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venerdì 26 luglio 2024

Chiesa, Suore Collegine, Madre Alongi confermata superiora generale

 


Si è concluso nei giorni scorsi, a Palermo, il XVII capitolo generale ordinario delle Suore Collegine, dedicato al tema “Che nulla vada perduto…” (Gv 6,12). La madre generale, Eleonora Francesca Alongi, ha invitato la congregazione a riflettere su questo tema che rappresenta il filo conduttore dell’assemblea capitolare e mira a ravvivare la speranza delle suore. Il tema, ispirato dal miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, sottolinea l’importanza di raccogliere e valorizzare ogni risorsa.

Sr. Alongi ha spiegato che il carisma educativo, trasmesso dal venerabile fondatore, il cardinale Pietro Marcellino Corradini, riflette – riferisce una nota – lo stile di vita della Santa Famiglia di Nazareth e possiede una rilevanza contemporanea tutta da scoprire. Il capitolo ha visto un’intensa fase di ascolto, con la presentazione di diverse relazioni: dalla madre generale, all’economa generale, dalla delegata dell’Africa orientale e dalle comunità in Polonia e Messico.

Durate il capitolo, iniziato lo scorso 17  luglio, si sono tenute le elezioni del consiglio direttivo. Madre Eleonora Francesca Alongi è stata riconfermata come madre generale, proseguendo il suo mandato iniziato sei anni fa. Il nuovo consiglio direttivo è composto da: sr. Anna Oliveri, vicaria generale; sr. Magreth Moya, seconda consigliera; sr. Rosa Maira, terza consigliera; sr. Jolande Marku, quarta consigliera; sr. Rosetta Scarpello, economa generale; e sr. Gaetana Scarlata, segretaria generale.

L’arcivescovo emerito di Catanzaro-Squillace, mons.  Vincenzo Bertolone ha offerto alcune meditazioni durante le giornate del capitolo che si è concluso con un pellegrinaggio a Maria Santissima di Trapani. Madre Eleonora Francesca Alongi, ispirandosi alla mistica carmelitana Edith Stein, ha evidenziato che “L’amore è qualcosa di così positivo, di così forte, di così vero che, per chi ama, soffocare il proprio sentimento sarebbe come togliersi la vita. La vita mi è diventata molto cara e sono felice di amare. La mia vita e il suo amore sono una cosa sola. Penso che nulla più del vero amore possa svegliarci alla realtà della vita”.

Papa Francesco risponde al giornalista Davide Romano: “Coraggio e fiducia”





Nei giorni scorsi, Papa Francesco ha inviato una toccante lettera al giornalista Davide Romano, che aveva confidato al Pontefice le sue difficoltà personali, il percorso di fede e la ricerca di un progetto di vita. La risposta del Santo Padre, intrisa di calore e spiritualità, rappresenta un significativo gesto di vicinanza paterna e sostegno.

Davide Romano aveva scritto a Papa Francesco per condividere la sua sofferta vicenda personale e le sue speranze, chiedendo un segno di conforto. La risposta del Santo Padre non si è fatta attendere. Papa Francesco ha espresso la sua gratitudine per il gesto di fiducia dimostratogli da Romano, invitandolo a osservare con fede quanto il Signore permette nella vita per rafforzare la volontà e discernere il cammino da seguire.

Papa Francesco ha assicurato a Romano il suo ricordo nella preghiera, invocando lo Spirito Santo affinché lo illumini e lo guidi a comprendere e accogliere con docilità la volontà divina. Questo gesto di preghiera e di benedizione apostolica è esteso anche alle persone care a Romano, sottolineando l’importanza del sostegno comunitario e dell’amore familiare nei momenti di difficoltà.

Nella sua lettera, il Pontefice ha lodato il percorso di discernimento intrapreso da Romano, riconoscendo il coraggio, la fiducia e la generosità necessari per affrontare le sfide della vita. L’incoraggiamento del Papa è un invito a non arrendersi, ma a continuare con determinazione e speranza, sapendo che il cammino spirituale è accompagnato dalla vicinanza e dalla preghiera della Chiesa.

La lettera di Papa Francesco a Davide Romano non è solo un gesto di vicinanza personale, ma anche un messaggio di speranza e di incoraggiamento per tutti coloro che attraversano momenti di difficoltà. La figura del Santo Padre emerge come quella di un pastore attento e premuroso, capace di ascoltare e di offrire sostegno spirituale a chiunque ne abbia bisogno.

In un mondo spesso segnato da incertezze e sofferenze, le parole di Papa Francesco risuonano come un invito a riscoprire la fede, la preghiera e la comunità come risorse fondamentali per affrontare le sfide della vita. La benedizione apostolica impartita dal Papa a Davide Romano e ai suoi cari è un simbolo di questo abbraccio spirituale che si estende a tutti coloro che cercano conforto e guida nel loro percorso di fede.

 


XVII Capitolo Generale delle Suore Collegine: Un richiamo a "Che nulla vada perduto"



Palermo, 26 luglio 2024 - Dal 17 al 27 luglio si sta svolgendo a Palermo il XVII capitolo generale ordinario delle Suore Collegine, dedicato al tema “Che nulla vada perduto…” (Gv 6,12). La madre generale, Eleonora Francesca Alongi, ha invitato la congregazione a riflettere su questo tema, che rappresenta il filo conduttore dell'assemblea capitolare e mira a ravvivare la speranza delle suore. Il tema, ispirato dal miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, sottolinea l'importanza di raccogliere e valorizzare ogni risorsa.

Madre Eleonora Francesca Alongi ha spiegato che il carisma educativo, trasmesso dal venerabile fondatore, cardinale Pietro Marcellino Corradini, riflette lo stile di vita della Santa Famiglia di Nazareth e possiede una rilevanza contemporanea tutta da scoprire. Il capitolo ha visto un’intensa fase di ascolto, con la presentazione di diverse relazioni: dalla madre generale, dall’economa generale, dalla delegata dell'Africa orientale e dalle comunità in Polonia e Messico. Le suore hanno esaminato e discusso questi documenti, esprimendo le loro reazioni e contribuendo alla riflessione collettiva.

Il 21 luglio, presso la casa generalizia di Palermo, si sono tenute le elezioni del consiglio direttivo. Madre Eleonora Francesca Alongi è stata riconfermata come madre generale, proseguendo il suo mandato iniziato sei anni fa. Il nuovo consiglio direttivo è composto da: Sr Anna Oliveri, vicaria generale; Sr Magreth Moya, seconda consigliera; Sr Rosa Maira, terza consigliera; Sr Jolande Marku, quarta consigliera; Sr Rosetta Scarpello, economa generale; e Sr Gaetana Scarlata, segretaria generale.

Il capitolo, composto da 37 membri (otto di diritto, 28 delegate e una rappresentante speciale), ha proseguito i lavori dal 22 luglio con sessioni di studio su vari temi fondamentali per il futuro della congregazione. Tra questi, la presentazione della Ratio Formationis, dello statuto della delegazione e del percorso di riorganizzazione della governance dei Collegi di Maria, con la guida di esperti.

Monsignor Vincenzo Bertolone, che da anni supporta spiritualmente e apostolicamente la congregazione, ha offerto la sua guida durante le giornate del capitolo. L'evento si concluderà il 27 luglio con un pellegrinaggio a Maria Santissima di Trapani, un momento di raccoglimento e di preghiera che rappresenta il culmine dell'assemblea.

Madre Eleonora Francesca Alongi, ispirandosi alla mistica carmelitana Edith Stein, ha dichiarato: “L’amore è qualcosa di così positivo, di così forte, di così vero che, per chi ama, soffocare il proprio sentimento sarebbe come togliersi la vita. La vita mi è diventata molto cara e sono felice di amare. La mia vita e il suo amore sono una cosa sola. Penso che nulla più del vero amore possa svegliarci alla realtà della vita”.

In questo periodo di rinnovamento, le Suore Collegine riaffermano il loro impegno a vivere e trasmettere il carisma educativo, affrontando le sfide contemporanee con la freschezza di una nuova umanità, guidate dall’eredità del cardinale Corradini.

 

Davide Romano


giovedì 4 luglio 2024

“Il silenzio e la pace tra le mura. Un mese in un monastero cattolico” di Davide Romano, giornalista

 


C’era una volta, nel cuore di un mese silenzioso, un viaggio che mi condusse tra le mura antiche di un monastero cattolico. Era un rifugio di pietra e di pace, immerso in un mare di verdeggiante solitudine, dove il tempo sembrava essersi fermato e il frastuono del mondo svaniva come un’eco lontana.

Ogni mattina, il sole sorgeva lento, tingendo di oro le vetrate colorate, proiettando ombre sacre sulle pareti di pietra grezza. L’aria era intrisa del profumo della terra umida e del canto degli uccelli, un’armonia naturale che invitava alla contemplazione e alla preghiera. Era come se la creazione stessa si unisse al coro delle lodi, elevando un inno di silenziosa adorazione.

Nel chiostro, un giardino nascosto rivelava i suoi segreti solo ai pellegrini attenti. I fiori sbocciavano con timida grazia, e le foglie degli alberi sussurravano storie di tempi antichi. Camminando su quei sentieri, sentivo il peso delle parole non dette, delle preghiere sussurrate, delle meditazioni profonde. Ogni passo era un invito a scoprire il sacro nell'ordinario, a vedere l'infinito nel piccolo.

Le giornate erano scandite dal ritmo delle campane, un dolce richiamo che segnava le ore di preghiera, di lavoro, di riposo. La regola benedettina "Ora et labora" si incarnava in ogni gesto, in ogni respiro. La preghiera del mattino, la lectio divina, il lavoro nei campi, tutto era permeato da un senso di sacralità. La vita monastica era un poema di semplicità e dedizione, un inno alla bellezza dell'essere presenti.

La sera, il crepuscolo avvolgeva il monastero in un abbraccio di tenerezza. Le stelle emergevano, una ad una, come lanterne sospese nel firmamento, e il silenzio diventava ancora più profondo. Le candele accese nelle celle illuminavano i volti dei monaci, riflettendo la luce interiore di anime consacrate. La comunità si riuniva per la preghiera notturna, una veglia che sembrava sfidare l’oscurità, riempiendola di speranza e di luce.

Ricordo le conversazioni sussurrate nei corridoi, i sorrisi gentili, gli sguardi che parlavano più delle parole. C’era una comunione di spiriti, un senso di appartenenza a qualcosa di più grande, di eterno. Ogni momento era un dono, un'opportunità di immergersi nel mistero della fede, di trovare pace nella preghiera, di scoprire Dio nella quiete.

Quel mese trascorso nel monastero cattolico fu un viaggio nell’anima, un ritorno alle radici della spiritualità. Fu un tempo di rinnovamento, di introspezione, di riscoperta della bellezza del silenzio e della preghiera. Come disse San Bernardo di Chiaravalle: “Troverai più nei boschi che nei libri; gli alberi e le rocce ti insegneranno ciò che nessun maestro potrà mai dirti.”

E così, alla fine di quel mese, lasciai il monastero con il cuore colmo di gratitudine e serenità, portando con me la saggezza del silenzio, la bellezza della preghiera e la consapevolezza che, a volte, bisogna perdersi per davvero ritrovarsi.

lunedì 1 luglio 2024

“Perché l’Islam è una religione di pace” di Davide Romano, giornalista

 

 

L'Islam, una delle grandi religioni monoteiste del mondo, è fondato sui principi di pace, compassione e giustizia. È una fede che insegna il rispetto per tutte le creature e promuove una vita di armonia e equilibrio. So che è un’affermazione che molti non condivideranno ma è ciò che emerge chiaramente da una lettura non ideologica e intellettualmente onesta del suo testo sacro, il Corano.

Il termine "Islam" stesso deriva dalla radice araba "s-l-m," che significa pace e sottomissione alla volontà di Dio. Come recita il Corano: "O voi che credete! Entrate tutti nella pace (Islam)" (Corano 2:208). Questo versetto sottolinea l'invito universale alla pace che è al cuore della fede islamica.

Il profeta Maometto (pace e benedizioni su di lui) è un esempio luminoso di come l'Islam incoraggia la pace e la tolleranza. In un famoso hadith, egli disse: "Il musulmano è colui dal cui linguaggio e dalle cui mani gli altri musulmani sono al sicuro; e il credente è colui dal quale la gente sente sicura la propria vita e i propri beni" (Sunan al-Nasa'i). Questo insegnamento riflette l'importanza che l'Islam attribuisce alla non violenza e al rispetto per la vita e la proprietà altrui.

La giustizia è un altro pilastro fondamentale dell'Islam. Il Corano ordina: "O voi che credete! Siate perseveranti nella giustizia, testimoni per Allah, anche contro voi stessi o i genitori e i parenti stretti" (Corano 4:135). Questo impegno per la giustizia è essenziale per costruire una società pacifica e armoniosa.

L'Islam insegna anche la misericordia e la compassione. Il Corano esorta: "E non mandammo te [O Muhammad], se non come una misericordia per i mondi" (Corano 21:107). Questo versetto rivela l'intenzione divina di diffondere misericordia attraverso il messaggio islamico, che deve essere un faro di speranza e bontà per tutta l'umanità.

Un altro importante aspetto dell'Islam è il rispetto per la diversità. Il Corano afferma: "O uomini, in verità vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e vi abbiamo fatti popoli e tribù affinché vi conosceste a vicenda" (Corano 49:13). Questo versetto celebra la diversità umana come una fonte di arricchimento reciproco e comprensione, piuttosto che come motivo di divisione.

Quindi, l'Islam è una religione che promuove la pace, la giustizia, la misericordia e il rispetto per la diversità. Le sue scritture e i suoi insegnamenti esortano i fedeli a vivere in armonia con gli altri e a costruire un mondo basato sull'amore e sulla compassione. La vera essenza dell'Islam risiede nella ricerca della pace e nella costruzione di ponti di comprensione tra tutte le persone e non nella propaganda folle dei tagliagole e nel cinico pragmatismo di qualche emiro del Golfo.

 

Davide Romano

Giornalista da sempre attivo nel mondo del volontariato e appassionato di studi religiosi, lavora da molti anni nell’ambito della comunicazione politica, culturale, religiosa e sindacale.

Ha scritto e scrive per numerose testate, tra le quali: Il Giornale di Sicilia, Il Mediterraneo, La Repubblica, Centonove, Antimafia2000, L’Ora, La Rinascita della Sinistra, Jesus, Avvenimenti, L’Inchiesta Sicilia, Narcomafie e Riforma. E' stato anche fondatore e direttore responsabile del bimestrale di economia, politica e cultura “Nuovo Mezzogiorno” e del mensile della “Funzione Pubblica Cgil Sicilia Forum 98”.

Ha pubblicato, tra l’altro:  "L'amore maldestro", Palermo 2001; “La linea d’orizzonte tra carne e Cielo”, Prefazione di Paolo Scrima, Palermo 2003; “La buriana e altri racconti”, Prefazione di Maurizio Rizza, Palermo 2003; “Nella città opulenta. Microstorie di vita quotidiana”, Prefazione di Diego Novelli, Palermo 2003, 2004; “L’anima in tasca”, Prefazione di Antonio Riolo, Palermo 2004; “Piccola guida ai monasteri e ai conventi di Sicilia”, Palermo 2004; “Il santo mendicante. Vita di Giuseppe Benedetto Labre”, Palermo 2005; “25 e non li dimostra. Storia della Funzione pubblica Cgil-Sicilia”, Palermo 2005; “Dicono di noi. Il Belpaese nella stampa estera”, Presentazione di Rosalinda Camarda, Prefazione di Pino Apprendi, Palermo 2005; “La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo”, Presentazione di Marcelle Padovani, Prefazione di Anna La Rosa, Con un contributo di don Vitaliano della Sala, Palermo 2007; “A mio padre con rabbia” in Aa. Vv., “Specchio poetico. Raccolte in dialogo”, Sant’Arcangelo di Romagna (Rn) 2008;“Bagnarsi di sole, nutrirsi d’arte. L’Italia vista dai russi”, Palermo 2010, 2015;(con Fabio Bonasera) “Inganno padano. La vera storia della Lega Nord”, Prefazione di Furio Colombo, Palermo 2010, 2011; “Uno spettro s'avanza. Globalizzazione, mafie, diritti e nuova cittadinanza”, Presentazione di Paolo Ferrero, Prefazione di Daniele Gallo, Palermo 2011, 2013.

Ha curato, fra gli altri, i seguenti volumi: Girolamo Li Causi, “Terra di Frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944–1960”, Presentazione di Italo Tripi, Prefazione di Oliviero Diliberto, Palermo 2009; Ines De Benedetti, “Poesia nascosta. Le ricette della cucina tradizionale ebraica italiana”, Palermo 2013, 2015, 2017;Tatiana Kalinina, "Non solo caviale. Le ricette della cucina tradizionale russa”; Lev Tolstoj, “Riflessioni di un vegetariano”, Palermo 2017; Lev Tolstoj, “Vita di Gesù e altri scritti”, Palermo 2017.

Ha fondato la comunità informale di cristiani La Compagnia del Vangelo per il servizio degli ultimi.

lacompagniadelvangelo.blogspot.com

“Studiare senza smettere mai secondo la Bibbia e il Talmud” di Davide Romano, giornalista


Nel corso dei secoli, la tradizione e la saggezza delle Scritture bibliche e del Talmud ebraico, uno dei testi sacri della religione israelitica, hanno illuminato il valore profondo dello studio come strumento di crescita personale, comprensione spirituale e trasformazione sociale. In questo articolo esploreremo come queste fonti sacre ci insegnano non solo l'importanza della conoscenza, ma anche il potere trasformativo dello studio nella nostra vita quotidiana.

 

La bellezza dello studio nella Bibbia

La Bibbia, in molte occasioni, celebra la ricerca della conoscenza come un cammino verso la saggezza e la comprensione più profonda della volontà di Dio e della natura umana. Nel Libro dei Proverbi, troviamo numerosi versetti che enfatizzano il valore della saggezza e dello studio:

Proverbi 2:6-7: "Poiché il Signore dà la sapienza, dalla sua bocca vengono la conoscenza e la comprensione. Egli riserva il successo per i giusti, è uno scudo per coloro che camminano rettamente." Questo passaggio sottolinea che la conoscenza proviene da Dio stesso e che cercare la sua saggezza ci guida verso un cammino di integrità e successo.

Proverbi 18:15: "Il cuore dell'intelligente cerca la conoscenza, ma la bocca degli stolti si nutre di stupidità." Questo versetto esorta coloro che sono inclini allo studio ad accrescere la loro comprensione, distinguendo chiaramente tra la saggezza e la superficialità.

Giovanni 8:32: "Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi." Questo insegnamento di Gesù sottolinea che cercare la verità attraverso lo studio e la conoscenza porta alla libertà spirituale e intellettuale.

 

La bellezza dello studio nel Talmud

Il Talmud, una delle opere centrali della letteratura ebraica, enfatizza anche l'importanza dello studio come mezzo per comprendere la legge divina, approfondire la spiritualità e guidare un'esistenza etica. Gli insegnamenti del Talmud invitano gli individui a unire lo studio intellettuale con l'azione pratica per migliorare la società e vivere una vita in armonia con i principi morali.

Pirkei Avot (Etica dei Padri), Capitolo 4:1: "Chi ha imparato molte tradizioni non è come uno che agisce; uno che agisce è come uno che ha imparato molte tradizioni." Questo passaggio sottolinea l'importanza di non limitarsi allo studio teorico, ma di mettere in pratica ciò che si impara, rendendo così la conoscenza viva e significativa.

Pirkei Avot, Capitolo 6:6: "Chi studia la Torah per sé stesso è come colui che trova tesori nascosti." Questa citazione enfatizza il valore spirituale e personale dello studio della Torah, suggerendo che ogni ricerca di conoscenza porta a una scoperta personale e preziosa.

 

Come abbiamo potuto vedere, seppur assai brevemente, è che sia la Bibbia che il Talmud ci insegnano che lo studio non è solo un atto di acquisizione di conoscenze, ma un cammino spirituale e morale verso la saggezza e la verità. Attraverso lo studio, celebriamo la bellezza della conoscenza divina e ci avventuriamo verso un futuro in cui la ricerca di verità continua a illuminare le nostre menti e a trasformare il mondo che ci circonda. Che possiamo tutti essere ispirati dalle antiche saggezze delle Scritture e del Talmud a perseguire la conoscenza con umiltà, integrità e un desiderio profondo di crescita personale e collettiva.