
senza parola,
come bestie smarrite
nell’incendio.

 

 

Qui si muore
senza guerra,
si muore
perché si nasce
dietro un muro.

 

Si muore
e basta.
Come il tempo
che non passa.

 

(Davide Romano, 29 maggio ‘25)

 


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